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OLTRE i 90′ | La maledizione degli Europei

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A spasso tra i ricordi di un giovane tifoso degli anni ’90
Giacomo Stecca
Giacomo Stecca Redattore 

Durante la mia oramai lunga carriera di tifoso, posso dire di aver assistito alla vittoria di un Mondiale da parte della Nazionale italiana, probabilmente nel periodo più bello che un uomo possa vivere: l’adolescenza. Correva l’anno 2006, il 12 giugno per la precisione, e mentre in quel di Padova il sottoscritto si accingeva nervosamente ad affrontare gli esami di maturità, a 1200 km di distanza l’Italia di Marcello Lippi giocava la sua prima partita della spedizione tedesca contro il Ghana.

Ad Hannover gli azzurri sconfissero per 2 a 0 la squadra africana e cominciarono così nel migliore dei modi la loro camminata verso il trionfo che si concluse con la Francia a Berlino il


9 luglio. Dopo aver visto la Nazionale perdere la finale ai rigori nel 1994, uscire ai quarti nel 1998 ed essere scippata da un arbitraggio scandaloso nel 2002 finalmente festeggiai con i miei amici, in Piazza Fontana a Lignano Sabbiadoro, la conquista di un titolo mondiale. Se mi ci vollero “solo” tre tornei iridati sfortunati per arrivare poi a quello vincente non posso certo dire di aver avuto la stessa fortuna per quanto riguarda gli Europei. Solo adesso, nel 2021, dopo averne visti giocare la bellezza di sei, dopo aver visto sfumare una finale all’ultimo secondo con la Francia e dopo averne vista perdere una più che meritatamente contro la Spagna del tiki-taka, ho ammirato gli azzurri alzare quel trofeo, da me sognato quasi più che quello d’oro disegnato e ideato dallo scultore italiano Stefano Gazzaniga nel 1971.

Il primo Europeo che vidi fu quello del 1996 giocato in Inghilterra. Dopo il secondo posto ai Mondiali di due anni prima mi aspettavo qualcosa di meglio che un’eliminazione ai gironi, ma purtroppo quello fu il destino di una squadra che non seguiva più gli ordini del proprio allenatore Arrigo Sacchi. La squadra del maestro di Fusignano pur essendo piena di campioni non riuscì a battere né la Repubblica Ceca, né la Germania (neanche a farlo apposta entrambe finaliste) e dovette tornare a casa con la coda tra le gambe dopo solo tre gare. Quattro anni più tardi la musica cambiò del tutto e grazie all’arrivo in panchina di una leggenda azzurra del calibro di Dino Zoff mi ritrovai a seguire in televisione la mia seconda finale in assoluto da quando seguivo il mondo del calcio. Purtroppo, come quella del Mondiale di qualche anno prima anche questa non ebbe un lieto fine. I ragazzi capitanati da Paolo Maldini furono vittime di una grossissima beffa: fino al novantesimo minuto il trofeo stava per essere loro, poi un black-out totale e in tredici minuti di follia la Francia portò a casa il titolo europeo.

Per vedere un'altra finale con gli azzurri protagonisti in campo dovettero passare dodici anni. Nell’edizione del 2004 giocata in Portogallo, infatti, la squadra di Trapattoni non superò la fase a gironi mentre nel 2008 l’undici di Donadoni si fermò ai quarti di finale con la Spagna. Spagna che proprio nel 2012, a dodici anni dalla finale olandese ci umiliò per 4 a 0 nell’atto

finale di quello che fino ad allora era stato uno splendido torneo. Da quel giorno cominciai seriamente a pensare che non avrei mai visto nessun giocatore italiano alzare al cielo la coppa Henry Delauney ed Euro2016 mi diede un ulteriore conferma con l’eliminazione ai Quarti per mano dei tedeschi. Si sa però che la vita è piena di colpi di scena e arriviamo quindi alla storia recente e alla parte bella di questa narrazione: Euro 2020.

Fine prima parte

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