Ci sono annate che rimangono impresse nella memoria dei tifosi e col tempo diventano storie da raccontare ai nipotini, ricordi da conservare con cura. E' questo il caso della stagione 1979-1980, che la locomotiva del Calcio Padova percorse su due binari paralleli, ossia campionato e Coppa Italia, per compiere un viaggio emozionante, indelebile, sia nella buona che nella cattiva sorte. Eppure le premesse non erano certo delle migliori. Nella stagione precedente infatti, al decimo anno di mesta militanza in Serie C, la squadra si era classificata solamente al sedicesimo posto (su diciotto), retrocedendo così nella neonata C2, in quarta serie per la prima volta nella sua storia.Al termine del campionato, l'indice della tifoseria venne puntato contro il patron Giussy Farina, da sempre accusato di considerare la piazza biancoscudata come la “succursale” del suo “Real” Vicenza. Il malcontento era ai massimi storici e, incalzato dalle protesta, Farina fu dunque costretto a dismettere le vesti di proprietario dell'ACP. Il 26 giugno fu il giorno della svolta: l'imprenditore di Gambellara annunciò in conferenza stampa il passaggio del 60% del pacchetto azionario nelle mani di una cordata padovana, guidata da Ivo Antonino Pilotto, che diventò così il nuovo numero uno della società di Via Carducci. Il “Re delle carni” (così era soprannominato Pilotto, commerciante all'ingrosso di bestiame) confermò Pastorello come direttore sportivo e affidò la panchina a Guido Mammi, che aveva sfiorato la Serie B al timone della Reggiana nelle due precedenti stagioni. L'intento per la nuova stagione era chiaro: tornare in C1. Il mercato, di cui si occupò Pastorello, fu dunque di primo piano: per sopperire alla partenza del compianto Gaetano Musella, capocannoniere del Padova nella stagione precedente, venne prelevato dalla SPAL (all'epoca in Serie B) quello che sarà uno dei giocatori più amati dal pubblico padovano: l'ala sinistra Franco “Cina” Pezzato, che andrà a formare con Cesare Vitale un affiatatissimo tandem offensivo. Dalla stessa società emiliana compì lo stesso percorso il terzino-goleador Costantino Idini. Sempre per quanto riguarda il reparto arretrato vennero acquistati Guido Battilani dal Savona e Stefano Montanini dal Brescia. A fornire compattezza al centrocampo, ci pensarono poi gli arrivi di Romanzini dal Brescia, di Berlini dal Mantova e di Perego dal Sant'Angelo Lodigiano, mentre capitan Pillon rifiutò le avances dello stesso Vicenza decidendo di rimanere all'ombra del Santo a differenza di numerosi altri giovani talenti biancoscudati inseriti nella trattativa Pilotto-Farina quali Perrone, Mocellin, Bigotto, Manzo, Sanguin, ed il povero Michele Rogliani, tragicamente scomparso nell'85.Archiviato il mercato, il nuovo Padova targato-Mammi venne subito testato nel girone eliminatorio di Coppa Italia di Serie C contro Adriese e Monselice, compagini che i biancoscudati avrebbero di lì a poco affrontato anche in campionato. Prime impressioni? Più che positive: agevole passaggio del turno con tre vittorie ed un solo, ininfluente pareggio nella gara di ritorno contro il Monselice (i cui “tifosi” in occasione della gara d'andata all'Appiani ben muniti di coltelli catene e manganelli mandarono all'ospedale un sostenitore biancoscudato). Avversario nei sedicesimi di finale del novembre successivo fu il Modena, alla vigilia della gara d'andata capolista in campionato a quota 11 punti, braccato però ad una sola lunghezza di distanza da Pezzato e compagni. La sfida del Braglia prometteva quindi spettacolo: Padova in vantaggio nel primo tempo con Spinoccia, ma raggiunto prima e poi superato nella ripresa dai canarini in virtù delle reti di Vernacchia e Notari. A dieci minuti dal termine però, ecco il raddoppio di Spinoccia, che fissò il punteggio sul 2-2. Sarebbe dunque occorsa una vittoria all'Appiani per passare il turno, il 5 dicembre (non vigeva la norma dei gol in trasferta) successivo. Missione compiuta: 3-0 finale, decisivo l'ingresso in campo in avvio di ripresa di Cina Pezzato per sbloccare lo 0-0 del primo tempo. Negli ottavi di finale, che si sarebbero disputati due mesi più tardi, si profilava un acceso derby contro il Venezia. In campionato, per la cronaca, al termine del girone d'andata, il Padova comandava la classifica forte dei suoi 27 punti frutto di dodici vittorie, tre pareggi e due sconfitte, maturate entrambe lontano dall'Appiani. Ma il 6 febbraio fu ancora tempo di Coppa Italia: in via Carducci sbarcava il Venezia. Nemmeno il tempo di scendere in campo, che i biancoscudati si portarono già in vantaggio grazie ad una rete di Vitale siglata dopo pochi istanti di gioco. Una rete che decise la gara. Match di ritorno tre settimane più tardi al "Penzo". Obiettivo: difendere il vantaggio. Mammi abbassò la saracinesca ed il Padova portò a casa un prezioso 0-0, quanto bastò per volare ai quarti, contro il Varese, compagine di Serie C1. La gara d'andata all'Ossola era in programma per il 12 marzo, in piena lotta-promozione per il Padova. Chissà, sarà stato forse anche per questo motivo che arrivò la prima sconfitta della competizione, con i lombardi che si imposero di misura per 1-0. Per continuare a sognare, serviva un'impresa nel match di ritorno. Per fortuna, i biancoscudati potevano contare sul fattore-Appiani: dopo l'1-0 maturato al termine dei tempi regolamentari (gol di Lando Bertagna), fu una rete siglata da Adriano Amadi al minuto numero 110 a scongiurare lo spettro dei calci di rigore, permettendo così al Padova di accedere alle semifinali. Avversario di turno, il Novara, altra compagine di Serie C1. Andata all'Appiani. Una garanzia. 2-0 il finale in favore dei biancoscudati (reti firmate Bertagna e Perego) e qualificazione alla finale in cassaforte. Nel ritorno del 21 maggio, infatti, a nulla valse il rigore di Lugnan che riaccese le speranze novaresi, poiché il Padova si difese con ordine mantenendo il vantaggio dell'andata. Era finale. A contendere il titolo ai biancoscudati sarebbe stata la Salernitana, che di lì a poco avrebbe concluso il proprio campionato al settimo posto nel girone B della Serie C1. E il Padova? La Coppa Italia, è risaputo, con i suoi impegni infrasettimanali sottrae preziose energie alle sfide di campionato. Dunque non fu certamente un caso che i biancoscudati, in ben cinque occasioni su otto, nelle gare di campionato successive a quelle di Coppa Italia non siano riusciti a fare bottino pieno, lasciando per strada punti importanti. Punti che alla fine fecero la differenza: a conquistare il primo posto e la conseguente promozione in C1 fu infatti il Modena a quota 49 punti, seguito ad una lunghezza di distanza da Trento e... Padova. Insomma, ci fu bisogno dello spareggio per assegnare la seconda promozione. Gara secca in campo neutro: il Bentegodi di Verona. Pilotto e soci si batterono per ottenere che la sfida venisse disputata il 13 giugno, non una data qualunque: Sant'Antonio. E la federazione diede l'ok. In sei giorni si decideva una stagione. Spareggio-promozione prima, doppia finale di Coppa poi. La piazza era in fermento, per lo spareggio contro il Trento, il Bentegodi si colorò di biancoscudato: furono infatti ben 20000 i tifosi accorsi dalla città del Santo per sostenere gli uomini di Mammi alla conquista della promozione. Il primo tempo si concluse a reti bianche, ma al 7' della ripresa i cori dei tifosi sortirono il loro effetto: Padova in vantaggio con Idini. Di lì in poi, la partita si infiammò: squadre in dieci contro dieci per effetto delle espulsioni di Romanzini e Telch ed al 65' ecco l'arbitro assegnare un rigore al Trento prontamente trasformato da Lutterotti. Otto minuti più tardi, poi, raddoppio gialloblu con Marchei e pubblico padovano ammutolito. A dieci minuti dal termine però, l'arbitro Tubertini assegnò il secondo rigore di giornata, stavolta in favore del Padova. E Perego non fallì. Si ritornava in carreggiata, ma la paura di perdere era tanta, troppa. I supplementari non bastarono, si andò ai rigori, in vista dei quali Mammi sostituì Gennari con Gandolfi. Perego, specialista dagli undici metri, venne tenuto come quinto rigorista. Fu Battilani ad avere l'arduo compito di rompere il ghiaccio. Manfredi parò. E nessuno sbagliò più, né da una parte né dall'altra: il quinto rigore trentino trasformato dal giovane Rosario Parlato condannò il Padova all'amara permanenza in C2. La sconfitta bruciava. Bruciava eccome. Deluso, Pilotto il giorno successivo sentenziò: “In tre anni porterò il Padova in Serie B”. E la promessa verrà mantenuta. Intanto però c'era l'occasione del riscatto, seppur parziale, per la mancata promozione: l'andata della finale di Coppa Italia a Salerno. Ma gli spettri della sconfitta col Trento erano impossibili da scacciare. E così, come nella sfida di tre giorni prima, fu un rigore ad aprire le marcature per gli avversari, con il bomber granata Gabriele Messina che al 20' minuto trafisse Gandolfi dagli undici metri. Il gol subìto fu un duro colpo per i biancoscudati, che non riuscirono a reagire efficacemente allo svantaggio. Di conseguenza, al 63' arrivò il raddoppio campano con Moscon. Il gol del 2-1 realizzato di Pezzato al 75' riaccese le speranze, ma ancora Messina siglò il punto del 3-1 a cinque minuti dal termine. Dopo un'entusiasmante stagione, il Padova rischiava seriamente di ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Le sconfitte contro Trento e Salernitana rappresentavano un doppio schiaffo che avrebbe mandato al tappeto qualsiasi squadra. Qualsiasi squadra tranne il Padova. I ragazzi di Mammi, feriti nell'orgoglio, nella gara di ritorno del 19 giugno scesero in campo determinati a ribaltare il passivo dell'andata, rivelandosi sin dal 1' un fiume in piena che la difesa campana non riuscì ad arginare: già al 17', infatti, ecco il vantaggio biancoscudato griffato Cesare Vitale. A quel punto sarebbe bastata solamente un'altra rete per pareggiare i conti. Ma la Salernitana non ne voleva sapere di mollare ed il primo tempo si chiuse sull'1-0. Ma, sfortunatamente per la squadra granata, il Padova quel giorno aveva un'arma in più: un Cesare Vitale in forma strepitosa. Fu nuovamente lui in apertura di ripresa a siglare la rete che fece esplodere di gioia l'Appiani, pareggiando i conti dell'andata. Supplementari? No grazie. Anzi, uomini di Mammi sempre più inarrestabili: al 58' ecco il 3 a 0 di Perego, seguito, a 8' dal termine, dalla terza rete di un Vitale in formato Serie A. Il Padova poté dunque sollevare la Coppa Italia semiprofessionisti e fregiarsi della coccarda tricolore, che esibirà orgogliosamente sulla maglia la stagione successiva, quando arriverà anche la tanto desiderata promozione in Serie C1. Ma questa è un'altra storia...
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Stagione ’79-’80: la conquista della Coppa Italia semiprofessionisti
Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
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