~~Gioie, dolori, rinascite, paure, imprevisti, nella vita di Goran Vlaovic c'è un po' di tutto. Il suo nome rievoca grandi ricordi, rievoca un'epoca, ed è uno dei giocatori ai quali il pubblico biancoscudato è rimasto più legato in assoluto, vuoi per il periodo che ha rappresentato, vuoi per le sue qualità tecniche, vuoi per la sua storia così particolare, così umana.Una storia che inizia il 7 agosto del 1972 a Nova Gradiska, suo luogo di nascita, allora in territorio jugoslavo, attualmente in Croazia. Fin dall'infanzia, come i veri campioni, il piccolo Goran si appassiona al gioco del calcio, il suo sogno – dice – è partecipare ai mondiali, ma già a dieci anni il suo futuro sembra segnato: i genitori lo spediscono in seminario per seguire le orme di uno zio sacerdote. La fede in Dio gli rimase, e rimane tuttora, ma evidentemente – come lui stesso ha dichiarato – quello stesso Dio voleva che si dedicasse al calcio. Una volta uscito, infatti, il piccolo Goran può nuovamente allacciare gli scarpini da gioco, ma la sua ritrovata felicità viene sconvolta dalla prematura scomparsa della madre, un lutto difficile da affrontare a 12 anni. Come fu difficile, un anno più tardi, sopportare il dolore per la frattura della tibia. Un infortunio che avrebbe necessitato di un intervento chirurgico al quale però Goran si oppone, tornando dopo pochi mesi a giocare senza alcun fastidio. Un miracolo, a proposito.Dopo aver terminato la trafila nelle giovanili dell'Osijek, debutta poi in prima squadra nel 1989 e vi rimane sino al 1991, collezionando 24 presenze impreziosite da 11 gol, prima di passare al Croazia Zagabria (l'attuale Dinamo) per raccogliere la pesante eredità di Davor Suker, passato al Siviglia. Con la squadra della capitale, Vlaovic prende dunque parte alla prima edizione del campionato di calcio della Repubblica di Croazia disputatosi nella primavera del 1992 (ma la guerra d'indipendenza si protrarrà sino al 1995, una guerra durante la quale Goran perde un cugino e una nonna) e terminato al quinto posto. Ma è la stagione successiva quella dell'exploit per la giovane promessa del calcio croato: la sua squadra si laurea infatti campione nazionale e lui viene nominato miglior giocatore del campionato aggiudicandosi il titolo di capocannoniere stagionale con 23 reti, bottino che verrà addirittura superato l'anno successivo, quando i palloni scagliati alle spalle dei portieri avversari saranno ben 29, ma paradossalmente non basteranno per bissare il successo dell'anno precedente della propria squadra. 52 gol in due sole stagioni. Numeri importanti. Numeri che non passano certi inosservati. Nel corso dell'estate del '94 sembra ormai fatto un suo passaggio all'Ajax quando...Quando arriva un certo Piero Aggradi, che lo sottrae alle prestigiose sirene olandesi e lo convince a firmare per una squadra neopromossa in Serie A. Una squadra che, probabilmente, il giovane attaccante non aveva nemmeno mai sentito nominare: è il Padova del neopresidente Sergio Giordani. Il nazionale croato (aveva esordito nell'estate del 1992, a soli 19 anni), conquista sin da subito una maglia da titolare, ma, al pari dei suoi compagni di squadra, accusa non poco l'impatto con la massima serie del calcio italiano. Il suo primo acuto arriva infatti solamente alla tredicesima giornata, in occasione della gara interna contro il Cagliari di Tabarez: è lui a decidere il match fissando il risultato sul 2-1 finale a due minuti dal 90' con un chirurgico calcio di punizione che regala ai biancoscudati la terza vittoria stagionale.Il numero di reti segnate è forse al di sotto delle aspettative dei tifosi, ma il suo lavoro in fase offensiva si fa sentire eccome, tanto che Sandreani lo conferma sempre titolare ad ogni giornata e, quando segna, segna reti pesanti. E' questo il caso della seconda e della terza marcatura, siglate entrambe il 19 febbraio all'Euganeo contro il Torino, che contribuiscono in maniera determinante al successo biancoscudato sulla squadra granata con il punteggio di 4-2. Un risultato pesante in chiave salvezza, così come quello della settimana successiva, quando il Padova ottiene la prima vittoria esterna stagionale, sul campo del Bari, grazie ad una rete del croato in virtù della quale la banda-Sandreani esce per la prima volta dalla zona-retrocessione. L'ultimo suo sigillo della regular-season (con curiosa esultanza con lancio della maglia ai tifosi della Tribuna Est e sfoggio di un'altra casacca identica sotto di essa) arriva poi alla quart'ultima giornata in occasione del facile 3-0 casalingo sulla già spacciata Reggiana che fa gridare di gioia i tifosi biancoscudati, convinti di aver ormai raggiunto una sofferta quanto prestigiosa salvezza. Ma essi si dovranno ricredere di fronte alla rimonta finale del Genoa, che costringe i biancoscudati a disputare un infuocato spareggio-salvezza contro il grifone sul neutro di Firenze. Una gara di importanza esiziale. Una gara nella quale non poteva dunque mancare la firma di Goran Vlaovic, che al 19' trasforma in oro un traversone di Kreek, trafiggendo Spagnulo in semi-rovesciata per il gol del vantaggio biancoscudato. Ma non finisce qui: nella lotteria dei rigori il croato si presenta come quarto tiratore e trasforma con freddezza un pallone pesantissimo, angolandolo alla perfezione alla destra del portiere, così come farà poco dopo Michelino Kreek, che con il suo rigore regalerà la tanto agognata salvezza al Padova. Passa poi alla storia la foto scattata ad un Vlaovic rimasto in mutande e canottiera nel postpartita mentre bacia, da buon cattolico qual è, la statuetta di Sant'Antonio, in segno di ringraziamento per il traguardo raggiunto.Ma, senza scomodare i Santi, buona parte della salvezza biancoscudata è merito di Goran, motivo per il quale viene riconfermato senza esitazioni anche per il campionato successivo, che si preannuncia finanche più complicato del primo, causa ridimensionamento del budget societario. Il suo nuovo compagno di reparto sarà un promettente attaccante di proprietà della Samp: Nicola Amoruso. Il tandem offensivo sembra funzionare con successo sin dal precampionato, quando entrambi vanno a segno nel 2-0 rifilato al Monza in Coppa Italia, ma la mattina del 22 agosto Vlaovic si sveglia con un forte mal di testa. Nulla di grave, secondo i medici. Però il dolore continua martellante anche nei giorni successivi. Il croato è dunque costretto a dare forfait nella prima gara di campionato contro il Milan (alla quale assisteranno all'Euganeo oltre 26000 spettatori, record assoluto nella storia della società). Il lunedì successivo, ecco la diagnosi: ipertensione endocranica benigna. “Nelle meningi del cervello di Vlaovic è stato riscontrato un aumento eccessivo del liquor, il liquido che scorre al loro interno. Questa disfunzione provoca cefalee dolorosissime”, spiega Luigi Munari, medico sociale del Padova. Una patologia piuttosto rara, che necessita assolutamente di intervento chirurgico. Vlaovic vola a Gand, in Belgio, lì il professor Caemaert, colui che lo opererà, lo rassicura: “Tranquillo, tornerai a giocare senza problemi”. L'intervento è datato 15 settembre. Quaranta giorni più tardi il croato torna ad allenarsi. Il professor Caemaert aveva ragione. “Se ho avuto paura di morire? Sì, il primo giorno, quando mi hanno fermato dopo che avevo sentito un dolore fortissimo alla testa, che mi ha fatto svegliare di soprassalto nel cuore della notte e mi aveva provocato una forte nausea. Credevo che non mi avessero raccontato tutta la verità. Oggi è uno dei giorni più belli della mia vita”. Queste le parole di Goran al ritorno agli allenamenti. Una cosa tutt'altro che scontata, vista la patologia che lo aveva colpito. “Se non fosse stato operato – dice Munari – Goran avrebbe rischiato un ictus o un'emorragia cerebrale, con danni irreparabili per il suo fisico. Siamo stati davvero fortunati a capire di che cosa soffriva in tempo utile”.E' l'inizio del recupero. Il Padova ha bisogno di lui e dei suoi gol per centrare nuovamente la salvezza. Dopo due partite (ed un gol) con la Primavera, Vlaovic torna in campo il 3 dicembre, in netto anticipo sui tempi di recupero previsti, in occasione di Padova-Fiorentina, a nemmeno tre mesi di distanza dall'intervento. Ad accoglierlo c'è una coreografia di bentornato da parte dei tifosi biancoscudati, ma purtroppo il clima di festa viene rovinato da Gabriel Omar Batistuta che in zona Cesarini condanna il Padova alla sconfitta, mentre la settimana successiva i biancoscudati tornano alla vittoria imponendosi 2-1 sull'Inter. Indovinate chi è l'autore della due reti? Sì, proprio lui: Goran Vlaovic. Prima al 16' di sinistro da pochi passi su assist di Amoruso, poi, al 47', con un preciso diagonale a incrociare alle spalle di Pagliuca. A venti minuti dal termine Sandreani lo sostituisce, la condizione fisica non è ancora al cento per cento, ecco dunque la standing ovation del pubblico dell'Euganeo. Goran è galvanizzato e va a segno anche la settimana successiva contro l'Udinese, una rete che non basta però ad evitare la sconfitta dei biancoscudati, che dopo la pausa invernale ottengono due vittorie consecutive contro Cagliari e Atalanta. Emozionante la partita contro la Dea, l'ultima del girone d'andata, dove il man of the match risulta ancora lui, Vlaovic, capace, con la sua doppietta nell'ultimo quarto d'ora di gara, di ribaltare il vantaggio bergamasco e regalare al Padova il quarto successo stagionale. Di lì a fine campionato, Vlaovic disputerà tutte le restanti partite da titolare, mettendo a segno altre 8 reti e risultando uno dei pochi a salvarsi nella “Caporetto” generale del girone di ritorno, quando i biancoscudati subiranno ben 14 sconfitte su 17 partite totali. Nelle sole tre vittorie che matureranno nella seconda metà del campionato, il croato apporrà sempre la propria firma: doppietta nel 4-2 al Napoli e gol al Vicenza e al Cagliari, ma in quest'ultimo caso la retrocessione era già diventata un'amara realtà.Arriva dunque il momento per Goran di salutare la città del Santo per volare verso altri palcoscenici, lasciando il Biancoscudo con 50 presenze e 18 gol all'attivo. Vlaovic ha molti estimatori, specialmente in Italia e in Spagna, le offerte fioccano. Nel dubbio, Goran prende accordi più o meno formali con Napoli, Espanyol e Valencia, decidendo poi di giocare per quest'ultima società, non senza malcontento e indignazione da parte degli azzurri e dei periquitos, che presentano ricorso alla FIFA. Ma alla fine il tutto si risolverà in una bolla di sapone. In quattro anni con la squadra spagnola, Vlaovic collezionerà una Copa del Rey, una supercoppa di Spagna, una Coppa Intertoto ed una finale di Champions League, vista però dalla tribuna e persa contro il Real Madrid per 3-0 nel 2000. Nel mentre, nei mondiali francesi del 1998, conquista con la sua nazionale un inaspettato quanto prestigioso terzo posto, andando anche a segno nella gara dei quarti di finale vinta 3-0 contro la Germania. Nell'estate del 2000 poi, si trasferisce al Panathinaikos, dove quattro anni più tardi concluderà la carriera, dopo aver messo in bacheca altri due trofei: un campionato e una coppa di Grecia. Attualmente è opinionista per HTV, la televisione del suo paese d'origine, seguendo il cammino delle squadre croate nelle competizioni europee e le gare della Nazionale, per un nuovo capitolo di questa sua storia così particolare, così umana.
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Dalla guerra alla Champions League, passando per Padova. Vita e rinascite di Goran Vlaovic
~~Gioie, dolori, rinascite, paure, imprevisti, nella vita di Goran Vlaovic c’è un po’ di tutto. Il suo nome rievoca grandi ricordi, rievoca un’epoca, ed è uno dei giocatori ai quali il pubblico biancoscudato è rimasto più...
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