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Tombolano ed ex granata: derby speciale per De Poli

A Cittadella è nato e cresciuto come calciatore, quando ancora il professionismo era un sogno e nulla di più. Dalle Mura è partito lanciandosi nel calcio “vero”, per poi tornare, dopo aver vestito la maglia biancoscudata, e creare, insieme...

Redazione PadovaSport.TV

A Cittadella è nato e cresciuto come calciatore, quando ancora il professionismo era un sogno e nulla di più. Dalle Mura è partito lanciandosi nel calcio “vero”, per poi tornare, dopo aver vestito la maglia biancoscudata, e creare, insieme alla famiglia Gabrielli, ai giocatori e ad Ezio Glerean, quello che sarebbe poi diventato il “miracolo” granata. Oggi Fabrizio De Poli è il direttore sportivo del Padova, e per la prima volta si prepara a vivere un derby dalla parte biancoscudata. Le emozioni e i ricordi sono tanti e tali che per lui, più cittadellese che biancoscudato, quella di sabato non potrà essere una sfida come le altre. «È il mio derby, la mia partita», ammette in effetti De Poli. «Al Cittadella sono nato e cresciuto calcisticamente, avendo fatto tutta la trafila delle giovanili, prima di girovagare l’Italia e di passare anche per Padova, e poi ci sono tornato anche da dirigente. Per me questa sarà una gara speciale, perché ritroverò tante persone con cui ero stato in quegli anni bellissimi». Quali emozioni prova? «Sono stati anni bellissimi, ho vissuto momenti di grande amicizia con tutti, e insieme all’intero ambiente siamo riusciti a dare un’impronta professionale ad una società che sin lì era stata molto dilettantistica. Con Ezio Glerean abbiamo fatto grandi cose, ma se siamo riusciti a creare una grande società, il merito è dei Gabrielli, una grande famiglia. Loro sono stati capaci di creare una forza straordinaria insieme ad altri sei soci». Sente di essere quindi uno degli attori principali del “miracolo Cittadella”? «Penso di sì, ho avuto la fortuna di capitare in un momento nel quale si poteva ripartire praticamente da zero. Tutti insieme abbiamo creato un piccolo gioiello a livello di azienda, aiutati dai risultati sportivi, che hanno fatto diventare Cittadella una piazza importante. A suo tempo vennero a giocare al Tombolato il Napoli, il Padova che scendeva dalla Serie A: questo è stato il coronamento di un sogno». Ha un rimpianto? «No, solo un ringraziamento. È solo grazie ad Angelo Gabrielli se sono diventato calciatore: dovevo decidere che fare del mio futuro, compiere delle scelte di vita, e nel 1977, cedendomi al Treviso, fu proprio lui a lanciarmi nel calcio professionistico». Per lei sarà il primo derby dalla parte opposta… «Ero già tornato da avversario quand’ero al Genoa, ma è naturale che con il Padova sia tutta un’altra cosa. Adesso sono un padovano, non più un cittadellese. Anzi, devo dire che io cittadellese non mi ci sono mai sentito: sono un tombolano a tutti gli effetti, anche se ho vissuto a Cittadella la mia infanzia, i miei anni scolastici, e anche se i miei amici erano i compagni di squadra in granata. Adesso torno a Cittadella fregiandomi del fatto di essere nello staff nel Padova: sapete, per noi “paesani” Padova è sempre stata la "grande città"...». È preoccupato che un match così sentito arrivi proprio in un momento poco sereno per il Padova? «Non sono mai stato uno che si preoccupa in vista delle partite. Sabato sarà per tutti noi un’occasione buona per rimetterci in piedi e dimostrare che il Padova non è quello visto contro il Sudtirol. Sappiamo che davanti abbiamo una delle squadre più importanti della categoria, che anzi io credo sia forse la migliore del girone, ma se uniamo questo fatto al clima del derby, tutto ciò non può che farci bene: le motivazioni sono doppiamente maggiori, l’impatto mentale della squadra lo sarà ancora di più». Eppure, senza Neto e Favalli il Padova è sembrato avere la coperta un po’ corta. Non crede? «No, queste sono considerazioni che lasciano il tempo che trovano: anche a Salò non c’era Neto, non è un solo giocatore a poter fare la differenza e spostare gli equilibri. Il problema è che sabato scorso nessuno di noi c’era, e se mi sento di non salvare alcun giocatore, la colpa non può certo risiedere nelle assenze. L’importante è che ci rendiamo conto che quanto visto all’Euganeo non possiamo più permettercelo».

Al minuto 46:30 De Poli racconta al sua esperienza al Cittadella, l'anno scorso ospite di Lunedì Granata: