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20 febbraio 1949, Padova-Grande Torino 4-4. Partita del secolo?

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Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
Alessandro Vinci

All'esterno dello Stadio Azteca di Città del Messico è affissa una targa commemorativa della celebre semifinale del Mondiale 1970 tra Italia e Germania, giocatavi il 17 giugno 1970. Vi è incisa la scritta “Partido del siglo”. E se ce ne fosse una analoga anche all'Appiani? Difficile dire quale sarebbe la partita del secolo, ma una delle candidate sarebbe senza dubbio Padova-Torino 4-4, datata 20 febbraio 1949. Gli ingredienti per considerarla tale, in effetti, ci sono tutti: il pirotecnico risultato finale, il susseguirsi delle emozioni, il valore tecnico delle squadre in campo (a dir la verità specialmente della squadra granata), ma soprattutto ciò che ha rappresentato quel Torino, con l'alone di leggenda che da oltre sessant'anni l'accompagna. Leggenda mista a tristezza e incredulità. Ancora oggi. Ciò che accadde a Superga il 4 maggio di quell'anno, settantatré giorni dopo la sfida dell'Appiani, sottrasse quei ragazzi alla storia per consegnarli alla leggenda. Ecco perché Padova-Torino ha un sapore unico. Perché non è stata semplicemente una partita di calcio. E' bello pensarla come il saluto del Grande Torino a Padova e ai suoi tifosi, anche tenendo conto del fatto che all'Appiani Livesley e Erbstein schierarono la formazione-tipo del Torino 1948-1949: Bacigalupo fra i pali, Ballarin, Maroso e Rigamonti in difesa, Martelli e Castigliano sulla mediana, le mezze ali erano Loik e Mazzola, mentre in avanti Menti e Ossola, rispettivamente ala destra e sinistra, agivano al fianco di Guglielmo Gabetto, il centravanti. WM, dunque.Alla vigilia del match, il Torino comandava la classifica dall'alto dei suoi 39 punti, a distanza di sicurezza dall'Inter, seconda a quota 33. Il Padova di Serantoni, invece, navigava placidamente a metà classifica, certo ormai della salvezza. Ma il Torino, vincitore delle ultime quattro edizioni della Serie A, era avversario troppo prestigioso per non tentare di ottenere una storica vittoria sotto gli occhi dei propri tifosi. Impresa certo non semplice, per usare un eufemismo, visto anche il punteggio dell'andata a Torino, dove gli uomini di Serantoni vennero sconfitti per 3-1 dopo aver sperimentato il più classico dei “quarti d'ora granata”, che con la doppietta di Ossola ed il gol di Mazzola aveva ribaltato in meno di dieci minuti il vantaggio biancoscudato firmato Adcock. Ma ora si giocava all'Appiani, era un'altra storia.Ecco l'undici anti-Torino scelto da un Serantoni sostituito in panchina per l'occasione da Mariano Tansini causa recente operazione di appendicite: Luisetto, Sforzin, Arrighini, Rolle, Quadri, Zanon, Vitali, Celio, Checchetti, Matè, Fiore. Le fasi iniziali della gara sembrano premiare le scelte del mister, con il Padova che parte alla grande e passa addirittura in vantaggio per 2-0 in virtù della doppietta di Aldo Checchetti, capocannoniere stagionale, che trova la via della rete al 22' e al 26'. Ma se al Padova erano bastati quattro minuti per segnare due gol, il Torino, “Grande” non a caso, ne impiega solo tre per ristabilire la parità, con le reti di Ossola al 36' e di Castigliano al 39'. Le squadre sembrano dunque ormai avviate a concludere la prima frazione sul 2-2, ma ecco, quasi a tempo scaduto, la terza rete biancoscudata, firmata Giancarlo Vitali. E' un colpo inaspettato per Mazzola e compagni, che tornano in doppio svantaggio al 52', quando Pietro Fiore regala la rete del 4-2 ad un Padova che inizia a sentire odore di impresa. Ma il Toro non ci sta. Facile immaginare i biancoscudati trincerati in difesa per resistere all'assedio dei granata, che accorciano le distanze al 71' con Romeo Menti. Le avanzate ospiti proseguono incessanti, il fortino del Padova sembra essere in grado di resistere fino al termine, ma a tre minuti dal 90' la seconda marcatura di giornata di Menti ristabilisce la parità. Ai tifosi biancoscudati non resta che abbandonare lo stadio con l'amaro in bocca, consci però di aver assistito ad un grande spettacolo.Gastone Zanon, capitano di quel Padova, ha recentemente ricordato così la gara: “Quel 4-4 fu entusiasmante. Fu una partita spettacolare. Ho sempre in mente quella gara e credo che anche i tifosi sulla settantina la ricordino bene. Una partita incredibile, di rara bellezza, con una squadra, il Toro, senza precedenti né successori, paragonabile forse al grande Real Madrid: se la Champions negli anni ’40 fosse esistita, avrebbero vinto pure quella. La forza di quella squadra rimarrà sempre impressa nella mia memoria.”Ma Padova-Torino non finisce qui. Dopo la partita, infatti, Mazzola e compagni si recano al “Belzoni”, zona Portello, per rendere omaggio a Walter Petron, ex giocatore del Padova dal '35 al '38 e successivamente del Torino fino al '42, morto nel corso della Seconda Guerra Mondiale in Via Loredan il 21 marzo 1945, colpito da una scheggia dopo lo scoppio di una bomba. Nello stesso anno, gli venne intitolato il “Belzoni”, primo campo del Padova dal 1910 al 1916, che da allora ospita una targa e una lapide in suo ricordo. Questo il ricordo di Andrea Ceron, uno dei presenti al Portello: “I giocatori del Torino, arrivati al “Petron”, depositarono dei fiori per l’ex compagno – raccontò al Mattino nel 2013. Si mischiavano alla gente comune, non si risparmiavano di fronte a foto ed autografi, furono veramente dei signori. Mazzola mi prese anche in braccio: fu un’emozione che ricordo ancora. Qualcuno versò anche una lacrima di fronte alla lapide del compianto “Lalo”.” Sciaguratamente, nessuno poteva immaginare che settantatré giorni più tardi l'avrebbero raggiunto lassù. Beffardo, il destino. Ma le gesta di quei ragazzi rimarranno impresse indelebilmente nella storia del calcio, 4 a 4 contro il Padova compreso.

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