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Il Padova prima del… Padova: la preistoria biancoscudata

Alessandro Vinci
Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì

~~Preistoria: anche per il Padova ne esiste una. D'altra parte, la fondazione di una società calcistica non avviene dal nulla. Tutt'altro. Nel caso di quella biancoscudata, datata 1910, tutto inizia infatti sin dal lontano 1899, anno in cui Tullio Angeli tornò nella sua Padova da un lungo soggiorno svizzero con una sfera di cuoio sottobraccio: il primo pallone da calcio della nostra città. Ebbene sì, fu proprio lui ad importare il foot-ball (com'era ancora chiamato in Italia questo semisconosciuto sport britannico) all'ombra del Santo dopo averlo conosciuto e praticato nel paese elvetico, già dotato di una propria federazione calcistica sin dal 1895 e di un campionato nazionale dal 1897. E non gli ci volle molto per fare i primi proseliti, pionieri del calcio padovano alla continua ricerca di un terreno di gioco non troppo accidentato dove piantare a terra due pali collegati da una fettuccia a mo' di traversa e dedicarsi a questa nuova attività sportiva in mutandoni e mezze maniche. Che detta così sembra una scena “fantozziana”, ma in realtà i suoi protagonisti erano nientemeno che i rampolli dell'aristocrazia e dell'alta borghesia cittadina: marchesi, conti, baroni, figli e nipoti di senatori, c'erano proprio tutti. Pazzi per il calcio. Loro che di tempo da spendere ne avevano.Leggenda narra poi che la prima partita disputata da questa primitiva compagine padovana contro un'altra squadra del territorio risalga al 1902 e si sia svolta contro una non meglio precisata squadra vicentina: il poeta e scrittore Agno Berlese nel 1933 sostenne fosse il neonato Vicenza Calcio, fondato proprio nel marzo del 1902, ma le cronache testimoniano come la prima gara disputata dai berici nella loro storia abbia avuto luogo nella primavera dell'anno successivo. Il mistero dunque permane, così come quello relativo al risultato finale di questo inedito incontro. Eh sì, mica facile parlare di preistoria in ambito calcistico, ove le uniche fonti affidabili, cioè quelle scritte, risultano purtroppo rarissime, se non inesistenti. Ma andando a spulciare gli almanacchi dello stesso Vicenza Calcio, ecco comparire una compagine padovana con cui i berici si sono contesi i campionati veneti di Terza Categoria (il livello calcistico più basso dell'epoca) nelle edizioni 1905 e 1906, uscendone vincitori in entrambe le occasioni, seppur nel secondo caso solamente allo spareggio dopo le consuete gare andata-ritorno. Sempre al 1906 (ma al mese di giugno) risale poi la disputa, da parte di quest'antenata dell'ACP, di una gara in trasferta contro il Milan, nel quadro degli eventi legati all'EXPO 1906, alla quale partecipò con il nome di “Club Ginnastica e Scherma Cesarano Padova”. Ossia quello di un circolo polisportivo fondato nel 1868 dallo schermidore Federico Cesarano, al quale dunque questo gruppo di pionieri del pallone evidentemente si affiliò per poter disputare gare più o meno ufficiali. Un gruppo di pionieri che iniziava ad essere composto da giovani i cui nomi sarebbero apparsi quattro anni più tardi tra le fila della prima formazione del Calcio Padova, come ad esempio Giustiniano Bellavitis, Giorgio Treves de' Bonfili, Guido Pozzi e Venturi (il nome di quest'ultimo è ignoto). Giocatori che sulla carta certo non potevano impensierire i neocampioni d'Italia rossoneri. Insomma, Davide contro Golia.Così Herbert Kilpin, giocatore-allenatore milanista (nonché co-fondatore della società), scelse di imbottire l'undici titolare di giovani e seconde linee. Risultato? 0-0 al termine dei tempi regolamentari e sofferta vittoria dei padroni di casa al golden goal al termine della prima frazione supplementare. Niente male per il piccolo Club Cesarano, ricordato così da un tifoso dell'epoca al già citato Agno Berlese: “Allora il gioco del calcio era rude e pericoloso e le tranquille famiglie borghesi avevano il sacro terrore di quel gioco che si definiva “da facchini”! Ma a noi, sin d'allora, fremeva nel sangue il “fuoco sacro” e, sfidando le ire materne, correvamo ad ammirare le epiche gesta di Zanirato, il portiere-balenottero, famoso nei rimandi di pugno e soffice materasso di ciccia sul quale rimbalzavano gli avversari. E ci esaltavamo ammirati ai guizzi agili e felini dell'ingegner Romanin Jacur, l'indimenticabile portiere. E Bellavitis, il capriolo elegante e tempista, e Treves, l'infaticabile barone, il cui fiato era pari soltanto… all'ornamentale appendice nasale che ci colpì sin d'allora, e Crippa, l'inside sinistro, audace e velocissimo, e Pozzi, Baggio, Bressan, Sarto e tutti gli altri di cui ci sfugge il nome ma non muore il ricordo”.Dopo la onorevole sconfitta patita a Milano e la disputa di qualche torneo regionale, poi, ecco Treves de' Bonfili e compagni tornare a concentrarsi sulla Terza Categoria veneta, cercando di soffiare il titolo ai rivali vicentini. Missione, però, purtroppo fallita: furono ancora i biancorossi a monopolizzare i tornei del 1907 e del 1908 (che videro anche la partecipazione di una terza squadra: nel 1907 la Ginnastica Marziale di Mestre e nel 1908 il neonato Venezia), anno, quest'ultimo, in cui l'attività del gruppo iniziò ad allentarsi, complice il ritiro di alcuni elementi ormai non più giovanissimi, chiamati “alle armi” da mogli e impegni lavorativi.Sembrava tutto finito. In realtà tutto doveva ancora iniziare.Il cuore del calcio padovano tornerà infatti a pulsare con nuovo vigore in una fredda sera del gennaio del 1910, in Piazzetta Della Garzeria numero 3. Un cuore che oggi, centocinque anni più tardi, batte ancora fiero ed affamato di successi.