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ULTIMA CHIAMATA AL “MENTI”

Giornalista vicentino, segue il Padova da molti anni come corrispondente di Tuttosport. Segretario regionale dell'Ussi Veneto e titolare dell'agenzia 2punti che si occupa di eventi e comunicazione.

Redazione PadovaSport.TV

Chi l’avrebbe mai detto a inizio campionato: questo Vicenza – Padova, il vero grande e sentito derby del Veneto, vale solo per la salvezza, per evitare una clamorosa retrocessione in Lega Pro. L’attuale classifica della B, con i malinconici numeri che accompagnano soprattutto i biancoscudati, dicono questo. Il Padova è giù e al Menti rischia il definitivo affondo. Diciamocelo chiaro e tondo, senza bugie e veli di falsa speranza: se si perde sabato è finita, senza speranze di play, senza appelli. Lì, in casa degli storici rivali ci si gioca quasi tutto e vincere potrebbe anche non bastare per evitare gli spareggi dei poveri. A -6 dal termine con 40 punti serve l’impresona: il campionato ne mette in palio 18, il Padova deve strapparne almeno 10 e sperare anche nei passi falsi delle altre, visto che l’attuale terz’ultimo posto, ora come ora rimanda Sabatini e i suoi di nuovo in Lega Pro. Sembra ieri quando a inizio novembre dopo la vittoria contro la Salernitana all’Euganeo la squadra era in piena zona play off, a pochi punti dalla vetta. Purtroppo mancavano 6 mesi alla fine e soprattutto la trasferta a Lecce che ha segnato il cambiamento netto di rotta. Quella sconfitta, strana, quasi incredibile, voluta dal gol di Vives quasi al 90° ha tolto tutto e paralizzato la macchina quasi perfetta messa in campo prima da Sabatini. Proprio lì, in quelle situazioni paradossali, negative, inaspettate, persino immeritate, che deve venir fuori lo spirito vero, quello che differenzia il campione dal normale, il grande dal modesto. I numeri non danno scampo a questo Padova: 14 le sconfitte, 9 le vittorie, 36 i gol fatti, 42 quelli subiti. Il bilancio è nettamente in rosso e l’etichetta vien da sé. Il Padova è una squadra normale con tendenze modeste, molto modeste. E non è tempo di bilanci estesi, la società ha commesso molti errori, dentro le stanze dei comandi nessuno è esente da responsabilità, ma in questo momento vanno in campo i giocatori ed è da loro che ci si aspetta la prova d’orgoglio, il colpo di coda rabbioso che potrebbe cambiare le tendenze da modeste a brillanti. I tifosi tutti, prima sedotti, poi illusi e infine traditi da questi attori del campo (pagati bene senza sospetti fallimentari), si aspettano un finale diverso, prima dell’inevitabile processo. Per quello ci sarà tempo a giugno, ma adesso, nell’immediato c’è un campo da espugnare e una maglia da onorare. Contro ogni pronostico e contro ogni logica. Quella, numeri alla mano e dopo il colpo a Frosinone, consegna ai vicentini favori statistici e stati d’animo felici. Il bivio è questo e passa per il Menti, altro non c’è. I se e i ma sono finiti da tempo. E’ l’ora della verità e della prova suprema. Quella dell’onore che a Empoli non si è visto. Se si perde a Vicenza, in un campo dove l’avversario si è imposto solo 4 volte su 18 incontri con 23 punti raccolti (peggio hanno fatto solo la retrocessa Salernitana, più l’Albinoleffe che gioca a Bergamo e il Gallipoli che si misura a Lecce), allora è giusto scendere e lasciare ad altri, evidentemente migliori , la prossima stagione di B. Non c’è altro appiglio per chi ha vinto solo 3 volte nelle 15 di ritorno. Non più.