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Parlato non ci sta: “Momento critico? Chi lo dice non capisce di calcio”

«Se vogliamo ritenere questo un momento critico, allora si ha a che fare con gente che non capisce di calcio». Traspare un pizzico di polemica nelle parole di Carmine Parlato all’indomani del primo pareggio in campionato dopo otto vittorie...

Redazione PadovaSport.TV

«Se vogliamo ritenere questo un momento critico, allora si ha a che fare con gente che non capisce di calcio». Traspare un pizzico di polemica nelle parole di Carmine Parlato all’indomani del primo pareggio in campionato dopo otto vittorie consecutive e un primato condiviso ora con l’Altovicentino. Il tecnico biancoscudato non punta l’indice contro qualcuno in particolare, ma precisa: «Se al primo pareggio possono venire fuori alcune lamentele, chi vuole bene al Padova faccia in modo di unirsi ancora di più a noi. Dobbiamo fare la guerra agli altri, non a noi stessi. Ho una società seria alle spalle, il gruppo sta pedalando forte e andiamo avanti. Tiriamo le somme alla fine, vedremo cosa abbiamo fatto e saremo giudicati. Ma non fasciamoci la testa durante il percorso e non tiriamo conclusioni affrettate. Società, squadra, stampa e addetti ai lavori devono essere tutti uniti per l’unico obiettivo». Parlato ha rivisto le immagini della sfida con la Triestina. «Una prestazione da sette, con alcune correzioni da fare. Non possiamo attaccare per 80-85 minuti e non sfondare la porta. Se fosse finita 1-0 si sarebbe parlato della nona vittoria, di un Padova che ha fatto la prestazione e se si voleva trovare il pelo nell’uovo si sarebbe detto che dovevamo essere più concreti. È mancato soltanto il risultato, ma sottolineerei i meriti nostri e dell’Altovicentino. Il campionato è lungo, non tiriamoci la zappa sui piedi». Sul penalty fischiato a favore degli alabardati. «C’era, ma nel momento in cui parte la punizione Bez è in fuorigioco. Comunque non voglio attaccarmi a queste cose. I ragazzi hanno fatto la partita, sono stracontento: ci hanno messo la voglia di fare la prestazione a livello individuale e di collettivo. Ovvio che nella grande mole di gioco bisogna andare a finalizzare con maggiore qualità e cinismo. Dobbiamo correggere alcune cose sia prima del vantaggio e sia nel momento in cui abbiamo preso gol». A questo punto il tecnico ci tiene a precisare un concetto: «Il Padova non ha l’obbligo di fare bottino pieno in tutte le partite, non dobbiamo metterci nella testa il dover vincere per forza. Se all’inizio mi avessero detto che dopo nove gare ne avremmo vinte otto e pareggiata una, avrei messo la firma per primo. Abbiamo a che fare con l’Altovicentino che già da due-tre anni si è attrezzato con investimenti superiori alle società di Lega Pro e che sta facendo come noi per provare a salire nei professionisti. Se vediamo i nostri cammini, sono stratosferici. E bisogna fare i complimenti a entrambe le squadre perché una cavalcata del genere non è da tutti. Stiamo facendo qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato. E considerato che siamo partiti il 5 agosto stiamo facendo anche qualcosa in più rispetto a loro, che partivano già attrezzati». Domenica nel dopo gara ha anche dichiarato “siamo tornati sulla terra”. «Ma non eravamo dei marziani prima, siamo state sempre persone con i piedi per terra». In avvio di stagione la squadra segnava molto, negli ultimi tempi la media è scesa. Da cosa dipende? «A inizio campionato c’è poca conoscenza tra le squadre, e tutte partono con entusiasmo e voglia di fare. Con il passare delle giornate l’atteggiamento delle avversarie diventa rinunciatario se ti chiami Padova e vinci domenica dopo domenica. Più si va avanti e più la nostra squadra viene analizzata al lumicino, spetta a noi trovare strade diverse».Alle porte c’è la doppia trasferta con Giorgione e Dro. «Guardiamo come sempre una gara alla volta, ma adesso arriva il periodo nel quale bisogna parlare di meno e concentrarsi ancora di più. Pensiamo a lavorare e a tenere questo ritmo che non è facile, ma che ti porta a girare al termine del girone d’andata intorno a 44-45 punti». Passando ad alcuni singoli, Ilari ha perso un po’ di smalto. Non è brillante lui in questo periodo o gli avversari iniziano a conoscerlo? «Tutte e due le cose, ma è un discorso più collettivo. Gli avversari chiudono gli spazi e fanno in modo di mettere in difficoltà giocatori importanti come Ilari, Ferretti, Cunico e Tiboni. Con il Montebelluna e la Triestina abbiamo fatto due ottime partite, ma nella prima avevamo un aeroporto, nella seconda la loro metacampo era minata e non c’erano spazi. Dobbiamo avere altre idee, e in questi momenti mi carico ancora di più. Adesso viene il bello». Tiboni è apparso in difficoltà. «Ha bisogno di essere aiutato, e io sono per aiutare i miei ragazzi. Da una parte sta giocando con più continuità e ha il peso della responsabilità, dall’altra non ha ancora la testa da giocatore vero e proprio, anche se si sta impegnando. Dovrebbe credere di più in se stesso, essere più positivo in generale. Lo aiuteremo a uscire da questo momento».

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