Secondo la tradizione greca di matrice esiodea, l'età dell'oro fu la prima a comparire nella storia dell'uomo. Non ci fu un “prima”. Nella storia del Calcio Padova, invece, così non è. Prima di stupire l'Italia per i suoi risultati in Serie A sotto la guida di Nereo Rocco (terzo posto '57-'58 in primis), il Biancoscudo aveva infatti conosciuto l'amaro sapore della Serie C e della Serie B. Ed è proprio nel campionato cadetto che il paròn iniziò la sua avventura sulla panchina biancoscudata, per poi conquistare la Serie A al termine della stagione 1954-1955, argomento di questa nuova puntata della nostra rubrica.Dopo aver salvato miracolosamente il Padova nella stagione '53-'54, Rocco viene confermato sulla panchina biancoscudata dal presidente Pollazzi. Propositi per il nuovo anno? Una salvezza tranquilla, senza troppi patemi. Ma la squadra va rinforzata. La campagna acquisti parte a mille con l'ingaggio del centravanti del Piacenza Amedeo Bonistalli (autore di 15 reti in Serie C nella stagione precedente) e del centrocampista Silvano Chiumento, che aveva appena conquistato la Serie A con la maglia della Pro Patria. Inoltre, Pollazzi rifiuta le avances della Juventus per il giovane terzino Benito Sarti. Salutano invece la città del Santo il difensore Settembrini, il centrocampista Pantaleoni e gli attaccanti Sperotto e Avedano. La squadra sembra essersi rinforzata rispetto alla stagione precedente, c'è ottimismo. Promettenti segnali arrivano già dalle amichevoli precampionato contro Mestrina e Fanfulla Lodi (terminate rispettivamente con il risultato di 3-0 e 5-0 in favore degli uomini di Rocco) ed il 19 settembre è già tempo di campionato: all'1-1 maturato all'esordio sul campo del Monza seguono tre vittorie ottenute su Pavia (2-1), Salernitana (3-0) e Arsenaltaranto (1-0), gare in cui la coppia d'attacco Stivanello-Bonistalli mostra già un'ottima intesa andando complessivamente a segno in sei occasioni, contribuendo così a regalare al Padova un'insperata vetta della classifica dopo le prime quattro giornate. Il morale è alle stelle, i tifosi entusiasti, in moltissimi accorrono in stazione per festeggiare la squadra al rientro dalla trasferta di Taranto. Rocco però vola basso: “L'obiettivo stagionale è e rimarrà la salvezza, niente più”. Sarà. Fatto sta che, tra alti e bassi, il Padova conclude il girone d'andata al terzo posto a quota 20 punti, alle spalle di Vicenza (26) e Legnano (21). La piazza può sognare, può continuare a spingere i propri beniamini verso una Serie A che manca da tre anni. Non a caso dunque, l'Appiani nel girone di ritorno si rivela fortezza inespugnabile per gli avversari dei manzi (così soprannominava Rocco i suoi giocatori), che non ne usciranno mai vincitori.Prime sei gare del girone di ritorno ed altrettanti risultati utili per i biancoscudati, con tre vittorie e tre pareggi. Il tutto mentre un Vicenza pigliatutto si avvia a larghe falcate verso la conquista del primo posto finale. Al contrario, la lotta per il secondo ed ultimo posto utile per la promozione è più aperta che mai. Il Padova è però atteso dalle due insidiose trasferte siciliane contro Messina e Palermo, terminate rispettivamente con una sconfitta ed una vittoria per 2-0. Dopo il successo contro i rosanero, con la squadra seconda in classifica, Pollazzi si sbottona: “Voglio la Serie A”. Il giorno successivo alla speranzosa dichiarazione del presidente, però, ecco arrivare una notizia che turba l'ambiente: l'attaccante del Palermo Enrique Martegani, biancoscudato nelle stagioni '50-'51 e '51-'52, dichiara di essere stato oggetto di un tentativo di corruzione da parte di Rocco, Piacentini (il massaggiatore) e Gobbo (il segretario), che si sarebbero presentati a casa sua poche ore prima della partita per tentare di “aggiustare” il risultato. Seguono secche smentite da parte della società biancoscudata e Piacentini confessa di essersi recato sì a casa di Martegani, ma di non aver in nessun modo proposto una combine. La Lega Calcio tuttavia apre un fascicolo, ma la vicenda non avrà conseguenze per mancanza di prove. E così la domenica successiva, forse distratto dalle voci relative a questa vicenda, forse per aver sottovalutato l'avversario, il Padova impatta in casa per 0-0 contro il modesto Marzotto, risultato replicato la settimana successiva a Parma e quella ancora seguente all'Appiani contro il Vicenza capolista. Il digiuno di vittorie biancoscudato prosegue poi il primo maggio a Cagliari, dove i sardi superano Zanon e compagni per 1-0, mentre il contemporaneo pareggio del Como e la vittoria del Legnano fanno sì che tutte e tre le compagini risultino appaiate al secondo posto a quota 34 punti a sole cinque giornate dal termine del campionato. Cinque giornate che si preannunciano scoppiettanti, poiché sono in programma tutti gli scontri diretti fra le tre compagini in lotta per la piazza d'onore. E' il momento cruciale della stagione. Nereo Rocco suona la carica e i biancoscudati staccano la concorrenza grazie al superlativo 4-1 ottenuto nel derby interno contro il Verona specialmente grazie alla tripletta di un super-Bonistalli, che conquista la vetta della classifica-marcatori a quota 12 reti. Ma un nuovo 0-0 maturato a Brescia fa sì che il Padova venga riacciuffato al secondo posto dal Legnano, mentre il Como si defila dalla corsa-promozione. La città è in fermento. I tifosi sognano il ritorno in massima serie ed invadono numerosissimi Treviso, dove spingono gli uomini di Rocco alla vittoria per 3-0 contro la squadra di casa in piena lotta-salvezza, risultato reso ancor più prezioso dal contemporaneo pareggio del Legnano contro il Como. Ed è proprio con i lariani che il Padova se la dovrà vedere la domenica successiva, al penultimo turno. L'Appiani è una bolgia. Vincere significherebbe mettere un piede in Serie A. Il risultato si sblocca solo al 50', con la rete biancoscudata di Chiumento, ma a sei minuti dal 90' ecco la “doccia fredda”, con il Como che trova la rete del pari con Gritti. Come se non bastasse, espugnando il campo del Brescia, il Legnano raggiunge il Padova a quota 40 punti. Si preannuncia dunque un emozionante epilogo: nell'ultima giornata all'Appiani è in programma la sfida tra le due squadre. Una vera e propria finale. Chi vince va in A.Sono oltre 22000 i tifosi biancoscudati che accorrono all'impianto di Via Carducci per sostenere la banda-Rocco. Come contro il Como, il primo tempo si conclude a reti inviolate. Troppa la paura di perdere da parte delle due squadre. Ma al 2' della ripresa, l'arbitro Orlandini decreta un rigore in favore dei biancoscudati per fallo di mano di Tarabbia, terzino del Legnano, che Zorzin trasforma con freddezza. Cinque minuti più tardi, ecco il raddoppio firmato Pison, che scarica di sinistro alle spalle del portiere avversario su assist di Bonistalli. Al 59' poi arriva la chiusura dei conti, con la seconda rete di giornata di Corrado Zorzin su rigore, tra l'altro provocato da un altro “mani” di Tarabbia. Nulla cambierà più: la gara si conclude dunque sul 3-0. Una partita perfetta sinonimo di Serie A per il Biancoscudo, che negli anni successivi vivrà il periodo più fulgido della sua storia. E pensare che l'obiettivo stagionale era una salvezza tranquilla!
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1954-1955, luci ed ombre di una stagione da incorniciare
Tuttavia, la storia della stagione 1954-1955 non finisce qui, poiché nell'estate del '57 vivrà un'inaspettata quanto velenosa appendice. Come mai, vi chiederete.Nel giugno di quell'anno, Alvaro Zian, giocatore del Legnano nel '54-'55 ormai ritiratosi, denuncia alla FIGC che Padova-Legnano, la partita che aveva fatto riconquistare la massima serie ai biancoscudati, era stata truccata. Negli interrogatori che ne seguirono, Zian confessò di essersi recato nella residenza bergamasca di Casari, portiere del Padova, pochi giorni prima del match e di avergli offerto la propria disponibilità a “vendere” una sua prestazione scadente in cambio di 5 milioni di lire. Casari avrebbe poi risposto che ne avrebbe parlato con i dirigenti del Padova e che gli avrebbe comunicato la decisione definitiva o via telefono, oppure direttamente prima della partita. Zian sostenne poi che Corrado Zorzin, altro giocatore biancoscudato, gli riferì pochi minuti prima del fischio d'inizio che si poteva procedere alla combine, in quanto Nereo Rocco e i dirigenti del Padova avevano dato il proprio placet.Ne nacque un procedimento.Nel corso della prima udienza, Zorzin e tutte le altre parti in causa smentirono categoricamente le accuse di Zian. Non c'erano prove sufficienti per condannare il Padova. Ma come mai Zian aveva deciso di vuotare il sacco? E come mai solamente due anni dopo il fattaccio? Semplice, la presunta cifra pattuita non gli sarebbe mai consegnata. Le promesse di Zorzin non sarebbero state mantenute, dunque quest'ultimo avrebbe cercato vendetta solamente cinque giorni prima che intervenisse la prescrizione, che si applicava dopo due anni dal fatto incriminato. Dopo oltre un mese dalla prima udienza, ecco il colpo di scena: la Triestina (appena retrocessa in Serie B e dunque speranzosa di un ripescaggio a discapito del Padova) consegnò alla Commissione di Controllo della FIGC una lettera scritta dallo stesso Zorzin ad Antonio Nuciari, direttore sportivo degli alabardati e suo caro amico, nella quale si compiaceva del fatto che gli inquirenti non erano riusciti a “incastrarlo”, così da non far emergere la verità, vale a dire l'architettata combine.23, 24 e 25 agosto, tre giorni di udienze e confronti tra le parti coinvolte a Milano. Zorzin nell'occasione, cambiò radicalmente atteggiamento e ammise la propria colpevolezza, scusandosi dell'atteggiamento reticente tenuto negli interrogatori precedenti a causa – dichiarò – della paura di eventuali ritorsioni. Le indagini si trovarono dunque ad un bivio. Due le ipotesi: secondo la prima Zorzin avrebbe mentito a Zian, facendogli credere che la combine fosse stata approvata (mentre in realtà non lo fu), così da far giocare il legnanese in favore del Padova (e magari non solo lui, visti i due rigori causati ingenuamente dal grande amico di Zian, Tarabbia, cosa che sospettarono anche gli inquirenti), per poi non consegnare la cifra pattuita. Secondo l'altra ipotesi – basata sulla testimonianza di Sergio Pison – invece, Zorzin, trentaseienne ormai agli sgoccioli della carriera, fu contattato dalla Triestina che gli offrì tre milioni di lire per scrivere una lettera autoaccusatoria con lo scopo di macchiare il Padova di un illecito che avrebbe causato la retrocessione dei biancoscudati e la conseguente permanenza in A degli alabardati. Il caso era quanto mai spinoso. Tuttavia, alla fine non fu possibile dimostrare definitivamente che le prestazioni offerte in quella partita da Zian e Tarabbia, i principali indiziati, favorirono il Padova. Non venne poi ritenuto verosimile il voltafaccia di Zorzin durante gli ultimi interrogatori, considerato tutt'altro che spontaneo. Inoltre, si diffidò molto delle posizioni di Zian e della Triestina, che non perseguivano la loro azione per fini di giustizia, ma cercavano piuttosto il conseguimento di un vantaggio diretto. La responsabilità del Calcio Padova si rese dunque pressoché indimostrabile.Il 26 agosto ecco i verdetti della federazione: Calcio Padova assolto su tutta la linea, radiazione per Zian, reo di aver voluto “vendere” la partita, squalifica di due anni per Zorzin per aver ostacolato lo svolgimento delle indagini e sei mesi di squalifica per omessa denuncia per Rocco, capitan Zanon (che non tornerà più in campo) e il segretario Gobbo, ritenuti al corrente dei fatti.Cosa successe realmente non si seppe e non si saprà mai con precisione.
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