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Neto Pereira, Fabiano e Diniz: il Padova si riconcilia con il Brasile

Non importa se la nazionale vince o perde, nell’immaginario collettivo se pensi al popolo più ispirato dal dio pallone (Eupalla, come la chiamava Gianni Brera) pensi al Brasile. “How do you spell Pelé? G-O-D” (titolava ad...

Redazione PadovaSport.TV

Non importa se la nazionale vince o perde, nell'immaginario collettivo se pensi al popolo più ispirato dal dio pallone (Eupalla, come la chiamava Gianni Brera) pensi al Brasile. "How do you spell Pelé? G-O-D" (titolava ad esempio il Sunday Times dopo la finale Italia-Brasile del 1970). Ma non solo lui, di fenomeni quella terra ne ha sfornati a decine e decine. Ogni tifoso vorrebbe un brasiliano nella propria squadra del cuore. Uno di quelli che accarezza il pallone con i piedi, che trasforma la fredda tattica in poesia, che strappa l'applauso anche a centrocampo. A Padova il rapporto con i brasiliani, con questa stagione, potrebbe cambiare in meglio: storicamente non ci è andata bene - vi rimandiamo a questo bell'articolo della nostra rubrica Lunedì Amarcord, a cura di Alessandro Vinci - la maggior parte di essi sono stati veri e propri carneadi, fugaci apparizioni, promesse mancate. Con l'attaccante Neto Pereira e la coppia di difensori Diniz-Fabiano, sale a 19 il totale di brasiliani che hanno indossato la casacca biancoscudata, nazionalità in assoluto più rappresentata nella storia del Padova (seguita a distanza da quella argentina, 12 fino a quest'anno). Dicevamo, quest'anno verde e oro, bianco e rosso sembrano mescolarsi alla perfezione: l'attacco ha guadagnato un giocatore che faceva stropicciare gli occhi anche in serie B, tra le fila del Varese. Quante volte lo abbiamo ammirato, maledetto e temuto da avversario, Neto Pereira. Lunghe leve, ma classe cristallina, e pieno controllo del proprio corpo (non è facile con il baricentro così alto). Agli avversari in Lega Pro viene il mal di testa quando c'è da marcarlo. L'Euganeo, che tradizionalmente non si è mai fatto incantare con facilità e che bada soprattutto alla concretezza, ha cominciato a tributargli applausi al semplice tocco della palla. Neto Pereira, a differenza di Diniz e Fabiano, è un giocatore che però va gestito: a gennaio compirà 37 anni, logico che non potrà giocare tutte e 34 le partite. Ma è un'arma micidiale, che potrà risolvere molte partite. Sono difensori e magari non incantano le platee con le loro giocate (non siamo così sicuri che non ce le abbiano nel loro repertorio, semplicemente in quella zona del campo meglio evitare!), ma Diniz e Fabiano hanno messo il lucchetto alla porta. Il primo sa difendere, ma sa anche impostare e far ripartire l'azione, il secondo è una vera e propria roccia. Attacco e difesa, made in Brazil: che il Padova si sia davvero riconciliato con la terra carioca?