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Gol e trionfi di Nanu Galderisi, giocatore biancoscudato del secolo

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Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
Alessandro Vinci

“Dai, vieni qui che andiamo su”. Non servì aggiungere altro. Le parole di Piero Aggradi gli bastarono per accettare l'offerta biancoscudata. “Quel che volevo era giocare, ho deciso al volo. Pensavo di essere di passaggio a Padova, invece poi ho finito per legarmi a questa città”. A parlare è Giuseppe “Nanu” Galderisi, eletto nel 2010 “giocatore biancoscudato del secolo” dai suoi ex tifosi in maniera pressoché plebiscitaria. E solamente tale dato basterebbe per comprendere l'importanza che questo campione ha avuto nella storia del Calcio Padova. Sette stagioni, 180 presenze impreziosite da 49 reti in campionato, una promozione in Serie A regalata al Biancoscudo dopo trentadue anni di assenza ed un posto a vita da titolare nei cuori di chi, sugli spalti, quegli anni li ha vissuti in prima persona. No, questi ricordi non sbiadiscono. Non sbiadiranno mai. Perché Nanu, nella città del Santo, è di casa: “Prima o poi il Padova lo allenerò. Cari tifosi, vi ci riporto io in Serie A”, aveva dichiarato nel 2010 al compianto Furio Stella. “Mai vista una città così piena di passione ed amore. E poi la gente, il boato che si alzava all'Appiani quando puntavo l'avversario: Na-nu, Na-nu...”. E pensare che quegli stessi tifosi non erano stati propriamente entusiasti del suo acquisto, giudicandolo un calciatore entrato ormai nella fase calante della propria carriera, anche a causa degli infortuni che lo avevano colpito nelle precedenti stagioni. Si dovettero ricredere ben presto, appena lo videro calciare i primi palloni in allenamento e mettere a segno la prima marcatura a 6' dal fischio d'inizio della sua gara d'esordio in biancoscudato contro l'Ancona, su rigore, il 22 ottobre 1989. Insomma fu amore a prima vista. D'altra parte, non era cosa da tutti i giorni vedere indossare la maglia del Padova uno che poteva annoverare nel proprio palmarès tre scudetti (due con la Juventus ed uno con il Verona) ed una partecipazione da protagonista ad un Campionato del Mondo (Messico '86) con Nazionale. Uno che però a soli 26 anni si era trovato dopo un paio di stagioni poco fortunate a non rientrare più nei piani della società che ne deteneva il cartellino, il Milan, e ad essere alla ricerca di nuove ambizioni, nuovi progetti, nuove motivazioni, poco male se in cadetteria.Dopo quello dell'esordio contro l'Ancona, saranno altri tre i gol realizzati nella prima stagione biancoscudata di Galderisi, tutti realizzati nel meridione: a Reggio Calabria al ventitreesimo turno, a Messina al trentaquattresimo ed a Licata al trentaseiesimo, quest'ultimo con un delizioso pallonetto dal limite dell'area a beffare il portiere in uscita ed a regalare la matematica salvezza al Padova. Insomma, lo spirito del vecchio Nanu (suo storico soprannome affibbiatogli nelle giovanili della Juventus) sembra tornato quello di una volta. Ecco perché l'Inter vuole portarlo a Milano, richiedendolo ufficialmente alla società biancoscudata. Aggradi va da Galderisi. “Ti vuole l'Inter” gli confessa. Immagina già quale sarà la reazione dell'attaccante. Ma si sbaglia di grosso. La Serie A? La Coppa dei Campioni? Macché. “Meglio titolare a Padova che riserva all'Inter alle spalle di Serena e Klinsmann” pensa Nanu. E poi ormai c'è una squadra da caricarsi sulle spalle: “Mi sentivo un punto di riferimento per la squadra, quindi non ho ascoltato la voglia di tornare al grande calcio – ha dichiarato a Pino Lazzaro per il suo “Nella fossa dei leoni”. Volevo tornarci con il Padova. Via via è diventata una specie di sfida”. Tanto più dopo averlo sfiorato, quel ritorno al grande calcio, al termine del campionato successivo, durante il quale l'ex Juve ed Hellas mette a segno 14 reti (delle quali la metà su rigore), laureandosi per distacco capocannoniere stagionale biancoscudato. Tra le reti da ricordare senza dubbio le due siglate il 9 giugno nell'indimenticabile 4-3 all'Appiani contro il Barletta e quella, purtroppo ininfluente, segnata la settimana successiva al Porta Elisa di Lucca.Atipica poi la stagione successiva, quando a Nanu viene affiancato in avanti un Angelo Montrone (rientrato del prestito alla Pro Sesto) in versione bomber: 11 le marcature del barese, solamente 4 quelle del salernitano, prodigo però di numerosi assist per il compagno di reparto. Ma la stagione successiva, la stagione '92-'93, i ruoli si invertiranno, con Galderisi che si riapproprierà dello scettro di capocannoniere della squadra con 12 reti. Perle che però non basteranno a centrare la Serie A, sfumata come due anni prima all'ultima giornata, stavolta all'Appiani contro l'Ascoli causa contemporanei risultati positivi di Piacenza e Lecce, rivali-promozione dei biancoscudati.Una massima serie trasformatasi in ossessione per i tifosi padovani e per il loro idolo, Nanu Galderisi. Un giocatore diventato ormai istituzione. Un giocatore che quando è motivato dà il meglio di sé. I tempi sono ormai maturi: la ricetta è quella di cambiare poco in sede di mercato e di fare dell'affiatamento e del fattore Appiani le armi principali del Padova edizione 1993-1994. Armi che si riveleranno efficacissime. L'impianto di via Carducci verrà infatti espugnato una sola volta nell'arco di tutto il campionato ed a differenza di quanto accaduto nel corso delle precedenti stagioni, la partenza del Padova non fu balbettante. Ed i punti iniziali si rivelarono assai pesanti al momento dei conti finali... Punti che è lo stesso Nanu a regalare al Biancoscudo, andando a segno già alla seconda giornata contro il Pisa, alla quarta contro il Pescara (incontri entrambi terminati sul 2-0), per poi trovare il tris la settimana successiva nell'1-1 che matura sul campo dell'Ancona. Al giro di boa saranno altri cinque i gol siglati da Galderisi, di cui uno siglato contro il Cosenza e gli altri quattro realizzati con due pregevoli doppiette messe a segno contro Ravenna e Palermo. A metà campionato il Padova è dunque in zona promozione. Ed il suo bomber più ispirato che mai. Alla terza di ritorno eccolo ferire all'Appiani la sua ex squadra, l'Hellas Verona (cosa già accaduta l'anno precedente), ed alla settima stendere l'Acireale con un'altra doppietta. A fine campionato poi, prima del glorioso spareggio di Cremona, sarà lui l'uomo della provvidenza, riuscendo, con le sue reti, a “salvare” il Padova da tre sconfitte contro Cosenza, Lucchese e Bari. Di fondamentale importanza quella siglata su rigore al San Nicola all'ultima giornata. Il motivo? Perché senza di essa il Padova avrebbe chiuso il campionato al quinto posto, a meno uno dal Cesena, e si sarebbe dunque lasciato nuovamente scappare la promozione in Serie A in extremis.Ma la sua missione non è ancora conclusa: c'è da battere il Cesena nello spareggio-promozione. Dall'alto della sua esperienza, Nanu non delude e sfodera una prestazione di grande cuore, fornendo tra l'altro a Coppola il pallone che il centrocampista romano scaglierà magistralmente alle spalle di Biato per il gol del 2-1 biancoscudato. Un gol sinonimo di Serie A. Queste le parole a caldo di Galderisi qualche istante dopo il triplice fischio: “Erano quattro anni che aspettavo questo momento. Noi abbiamo meritato questa promozione mettendoci il cuore e l'anima. Questa è la dimostrazione che la fortuna ripaga il lavoro fatto. Ma c'è da ringraziare tutti questi tifosi che per tanti anni ci hanno seguito ed hanno sofferto insieme a noi”. Dopo sette stagioni dal suo arrivo a Padova ed a trentun anni d'età, Nanu torna dunque in Serie A. Toccherà a lui l'arduo compito di guidare l'attacco biancoscudato in questa nuova avventura.Sarà però solo una la sua marcatura nella successiva stagione in massima serie (in 21 presenze, di cui 7 da subentrato) anche a causa dell'agguerrita concorrenza dei più giovani Pippo Maniero e Goran Vlaovic, deliziosa intuizione estiva di Piero Aggradi. Ma al termine della regular season, che vede il Padova chiudere il campionato al quartultimo posto ex aequo con il Genoa, c'è una fondamentale battaglia da combattere sul terreno di gioco per difendere quella Serie A tanto sudata l'anno precedente: lo spareggio di Firenze contro i grifoni causa infortunio dello stesso Maniero.Quando il Padova chiama, Nanu risponde sempre presente. La prestazione è di quelle di spessore: è lui ad imbastire l'azione che porta alla rete di Vlaovic, è lui a venire atterrato in area di rigore durante la ripresa facendo gridare al rigore i tifosi biancoscudati posizionati in curva Ferrovia, ed è lui a cercare con il massimo impegno di bucare Spagnulo durante tutto l'arco della partita. O meglio, fino al minuto numero 110, quando viene sostituito da Carletto Perrone in vista dei calci di rigore. Una scelta alquanto indecifrabile da parte di mister Sandreani, poiché il buon vecchio Nanu non era certamente meno abile dagli undici metri rispetto al suo compagno di squadra. Non sarebbe stato per niente male vederli calciare entrambi al termine dei supplementari. Ma per fortuna, anche senza Galderisi, l'epilogo sarà lieto, lietissimo.Ma ormai è giunto il momento delle valutazioni: gli anni di Nanu sono ormai trentatré, quelli da giocatore professionista ai massimi livelli del calcio italiano quindici (aveva esordito con la maglia della Juventus nell'ottobre del 1980 a soli 17 anni). E poi, dopo l'impresa di Firenze c'è la possibilità di chiudere in bellezza l'esperienza biancoscudata. Galderisi si guarda intorno e, dopo aver disputato le sue ultime sette partite in biancoscudato (di cui tre da titolare) all'inizio della stagione 1995-1996, vola negli Stati Uniti insieme a Lalas per giocare nella neonata Major League Soccer con la maglia del Tampa Bay Mutiny, dove sarà compagno di squadra del mitico Carlos Valderrama e dove metterà a segno 12 reti in 37 presenze. Gli ultimi acuti di una grande carriera. Dopo un'ultima annata al New England Revolution, Nanu sceglie infatti di appendere le scarpette al chiodo per impugnare la lavagnetta da allenatore che lo porterà, in quattordici anni, dal 2000 ad oggi, ad allenare altrettante squadre di Serie C (massimi risultati le semifinali playoff disputate alla guida di Foggia e Benevento), non facendosi mancare neppure un'esperienza all'estero, la sua ultima sinora, alla guida dell'Olhanense, nella Primeira Liga portoghese. Alzi la mano chi non spera, in cuor suo, di assistere, un giorno, al ritorno di Nanu all'ombra del Santo...