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Elvio Matè, una vita da mediano (biancoscudato)

Elvio Matè, una vita da mediano (biancoscudato) - immagine 1
Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
Alessandro Vinci

Una vita da mediano, per dirla alla Ligabue, quella di Elvio Matè, uno dei personaggi più rappresentativi della storia del Calcio Padova. Una figura sempre, ininterrottamente presente nel mondo biancoscudato a partire dal 1947, anno del suo arrivo all'ombra del Santo, sino al 1972, prima da giocatore, poi da allenatore. Ma andiamo con ordine. Elvio Matè nasce a Fermo il 22 novembre del 1921 e proprio con la squadra della sua città natale, la Fermana, intraprende la carriera di calciatore. Nell'agosto del 1947 viene acquistato dal Padova, all'epoca in Serie B, dopo essersi fatto notare in C con la maglia dei marchigiani e conquista subito un posto da titolare. Di più: nel corso della sua prima stagione in biancoscudato, conclusasi con la promozione in Serie A, non salterà nemmeno una partita. Matè è un mediano d'altri tempi. “Nato senza i piedi buoni, lavorare sui polmoni”, sempre parafrasando il “Liga”. Della serie: io conquisto palla, che a farla girare ci penserà qualcun altro. Fa infatti della forza fisica e dell'agonismo le sue qualità migliori, che ben si sposano con lo spirito battagliero del Padova di quegli anni. E' sempre l'ultimo a mollare, ci mette il cuore, suda la maglia, ecco perché diventa ben presto beniamino indiscusso del pubblico dell'Appiani, che sempre nella stagione '47-'48 lo vede anche trovare la via del gol in ben cinque occasioni. Matè è un duro e non patisce minimamente il salto di categoria, rimanendo con autorità al comando della mediana biancoscudata per tutte e quattro le stagioni che il Padova disputa in massima serie, prima di tornare in B nel '52. Altri tre anni all'ombra del Santo e anche per l'inossidabile Matè arriva l'ora di appendere le scarpette al chiodo. Ma lo farà in grande stile, al termine della stagione 1954-1955, dopo aver riportato i biancoscudati in massima serie grazie alla decisiva vittoria sul Legnano all'ultima di campionato, ultima battaglia di Matè con la maglia del Padova. La numero 230 per la precisione. E' attualmente al decimo posto nella graduatoria di presenze all  time del biancoscudo. Ma, come già anticipato nelle prime righe, la sua storia in biancoscudato non termina certo qui. Matè era il capitano, il vero leader della squadra, un vecio verso il quale il paròn Rocco nutriva molta fiducia. Ecco perché quest'ultimo decide di averlo al suo fianco alla guida del Calcio Padova. Via i panni da giocatore, dentro quelli di vice-allenatore, dunque. Vice-allenatore che, tra l'altro, guidava la squadra riserve, che disputava il campionato Cadetti. La sua collaborazione con il paròn procede bene, i due si intendono, hanno stima reciproca, tanto che è lo stesso Matè a fare le veci di Rocco sulla panchina biancoscudata durante la stagione 1957-1958, a causa della squalifica di sei mesi rimediata dall'allenatore triestino nell'ambito del caso Padova-Legnano di cui vi abbiamo parlato la scorsa settimana. Ebbene sì; nella stagione dei record, la stagione 1957-1958, che il Padova concluse al terzo posto alle spalle di Juventus e Fiorentina, per le prime 22 giornate fu Matè a guidare la squadra durante le partite, totalizzando undici vittorie, sette pareggi e quattro sconfitte, sinonimo dei 29 punti che erano valsi la seconda posizione in classifica. Ultima sfida di Matè sulla panchina del Padova prima del rientro di Rocco datato 26 febbraio, il big match contro la Juventus capolista, la partita più importante della storia del Padova,  terminata sul punteggio di 1 a 1 con reti di Rosa e Stacchini. Matè rimane al fianco del paròn sino al 1961, anno del suo addio a Padova. Rocco prova a convincerlo a seguirlo al Milan, ma il suo posto è all'ombra del Santo. Dopo aver declinato l'offerta continua dunque a ricoprire l'incarico di vice-allenatore dei biancoscudati anche nella stagione successiva (conclusasi con la retrocessione in Serie B) prima nella gestione-Mari, poi in quella di Serantoni. E' questa la vita da mediano di Elvio Matè; lavorare per il gruppo, molto spesso dietro le quinte, lasciando ad altri le luci della ribalta, ma dando un grosso contributo alla causa, aspettando un'occasione per mettersi in luce. Ed è proprio questo che accade nella stagione 1962-1963: infatti, dalla ventottesima giornata di campionato è proprio Matè ad assumere la guida della squadra biancoscudata, dopo le dimissioni di Luigi Del Grosso, in rotta con la tifoseria. L'esordio non è dei più incoraggianti, con la sconfitta per 2 a 0 rimediata sul campo dell'Udinese, ma ormai, a salvezza già praticamente acquisita, l'obbiettivo stagionale è un altro: la Coppa Rappan. Il Padova infatti dieci giorni più tardi è impegnato in finale contro lo Slovnaft Bratislava tra le mura amiche dell'Appiani. I cecoslovacchi sono però un “osso duro” e riescono ad aggiudicarsi il trofeo superando i biancoscudati per 1 a 0, grazie al rigore trasformato da Sherer in zona-Cesarini. Tramontato il sogno della Coppa, ci si torna a concentrare sul campionato, che il Padova conclude nell'anonimato dell'ottavo posto. Solo tre le vittorie di Matè sulla panchina del Padova in tredici incontri, dato che pesa non poco sulla scelta di Pollazzi -agli ultimi giorni da presidente- di cambiare nuovamente guida tecnica, affidando la panchina all'argentino Oscar Montez. La stagione è di vertice, a sei giornate dal termine il Padova è in vetta alla classifica, a un passo dalla Serie A. Accade però che i biancoscudati vengano fermati in casa dal Parma (2 a 2 il finale) e perdano contro Catanzaro e Prato. A tre giornate dal termine la situazione nelle zone alte della classifica è la seguente: Foggia e Varese 46 punti, Cagliari 45, Padova 43. La Serie A non è ancora svanita, anzi, ma Montez comunica a sorpresa le sue dimissioni. Sarà Matè a sostituirlo per le ultime tre gare di campionato, la prima delle quali contro l'Hellas Verona. Nel derby contro gli scaligeri i biancoscudati vengono sconfitti 3 a 2 e vedono la Serie A allontanarsi sempre più. Purtroppo, la squadra non riesce a reagire e capitola in casa sotto i colpi del Monza, in piena bagarre per non retrocedere e dice addio ai sogni di gloria. Ininfluente, dunque, la vittoria esterna sul campo del Napoli all'ultima di campionato. Per la nuova stagione, la '64-'65, l'allenatore sarà Serafino Montanari. Matè torna dunque nei panni di vice e viene contemporaneamente nominato, su richiesta di Montanari, responsabile del settore giovanile insieme a Scagnellato. Una grande intuizione da parte del nuovo tecnico del Padova, che porterà frutti sorprendenti: due anni dopo, infatti, la squadra De Martino del Padova (l'attuale primavera), vincerà lo scudetto di categoria di Serie B. Matè ricopre l'incarico di vice-allenatore per altre quattro stagioni. Nella stagione '69-'70 -la prima dopo il ritorno in Serie C- infatti, subentra al dimissionario Humberto Rosa dopo sole sei giornate, riuscendo a traghettare sino all'ottavo posto finale una squadra partita col piede sbagliato sotto la guida del tecnico argentino. Piacevole rivelazione l'attaccante Flaviano Zandoli alla sua prima stagione in biancoscudato, autore di 11 reti. A fine stagione Matè riceve finalmente la fiducia della società e viene confermato senza esitazioni anche per l'anno successivo. La stagione 1970-1971 non sembra foriera di nulla di trascendentale, invece il Padova di Matè si evidenzia come rivelazione del torneo, concludendo il campionato al terzo posto, a nove lunghezze di distanza dalla capolista Reggiana, unica promossa in Serie B. Zandoli stupisce ancora, trovando la via del gol in ben 19 occasioni. Purtroppo però, a fine anno verrà ceduto alla stessa Reggiana. Nel campionato successivo la squadra risente non poco dell'assenza del proprio bomber e conclude una stagione condotta con discreta continuità di risultati al nono posto. Nel frattempo però, a sole sei giornate dal termine, Matè era stato esonerato, a seguito della sconfitta interna contro il Legnano. Ancora il Legnano. Ma a differenza del 1955, non rimarrà nella città del Santo. E' tempo di cambiare aria. Dopo venticinque anni venticinque. E' la fine di un'era. Nel 1972 inizia dunque il suo girovagare per il Veneto, che in quattro anni lo vede allenare altrettante squadre, la prima delle quali è la neonata Union Clodia Sottomarina, che conduce in Serie C nel '73. Poi eccolo sulla panchina del Venezia prima e  della Mestrina poi, dove non riesce a salvare la squadra dalla retrocessione in Serie D. Nel 1975 assume la guida dell'Adriese, in Serie D, e termina la stagione al secondo posto, alle spalle della Triestina. Prima di accomiatarsi dal mondo del calcio però, non può non salutare Padova, sua città d'adozione, e nella stagione 1978-1979, in piena gestione-Farina, torna in biancoscudato, ancora come vice allenatore. La stagione si rivelerà però sciagurata e la squadra guidata da Pivatelli retrocederà per la prima volta nella sua storia in Serie C2. Ma quello non è ormai più il suo Padova, non è ormai più il suo calcio.