rubriche

“L’importante non è non cadere mai, ma sapersi rialzare dopo una caduta”: reti e tenacia di Davide Succi

“L’importante non è non cadere mai, ma sapersi rialzare dopo una caduta”: reti e tenacia di Davide Succi - immagine 1
Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
Alessandro Vinci

Padova Store di via VIII febbraio, 29 marzo 2012. Vale a dire il giovedì successivo alla storica vittoria ottenuta dal Padova sul campo del Vicenza dopo 54 anni. A raccogliere l'abbraccio di oltre 300 tifosi festanti è lì presente il match winner della gara: Davide Succi. Cori, ringraziamenti, pacche sulle spalle e quant'altro per l'attaccante biancoscudato. Ad un tratto gli si presenta di fronte un ragazzino, uno come tanti. Foto ed autografo di rito, poi una frase: “Posso lasciarti una lettera”? Non se l'aspettava, il Cigno. Sorride ed annuisce, poi prende la busta.Ma occorre fare un passo indietro, perché la storia di Succi al Padova non inizia certo dal derby contro il Vicenza. Inizia ben dieci anni prima, nell'estate del 2002, quando Ruben Buriani, l'allora DS biancoscudato, lo portò ventenne alla corte di mister Frosio ingaggiandolo in prestito stagionale dal Chievo dopo averlo visto mettere a segno 14 reti in Serie C2 con la maglia della Poggese nella precedente stagione. E l'acquisto si rivelò subito azzeccato: primi due centri nel corso del girone eliminatorio di Coppa Italia di Serie C contro SPAL e Pordenone, seguiti poi da un'ottima regolarità di realizzazione anche in campionato, in C1, a formare con Ciro Ginestra un affiatatissimo tandem offensivo capace di totalizzare nel corso della stagione ben trentanove reti: venticinque il Cobra, quattordici il (futuro) Cigno. Mica male. Tra le vittime del giovane attaccante bolognese nelle prime fasi del campionato, la Pro Patria (doppietta), la SPAL (altra doppietta), il Lumezzane ed il Varese, per un totale di sei reti nelle prime otto giornate. Poi, dopo un novembre a secco, eccolo di nuovo tornare al gol punendo consecutivamente, nelle ultime quattro gare del girone d'andata, Arezzo, Albinoleffe, Lucchese ed Alzano. Insomma, fu anche grazie alle sue marcature che il Padova riuscì a qualificarsi al termine del campionato per i playoff poi persi in semifinale contro lo stesso Albinoleffe. Reti che certo non passarono inosservate nelle categorie superiori. A reclamarlo in Serie B fu il neoretrocesso Como, che lo prelevò, sempre in prestito, dal Chievo. Sembrava la fine della storia biancoscudata di Davide Succi. Invece no. La sua strada avrebbe nuovamente incrociato quella del Padova sette anni più tardi, nel 2010.Nel frattempo, per il bolognese, dopo quella che si rivelerà essere la deludente esperienza comasca, altre due avventure non trascendentali tra le fila di SPAL e Lucchese, seguite poi – finalmente – dall'arrivo a Ravenna, dove il Cigno trova il proprio habitat naturale: 7 reti la prima stagione, 18 la seconda a trascinare i propri compagni verso la conquista della Serie B, e 17 in cadetteria la terza. Marcature, queste ultime, che se da un lato risultano inutili per evitare alla società romagnola il mesto ritorno in terza serie dopo un solo anno di B, dall'altro gli fanno guadagnare il prestigioso ingaggio da parte del Palermo, in Serie A. Un Palermo che in attacco poteva però contare sull'inamovibile duo Cavani-Miccoli. Inevitabilmente, dunque, tante presenze da subentrato per l'ex Ravenna, capace di mettere ugualmente a segno 6 reti nel corso del campionato, da vero segugio dell'area di rigore. Ma la stagione successiva, a causa dell'arrivo di Javier Pastore e della crescita del baby talento uruguaiano Abel Hernandez, di posto utile ce ne sarà ben poco. Ragion per cui nel gennaio del 2010 si trasferisce in prestito semestrale al Bologna per poi tornare all'ovile rosanero, in attesa di nuovi stimoli: “Il mio unico sogno è di andare a giocare dove davvero mi vogliono, in un club che creda in me”, dichiara a fine giugno alla Gazzetta dello Sport. Detto fatto: alla sua porta (o meglio, a quella del Palermo) si presenta il Padova, appena salvatosi ai playout in Serie B ed alla ricerca di una prima punta di comprovata affidabilità. Il Cigno non ci pensa su due volte, memore anche della positiva stagione di sette anni prima: offerta accettata, Succi torna in biancoscudato. Il nuovo tecnico Alessandro Calori punta su di lui per bucare le reti delle squadre avversarie. E non verrà deluso.Prima gara della sua seconda esperienza all'ombra del Santo ed ecco già il primo sigillo, in casa contro il neopromosso Novara all'esordio in campionato, con un bel colpo di testa ad anticipare il portiere in uscita su delizioso assist dalle retrovie di Italiano. Poi, dopo aver dato forfait la settimana successiva a Crotone, causa febbre, ed essere rimasto a secco al terzo turno a Modena, ecco il ritorno al gol al quarto turno, con una pregevole doppietta inflitta alla Reggina (un gol su rigore, l'altro su azione), battuta perentoriamente per 4-0 di fronte al pubblico amico. E di lì in poi, dopo uno scialbo 0-0 maturato a Trieste nel turno successivo, il Cigno non si fermerà più: undici gol nelle dieci giornate a cavallo tra il sesto ed il quindicesimo turno, ad assicurare al Padova buona costanza di risultati ed a formare con Vantaggiato e Di Gennaro il cosiddetto attacco in 3D (Davide, Daniele e Davide) nel 4-3-1-2 di Calori. Di testa, di piede, su rigore, su punizione, in area, da fuori… Succi è inarrestabile, segna in ogni maniera. La piazza è in visibilio, era da tempo che non si vedeva un bomber con un tale killer instinct, ed i tifosi iniziano a soprannominarlo “Re Davide”. Lui apprezza e ringrazia, dice anche di avere in testa un preciso traguardo di reti, ma sceglie di non esternarlo per scaramanzia. D'altra parte, i numeri parlano chiaro: 14 reti in 14 partite giocate. Una media da brividi. Una media, esaminando le prime e seconde serie dei maggiori campionati europei, seconda solo a quella fatta registrare da due signori chiamati Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. A chi glielo fa notare, Succi risponde: “Non ci penso, la classifica marcatori la guarderò solamente a fine stagione. Non è il momento di badare ai singoli”. Sempre modesto e pacato, il Cigno. Sempre umile ed umano, in un mondo, quello del calcio, in cui semplice è montarsi la testa ed atteggiarsi da campioni anche senza averne effettivo motivo. Alle parole preferisce i fatti, ai calcoli i gol, come quello che il 10 dicembre stende il Sassuolo all'Euganeo, facendo riscattare la squadra dopo tre sconfitte consecutive maturate contro Vicenza, Varese ed Ascoli. Nessuno però poteva ancora immaginare che sarebbe stato l'ultimo della stagione per Re Davide. Ebbene sì.15 gennaio, prima giornata di ritorno. Il Padova va a fare visita al Novara dell'ex Tesser. Sembra una partita come le altre. Invece no. Verrà ricordata a lungo. Dodicesimo minuto, Succi stacca alto tra la nebbia del Piola per addomesticare di petto un pallone spiovente in anticipo sull'azzurro Porcari. Poi il crac, l'urlo di dolore, le lacrime, l'uscita dal campo in barella mani al volto: vuoi per la sfortuna, vuoi per il terreno sintetico, al momento del contatto col terreno il tendine d'Achille della gamba sinistra salta completamente. Uno degli infortuni più temuti da ogni calciatore. Il responso è chiaro: occorre l'intervento chirurgico. Alla vigilia dell'operazione, fissata per il mercoledì successivo, il Cigno a Bresseo non nasconde il proprio rammarico: “Purtroppo non posso più contraccambiare in campo l'affetto della gente di Padova, ma desidero ugualmente ringraziarla tanto perché sento che qui tutti mi vogliono bene. Mi sarebbe piaciuto raggiungere i 25 gol stagionali di Prendato, un vero peccato essermi infortunato, anche perché questa maglia e questa squadra me le sentivo proprio mie. Ora vado a chiedere ai miei compagni di raggiungere i playoff, perché lì potrei esserci. Se mi fanno questo grosso regalo poi ricambierò a dovere”. Eh sì, perché i giornali e le televisioni parlano di quattro o quattro mesi e mezzo di stop. Patrizio Sarto, il medico della squadra, addirittura di tre.A Pavia l'intervento riesce con successo, almeno stando a quanto comunicato con sollievo dal sito ufficiale biancoscudato pochi minuti dopo la conclusione dello stesso. Ma evidentemente così non fu, poiché nel corso della lenta fase di recupero subentrarono alcune complicazioni (scollamento longitudinale di alcune fibre tendinee) che resero necessaria una seconda operazione, effettuata il successivo 15 giugno. Ossia tre giorni dopo l'infelice gara di ritorno della finale playoff disputata dai suoi compagni proprio sul funesto sintetico di Novara. Insomma, al termine della stagione la fine del tunnel era ancora ben lungi dall'apparire per il Cigno. Il Padova nel corso del mercato estivo non lo riscatta, insensato spendere 800mila euro per la metà di un giocatore infortunato. Ed il percorso biancoscudato di Succi sembra di nuovo giunto al capolinea.Ma il colpo di scena è dietro l'angolo: 31 agosto, ultimo giorno di trattative, Re Davide torna nuovamente (in prestito) a Padova. E dopo averlo visto scendere in campo con la squadra Primavera ad inizio novembre, i tifosi assisteranno al suo rientro in campo con la prima squadra il 6 gennaio successivo, praticamente ad un anno da quel maledetto pomeriggio novarese, all'89' della gara interna contro l'Ascoli. Il calvario è finito. Finalmente. Ormai è solo questione di ritrovare la forma migliore, ma soprattutto il gol. Tempo di smaltire un altro paio di infortuni fisiologicamente dovuti al lungo stop, ed il Cigno torna titolare in occasione del derby contro il Vicenza del 26 marzo. Una gara diversa dalle altre: c'era da consolidare il quinto posto playoff, ma per farlo sarebbe occorso espugnare il Menti dopo ben 54 anni dall'ultimo exploit in terra berica, datato 9 marzo 1958. Allo stadio, nonostante si giochi in un televisivo lunedì sera, l'atmosfera è quella delle grandi occasioni. Gli oltre mille tifosi biancoscudati presenti nel settore ospiti non aspettano altro che di esultare. E Succi non vuole certo deluderli, provando già dopo 11' ad impensierire Frison con un fendente da fuori area che termina di poco a lato del secondo palo. Sono le prove tecniche per il ritorno al gol dopo oltre 15 mesi di astinenza. Un gol che infatti si materializza solo tre minuti più tardi, quando Re Davide si avventa su una palla respinta da Giani su lancio dalle retrovie di Marcolini e dai venti metri va a spedirla di controbalzo direttamente nell'angolino basso alla sinistra del portiere di casa, proprio sotto la curva occupata dai tifosi biancoscudati. Il boato è fragoroso. L'urlo del Cigno liberatorio. Il gol decisivo. Il punteggio infatti non muterà più.Ed eccoci tornati al Padova Store. Eccoci tornati alla lettera del ragazzino, che Succi sceglie di leggere una volta tornato a casa, in piena tranquillità. Lì scritte, parole di ringraziamento per il gol messo a segno nel derby, parole di sollievo per il lungo stop ormai alle spalle e di speranza per una possibile promozione in Serie A. Poi una citazione tratta da Rocky: “Nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l'importante è come sai resistere ai colpi, come incassi, e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti. Così sei un vincente!” E Succi aveva ampiamente dimostrato di esserlo, da vero campione. Saranno altre nove le presenze stagionali del Cigno (di cui cinque da subentrato), poi, il ritorno al Palermo, sempre detentore del suo cartellino. Il Padova sceglie di non puntare più su di lui, rinunciando a metterlo nuovamente sotto contratto. Ma la valutazione si rivelerà a dir poco errata, come testimoniano i 15 gol che metterà a segno nel successivo campionato tra le fila del Cesena, che ne aveva gratuitamente (!) rilevato il cartellino. Un Cesena con cui la scorsa stagione ha ottenuto la promozione in Serie A, campionato in cui, finora, è sceso in campo in sole quattro occasioni, togliendosi però lo sfizio di segnare al Milan al quinto turno (1-1 il finale al Manuzzi). Troppo poco per uno come lui. Uno che ha costante bisogno di sfide e motivazioni sempre nuove. Uno che ha bisogno del gol come del pane. A 33 anni, nel futuro del Cigno qualche nuova esperienza in B o in Lega Pro, per continuare a fare la differenza.E se il suo nome tornasse di attualità alle nostre latitudini nel caso di un ormai probabilissimo ritorno biancoscudato in terza serie?