«Ma dove vuoi che andiamo con una squadra del genere!». Sapevo che sarebbe successo. Me lo sentivo. O meglio, ne avevo il timore. Ci avrei addirittura scommesso che, nel caso in cui Vantaggiato e compagni non fossero riusciti a sbloccare il risultato, qualche tifoso sugli spalti avrebbe pronunciato, rigorosamente in dialetto, la fatidica frase. Cosa che è puntualmente avvenuta. Peccato che ciò non sia accaduto a fine gara. Bensì ad una manciata di minuti dal termine del primo tempo: passaggio sbagliato all’altezza della trequarti avversaria, ed il supporter di mezza età lo grida ai quattro venti. Fossimo stati all’Euganeo nella seconda metà della scorsa stagione avrei anche potuto comprendere la rabbia del distinto signore. Ma sbirciando istintivamente il cellulare scopro che tale ferale sentenza viene pronunciata alle ore 17.50 del 24 luglio 2010. Ed ammirando i monti che mi circondano capisco che mi trovo ai 14 gradi di Villabassa, e non nella “cattedrale del deserto” di viale Nereo Rocco. Morale della favola: siamo alle solite. Nel senso che basta un pareggio a reti bianche col Lumezzane per far piombare nello sconforto più totale (causa cronico pessimismo cosmico) l’esigente aficionado biancoscudato. Il quale non potrebbe commettere errore più grande. Poiché le amichevoli estive - da sempre prodighe di risultati a sorpresa, vedi il 2-0 rifilato dal Varese al Milan - vanno sempre prese con le pinze. Motivo principale: i giocatori in campo hanno le gambe mostruosamente imballate dagli imponenti carichi di lavoro che vengono loro sottoposti nei primi giorni di ritiro. Ciò, tuttavia, non significa che questi test (e sottolineo “questi”, non i 21-0 con selezioni locali che pensano più a vivere il loro giorno di gloria che a passare il centrocampo… ) non forniscano indicazioni utili. Anzi, tutt’altro. In quanto non solo consentono di verificare la compatibilità tra il modulo adottato e chi lo interpreta, ma anche di collaudare nuove soluzioni.
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I pessimisti non vanno mai in vacanza…
Giornalista classe 1982, è coautore del libro "Biancoscudo - Cent'anni di Calcio Padova" e collabora da quattro anni e mezzo con "Il Padova", quotidiano del gruppo E Polis.
Ed è proprio per quest’ultima ragione che il mio giudizio sullo 0-0 col Lumezzane - squadra giovane che darà filo da torcere alle sue avversarie in Prima Divisione - è positivo. Mister Calori ha difatti saputo approfittare a dovere dell’occasione, sfruttando i novanta minuti solo ed unicamente per sperimentare. Ecco dunque spiegato il 3-4-1-2 (e se diventasse questo lo schema ufficiale del Padova versione 2010/11?) della prima frazione, coi neoacquisti Esposito - da seguire con attenzione, ha tutte le carte in regola per sfondare - e Crespo a solcare le fasce e Di Gennaro a calamitare palloni da scaricare poi a Filippini e ad un Vantaggiato mai così in forma. O la scelta di tornare nella ripresa ad un 4-3-1-2 (peccato non aver visto all’opera El Shaarawy…) in cui a farla da padrone sono stati lo sgusciante Andrea Raimondi - tutti per lui i cori dei tifosi presenti, se non ha segnato è solo per merito dell’estremo difensore Campironi - ed un certo Vincenzo Italiano, che da brava chioccia prende per mano i più giovani e insegna loro il mestiere. Per maggiori informazioni chiedere alla traversa da lui colpita a metà tempo. Sempre che non stia ancora tremando…
Tutto rose e fiori, dunque? Non proprio. Perché qualcosa da sistemare ovviamente c’è. In ogni reparto. A partire dall’intesa tra centrali difensivi (vero cruccio della passata stagione) e passando per i meccanismi da oliare sulla mediana. Sino ad arrivare alla carenza di gol in avanti: le conclusioni, ad onor del vero, non mancano, ma è la precisione a venir meno. Vien quindi da sé che l’arrivo dell’ agognata torre di peso in grado tanto di far salire la squadra quanto - soprattutto - di punire i portieri avversari diventa necessario, se non indispensabile. Ed a soddisfare tale necessità ci penserà, come sempre, il “mago” Rino Foschi. Il quale va lasciato lavorare con calma. Al pari di Cuffa e compagni. Un consiglio? Prima di esprimere opinioni insindacabili date loro il tempo di amalgamarsi. A meno che non vi piaccia fasciarvi la testa prima ancora di esservela rotta…
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