Bene, dov'eravamo rimasti la scorsa settimana? Sì, alla nuova avventura in cadetteria che attendeva il Padova di mister Sabatini. Una squadra che, per quanto meritatamente, aveva fatto una fatica enorme ad ottenere la promozione. Urgevano dunque rinforzi. E tanti anche.Subito gran lavoro dunque per il neo ds Ivone De Franceschi, che rivoluzionò l'undici titolare portando all'ombra del Santo uno dopo l'altro: il portiere ex Palermo e Brescia Federico Agliardi, il giovane terzino destro scuola Milan Matteo Darmian, il rapido terzino sinistro Francesco Renzetti dall'Albinoleffe, il centrale Trevor Trevisan dal Pisa, l'esperto ex regista di Chievo ed Hellas Verona Vincenzo Italiano, il coriaceo centrocampista argentino del Portogruaro Matias Cuffa ed infine in avanti il giovane albanese Edgar Cani e l'esperto Andrea Soncin rispettivamente da Palermo ed Ascoli. Praticamente un restyling totale. Ma ad andare a segno alla prima giornata di campionato, in casa contro il Modena, fu invece ancora lui, l'eroe di Busto Arsizio: Totò Di Nardo. Rete pesante la sua, poiché permise ai biancoscudati di aggiudicarsi i primi tre punti del campionato. Un campionato che proseguì poi col piede giusto, dato che gli uomini del riconfermatissimo Sabatini subirono la prima sconfitta solamente all'ottavo turno, sull'ostico campo del Crotone. Fino ad allora, infatti, oltre alla vittoria dell'esordio contro il Modena erano arrivati quattro pareggi contro Reggina, Piacenza, Frosinone e Gallipoli ed altri due successi su Ancona e, soprattutto, Torino. Eh sì, gran vittoria quella ottenuta il 22 settembre all'Olimpico sulla neoretrocessa corazzata granata, grazie ad un'altra rete di Di Nardo, la terza stagionale fino a quel momento.Insomma, in casa Padova si respirava aria nuova. D'altronde, nessuno si sarebbe mai aspettato un avvio di campionato così ricco di soddisfazioni da parte di Faisca e compagni, partiti con l'obiettivo di una salvezza tranquilla. Ma si sa, l'appetito vien mangiando. Ecco dunque i biancoscudati riprendersi alla grande dal KO dello Scida andando a superare in scioltezza il Mantova all'Euganeo per 3-0 (reti di Italiano, Rabito e Cani), portandosi così al secondo posto in classifica a quota 16 punti a pari merito con il Cesena, a sole due lunghezze di distanza dal Frosinone capolista.L'entusiasmo era alle stelle. In barba alla scaramanzia la parola Serie A iniziava già a circolare sulle bocche della gran parte dei tifosi. Tanto più dopo aver visto la squadra allungare la propria striscia positiva grazie ai pareggi contro Grosseto, Triestina e Cittadella ed al successo interno per 3-1 contro la Salernitana fanalino di coda del campionato. E così, come per magia, il 15 novembre il Padova si ritrovò ad avere la possibilità di conquistare il primo posto (ex aequo con il Cesena) in caso di successo sul campo del Lecce secondo in classifica. Impresa non semplice, certo, ma a sbloccare il risultato in favore dei biancoscudati, catapultandoli così in vetta al campionato, ci riuscì al 62' l'uomo che non ti aspetti: William Jidayi. Il primato, però, resistette purtroppo solo otto minuti: giusto il tempo di vedere Corvia pareggiare i conti su calcio di rigore. Ed oltre al danno arrivò anche la beffa, con Vives a fissare il punteggio sul 2-1 a 5' dal 90'. Un vero peccato, ma in ogni caso il piazzamento playoff continuava a rimanere una piacevole realtà per Di Nardo e compagni. Nonostante ciò, però, l'interruttore dei risultati si spense tutt'a un tratto: nelle successive sette giornate, infatti, maturarono ben sei sconfitte a fronte di una sola vittoria (paradossalmente ottenuta in casa contro il Cesena secondo in classifica). Risultati inspiegabilmente desolanti, che ridimensionarono del tutto le velleità promozione di un Padova a quel punto scivolato al quindicesimo posto, ad un solo punto di distanza dalla zona playout.La panchina di Sabatini iniziò a traballare pericolosamente, il pari a reti bianche che maturò alla prima di ritorno in casa del Modena sembrava un buon viatico in vista di un'inversione di tendenza, ma dopo l'arrivo di due ulteriori sconfitte contro le rivali-salvezza Reggina e Piacenza, il presidente Cestaro optò per l'esonero del tecnico perugino. Scelta inevitabile dato il piazzamento in zona retrocessione di una squadra ormai ridotta all'ombra di se stessa, nonostante arrivi importanti registrati nel mercato di gennaio quali quelli del giovane talento scuola Atalanta Giacomo Bonaventura, del compianto Piermario Morosini in prestito dall'Udinese e del quotato attaccante pugliese Daniele Vantaggiato, che aveva militato nella prima metà del campionato tra le fila del Torino. Per sostituire “il ragazzo capellone” alla guida del gruppo, la società cercò di mettere sotto contratto Arrigoni prima e Bergodi poi, ricevendo però “picche” da entrambi. Poi, all'improvviso, il nome del nuovo tecnico: Nello Di Costanzo.“Nello chi?”, si domandarono i tifosi. Sì, Cuono “Nello” Di Costanzo, romano classe '61, ex tecnico in Serie B di Ascoli e Messina ed in precedenza del Venezia, passato sotto la sua guida dalla C2 alla C1 nel 2006. Un nome che certo non accendeva gli entusiasmi della piazza. Ma si sa, nel bene e nel male, nel calcio è sempre il campo a fare da giudice. L'obiettivo era quindi uno solo: abbandonare quam primum le sabbie mobili della bassa classifica. Ma la missione fallì: insufficienti i 13 punti racimolati nelle successive dieci giornate dal nuovo allenatore, mai realmente entrato nelle grazie della tifoseria per via del gioco poco spumeggiante espresso dalla squadra sotto la sua gestione. Così, dopo un deludentissimo pari esterno sul campo della Salernitana lanterne rouge ormai condannata alla retrocessione, ecco tornare al comando della truppa biancoscudata, come un deja vu della stagione precedente, il vecchio condottiero di mille battaglie: Carlo Sabatini, chiamato ad ottenere la salvezza per non vanificare quanto guadagnato la precedente stagione. Impresa tutto sommato non proibitiva. D'altra parte, la media punti di Di Costanzo non era stata proprio malvagia ed il diciassettesimo posto, sinonimo di permanenza in Serie B, distava solamente un punticino. La squadra, però, evidentemente non voleva proprio saperne di ingranare: infatti dopo un incoraggiante nuovo esordio del tecnico umbro con un pari interno contro il Lecce capolista, arrivarono successivamente un pesante KO per 4-0 al Castellani di Empoli, uno 0-0 nel derby del Menti contro il Vicenza, un 1-1 in casa contro il Sassuolo ed una nuova, pronosticabile sconfitta, sul campo del Cesena.Morale? A tre giornate dal termine il Padova si ritrova al terzultimo posto, a meno tre punti dalla zona playout. Il baratro era vicino, occorrevano urgentemente risultati positivi. Proprio come la stagione precedente per conquistare i playoff in Lega Pro. Fortunatamente, nelle gare successive, i biancoscudati dovevano affrontare due squadre, Ascoli ed Albinoleffe, che non avevano ormai più nulla da chiedere al campionato, già certe di un anonimo piazzamento di centro classifica. E l'esito fu quello sperato: doppio successo degli uomini di Sabatini rispettivamente per 3-1 e 2-1 (partita contro i lombardi a dir la verità molto sospetta...), e Padova che riacciuffò la zona playout a più uno sul Mantova terzultimo in classifica, portandosi a meno due punti dalla zona-salvezza. Insomma, era chiaro che l'ultima giornata sarebbe stata a di poco cruciale. Una di quelle gare che, come si suol dire, valgono un'intera stagione. Tra la vittoria e la sconfitta, in ballo la permanenza in B o la retrocessione in Lega Pro dopo un solo campionato cadetto.In un afoso 30 maggio, nella cornice di un Euganeo gremito (quasi 14000 spettatori totali) era atteso il Brescia di Beppe Iachini, secondo in classifica ed in serie positiva da dieci giornate, che in caso di vittoria sarebbe approdato matematicamente in Serie A. Insomma, in campo si preannunciava spettacolo. Ed in effetti la gara non tradì le aspettative sin da subito, con “l'uomo della provvidenza” Totò Di Nardo, che già dopo tre giri di lancette sbloccò il punteggio in favore dei biancoscudati insaccando di testa un calibratissimo traversone dalla sinistra di Renzetti. Ma il Brescia non diede certo per vinto, provando a pungere con Baiocco e Budel, mentre il Padova rispose con una fucilata dai trenta metri di Italiano e con una rovesciata di Soncin abilmente sventate dal portiere ospite Arcari. Incredibile: i biancoscudati erano tornati ad essere squadra vera. Una squadra capace di raddoppiare agli sgoccioli del primo tempo con una capocciata del… “Cabezon” Matias Cuffa, su assist direttamente da calcio di punizione del solito Renzetti. Un solo imperativo in vista della ripresa: difendere il vantaggio. E così fu: 2-1 il finale, con il Brescia ad accorciare le distanze al 76' con Caracciolo su calcio di rigore ed il Padova comunque a reggere fino al triplice fischio, rischiando anche di segnare il gol del 3-1 all'86 con Di Nardo, che timbrò un palo a tu per tu con Arcari. Sfortunatamente, però, l'exploit finale contro il Brescia non bastò ad ottenere la salvezza diretta: colpa dei contemporanei risultati positivi conseguiti dalle concorrenti degli uomini di Sabatini, vale a dire Vicenza, Modena, Reggina ed Ancona. Il responso fu dunque chiaro: playout contro la Triestina, che chiuse il campionato a pari merito con i biancoscudati a 51 punti (quota davvero elevata per i playout), risultando però in vantaggio nel computo degli scontri diretti, così da godere della possibilità di giocare la gara di ritorno al Rocco, di fronte al proprio pubblico. Fondamentale dunque per il Padova riuscire a mettere le cose in chiaro già al termine della gara d'andata, in programma il 4 giugno.Di fronte ai 13500 dell'Euganeo che accolsero le squadre sul terreno di gioco con bandiere, sciarpe e coreografie biancoscudate, il punteggio però sembrava non volersi schiodare dallo 0-0, complice l'atteggiamento conservativo assunto dagli alabardati di Daniele Arrigoni, proprio il tecnico che pochi mesi prima aveva rifiutato le avances del Padova dopo l'esonero di Sabatini. Allora, per cercare di spostare gli equilibri sul terreno di gioco, Cestaro si reinventò tattico della squadra, mettendo a punto la “barriera sparpagliata”. Al rientro delle squadre negli spogliatoi per l'intervallo, l'imprenditore di Schio prese per il braccio il ds De Franceschi: “Scendi giù – gli ordinò – e di' a Sabatini di mettere la difesa più sparpagliata, perché messi così, tutti in fila, è più semplice per gli avversari. Dobbiamo vincere, nel secondo tempo voglio vederne tre dietro e sette davanti”. Checchi obbedì. O meglio, finse di farlo. Al triplice fischio il punteggio era ancora fermo sullo 0-0. Ergo, come l'anno precedente, sarebbe occorsa una nuova impresa esterna all'ultima battaglia per salvare la stagione. Un nuovo pareggio avrebbe infatti arriso alla compagine giuliana.Come fare per replicare il successo di Busto? Semplice, scendendo in campo con la stessa maglia, quella giallo fluo. Ed i risultati, in effetti, si videro sin da subito, quando già al 2' Vantaggiato sbloccò le marcature con un potente mancino dal limite dell'area facendo esplodere di gioia i 2000 tifosi biancoscudati che erano riusciti ad aggiudicarsi un biglietto per il settore ospiti del Rocco, oltre ovviamente a quelli rimasti in città a fremere di fronte ai maxischermi o ai televisori. La reazione triestina non si fece però attendere, con l'ariete Denis Godeas che tentò di riportare il punteggio in parità con una repentina girata di destro prima e con un colpo di testa da distanza ravvicinata poi, sul quale Agliardi si rivelò per fortuna provvidenziale. Ma era il Padova a condurre il gioco, a meritare di rimanere in Serie B. Così, dopo tre nuovi squilli di tromba del vivacissimo Vantaggiato ancora nel corso del primo tempo ed un gol annullato ad Italiano in avvio di ripresa, ecco arrivare finalmente il sigillo del 2-0 al 66' con Cuffa, abile a ricevere il pallone poco fuori dall'area di rigore, ad eludere la marcatura di Cottafava con un beffardo tunnel, ed infine ad insaccare la sfera alle spalle di Calderoni, siglando così il proprio settimo centro stagionale. Fu il colpo di grazia per i padroni di casa, che tentarono di reagire al doppio svantaggio, costretti però ad arrendersi di fronte ad un Agliardi in versione saracinesca. Ed a mettere la ciliegina sulla torta ad una serata perfetta ci pensò poi Bonaventura, a cinque minuti dal 90'. 3-0 e via ai meritatissimi festeggiamenti. Tra i più osannati dai tifosi senza dubbio mister Sabatini, nuovamente artefice di un'impresa tanto prestigiosa quanto insperata. Ma il suo tormentato rapporto con il Padova era ormai giunto al capolinea. Necessario voltare pagina sia per lui che per la società biancoscudata in vista della stagione successiva.Una stagione che – per la cronaca – vedrà nuovamente la partecipazione in cadetteria della Triestina, ripescata poche settimane dopo i playout a causa del fallimento dell'Ancona. Alla fine dunque si rivelò ininfluente lo spareggio tra biancoscudati ed alabardati per la permanenza in Serie B, ma si sa, nel calcio come nella vita, l'onore prima di tutto. Sempre.
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Il Padova e Carlo Sabatini, una storia vincente [parte 2]: le gioie, le delusioni ed il gustoso lieto fine della stagione 2009-2010
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