Amarcord

OLTRE i 90′ | Cari giocatori del Padova di oggi, ecco chi è Lalas

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A spasso tra i ricordi di un giovane tifoso degli anni ’90

Giacomo Stecca

Qualche giorno fa, durante il programma “Solo per la Maglia”, parlando con due giovani calciatori, ospiti della trasmissione, ho realizzato come non avessero la più pallida idea di chi fosse Alexi Lalas, uno dei miei idoli calcistici di gioventù. Ecco perché ho deciso di scrivere un pezzo sul primo americano che ha calcato i campi da gioco dello Stivale.

Lalas fa parte della storia del Padova

Alexi (vero nome Panayotis Alexander) nacque da padre greco e mamma statunitense l’1 giugno 1970 a Birmingham, in Michigan. Il calcio fece presa su di lui sin da giovanissimo. Giocando nella squadra del suo College, il Rutgers, si conquistò la prima convocazione in nazionale maggiore, a vent’anni, nel 1991 e, tre anni dopo, fu uno dei titolari durante i mondiali casalinghi di “Usa ’94”. La rappresentativa a stella e strisce, qualificatasi in quanto nazione ospitante, superò il girone iniziale composto da Svizzera, Colombia e Romania e si arrese agli ottavi di finale solamente a un certo Brasile che qualche settimana più tardi diventò campione del mondo per la quarta volta nella sua storia.

Lalas in tutto ciò, impressionò positivamente pubblico e addetti ai lavori, tanto che molte squadre europee (e non solo) si interessarono al suo tesseramento. Tra tante, la spuntò il Calcio Padova. La squadra della mia città, appena promossa in serie A, decise di puntare su quel giovane giocatore che così bene aveva fatto al Mondiale (segnando anche un goal contro la Colombia, annullato però dall’arbitro italiano Fabio Baldas) con l’intento evidente di esportare il Biancoscudo nel mercato d’oltreoceano. Il ragazzo era, di fatto, il primo giocatore statunitense a giocare nel nostro campionato e l’impatto fu incredibile. Prima di tutto dal punto di vista mediatico. Il suo look istrionico composto da capello lungo  e pizzetto, ispirato per sua stessa ammissione ad un autista che guidava il pullman del suo liceo, unito alla sua passione per la musica rock, che suonava assieme a un gruppo di nome Gypsies, lo fece diventare subito popolarissimo tra i tifosi patavini e non solo.

Mi ricordo, in maniera nitidissima, la prima volta che lo vidi in televisione. Se non ci fosse stato mio nonno a spiegarmi che quel ragazzone barbuto era un giocatore  di calcio, io avrei di sicuro pensato fosse un musicista. Stavo guardando la trasmissione “Domenica Sportiva”, il giorno dell’epico ritorno del Padova in serie A dopo trentadue anni, contro la Sampdoria, quando apparve lui, con chitarra in mano, una camicia da boscaiolo aperta la quale faceva intravedere una t-shirt bianca. Apostrofò amichevolmente la giornalista della Rai dicendo:”Ciao bella”, spiegò che contrariamente a quello che si diceva in giro lui non era per nulla astemio e che, arrivato in Italia da poco aveva già imparato tre parole importanti: Gnocchi birra e...

Un tripudio di ilarità.

Istrione fuori dal campo

Questo fu solo il primo di svariati episodi i quali fecero capire a me e a tutti i tifosi padovani come quel giovane fosse davvero unico nel suo genere. Nessuno nel nostro paese aveva mai visto un calciatore come Lalas prima di allora. Alexi era, per dirla in inglese, free as a bird, un uomo sincero e spontaneo  a cui riusciva difficile seguire un copione o rispettare delle regole come facevano la maggior parte dei suoi colleghi. Per lui il calcio era più un gioco che una professione e lo viveva come tale. Esempi pratici di questa sua filosofia di vita li vidi con i miei occhi nelle interviste post-partita di quell’anno, in cui non rinunciava a scherzi e battute neppure dopo sonanti sconfitte. Se cercate su YouTube potrete trovare un video in cui insulta (in maniera ingenua, bonaria e grammaticalmente scorretta) il Mister della Roma Zdenek Zeman, reo di averlo criticato qualche giorno prima, o quello in cui dopo l’ennesima gara in cui il Padova non riuscì a vincere fece notare al cronista come anche Rome wasn’t built in a day

Alexi non era però solo uno showman, anzi, prima di tutto era un calciatore. Ovviamente il periodo di adattamento fu lungo e non di certo facile. Stiamo parlando di un giovane ragazzo statunitense che cercava di sfondare nel campionato italiano dell’anno 1994, probabilmente uno dei tornei col tasso tecnico più elevato di sempre.Dopo le prime difficoltà, sia per il Padova che per il difensore yankee, arrivarono grandi soddisfazioni. Il tutto iniziò in modo inaspettato nella partita contro il Milan campione d’Italia e d’Europa in carica. Nei sei incontri precedenti, la squadra di Mauro Sandreani aveva raccolto solo un punto. Chi si poteva immaginare che proprio contro la corrazzata guidata da Fabio Capello sarebbe arrivata la prima vittoria della stagione? Eppure andò così e il giocatore biancoscudato che segnò il primo goal contro i Rossoneri fu proprio Lalas, che al minuto numero ventitrè complice l’uscita non felicissima del brobdignangiano portiere Sebastiano Rossi insaccò la palla in rete. Una quarantina di minuti più tardi Franco Gabrieli segnò il secondo goal ed il resto è storia, per noi popolo padovano.

Per non smentire il proprio personaggio sempre sopra le righe, nella zona interviste post match, alla domanda fatta dall’intervistatore il quale voleva sapere se Alexi trovasse giusta l’ammonizione arrivata per l’esultanza dopo la rete del vantaggio, Lalas lo guardò titubante e poi chiese: “Eh, non lo so… sono queste le Rules?” Alla risposta affermativa del giornalista l’americano ribattè: “Ah OK, allora sorry!, terminando con una fragorosa risata.Da lì in poi la squadra non si fermò più e grazie anche alle vittorie contro corazzate del calibro di Inter, Juventus e Lazio riuscì ad acciuffare all’ultima giornata la possibilità di giocarsi lo spareggio salvezza contro il Genoa.

Salvezza che arrivò proprio contro i grifoni a Firenze il 10/06/1995 dopo dei soffertissimi calci di rigore e che è tutt’ora un ricordo meraviglioso per tutti i tifosi biancoscudati e non solo. Anche i giocatori che hanno fatto parte di quella stagione irripetibile conservano gelosamente quei momenti nei cassetti della loro memoria.Lo stesso Lalas ha parlato di quegli attimi da brivido, con gli occhi che brillavano per l’emozione, l’11 luglio del 2019, data del suo ritorno a Padova dopo ventitrè anni di assenza. Davanti a un centinaio di tifosi che lo attendevano ansiosi sugli spalti dello stadio Appiani, Alexi assieme ad alcuni suoi compagni dell’epoca, come Filippo Maniero e il capitano Damiano Longhi fece rivivere a tutti i presenti, quella stagione magica fatta di partite, allenamenti ma anche e soprattutto di amicizie, scherzi e avventure fuori dal campo.

Da quel 1994/1995 Il  Calcio Padova non ha più raggiunto la tanto agognata Serie A, pur avendoci provato in tutti le maniere possibili. Da tifoso, sono convinto che ci proverà ancora ed ancora fino alla totale riuscita della missione, ma  voglio concludere questo scritto citando le ultime parole dette, quel caldo giorno di luglio, dal filosofo Panayotis ai suoi discepoli biancoscudati, le quali fanno capire molto bene il tipo di persona che è Alexi, oltre alla mentalità sportiva che gli appartiene: “Il Padova è una squadra che rappresenta una città con tanta storia, ma se non ritorneremo a quei livelli non sarà un dramma. Lo scudo non cambierà, cambieranno i proprietari, i giocatori e i dirigenti, ma questo Scudo resterà sempre. È una questione di fede, di modo di vivere”. Devo aggiungere qualcosa?

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