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Storia dello Stadio Appiani, indimenticabile calderone di emozioni biancoscudate

Storia dello Stadio Appiani, indimenticabile calderone di emozioni biancoscudate - immagine 1
Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
Alessandro Vinci

Luogo dell'anima, calderone di emozioni, teatro di mille battaglie, contenitore di ricordi indimenticabili. Tutto questo rappresenta l'Appiani, la fossa dei leoni. Mes que uno stadio, per dirla alla catalana. Palcoscenico di settanta, movimentatissimi anni di storia biancoscudata attraverso generazioni di tifosi padovani e partite memorabili, l'impianto di Via Carducci venne inaugurato il 19 ottobre 1924 in sostituzione dello Stadio Comunale (l'attuale Monti), allora in uso da soli otto anni, ma ormai inadeguato alle esigenze di un movimento calcistico, quello biancoscudato, in rapida ascesa e di crescente richiamo per i cittadini padovani, anche e soprattutto alla luce degli ottimi risultati conseguiti dalla squadra nei primi anni '20.Già il 2 agosto 1921 il Consiglio Comunale autorizza l'acquisto dei terreni e degli immobili a sud dello Stadio Comunale per circa 200000 lire al fine di ampliare l'impianto sportivo. Due anni più tardi, il 24 ottobre 1923 per la precisione, lo stesso Consiglio è chiamato a votare l'approvazione del bilancio per l'edificazione del nuovo impianto: 29 voti favorevoli, uno solo contrario. Il nuovo stadio, insomma, s'ha da fare e verrà inaugurato ufficialmente già l'anno successivo, il 19 ottobre 1924, come detto sopra. In campo, Padova e Andrea Doria, per la terza giornata del campionato di Prima Divisione (antesignana della Serie A) 1924-1925. Il finale? 6-1 in favore degli uomini di Burgess, trascinati da un Nane Vecchina in forma smagliante, autore di ben 4 reti, la prima delle quali, realizzata già al 3', che fu anche la prima in assoluto a venire siglata nel nuovo Stadio Comunale, che sarà poi intitolato alla memoria di Silvio Appiani, giovane bomber biancoscudato caduto sul Carso nel 1915 durante la Prima Guerra Mondiale. L'impianto fu completato definitivamente nel novembre del 1926 e, edificato su un'area di 12500 metri quadrati, poteva ospitare 9800 spettatori, di cui 1300 nelle tre, bellissime tribunette coperte sul lato ovest (lato via Carducci, per intenderci), costruite in cemento armato e rivestite in legno, in perfetto “stile inglese”. Il campo, invece, sopraelevato di 60 centimetri rispetto al suolo e dotato di drenaggio naturale, misurava 110 metri in lunghezza e 65 in larghezza e le fasce di contorno, che lo distanziavano dalle tribune, misuravano un massimo di 3 metri. Costo totale dell'opera: 66046,67 lire.L'impianto era moderno e innovativo, un vero fiore all'occhiello per la città, progettato anche per ospitare, stando alle parole dell'assessore Camillotti, “anche gare internazionali”. Nel 1925 ecco dunque, per la prima volta, la Nazionale di calcio italiana sbarcare all'ombra del Santo per un'amichevole contro la Jugoslavia. Ed anche in questo caso l'esordio fu felice: 2-1 per gli azzurri, con doppietta di Schiavio.Nel corso dei decenni l'Appiani subì spesso varie modifiche, tra le quali ricordiamo innanzitutto il profondo restyling del 1960, di cui Gastone Zanon, da pochi anni ritiratosi dal calcio giocato e diventato impresario edile, si occupò con la sua ditta realizzando l'ampliamento della tribuna est, modificando le due curve e sostituendo le vecchie tribunette sul lato ovest con un manufatto in cemento armato da 2000 posti a sedere. La capienza totale dello stadio passò dunque a ben 18000 spettatori. Nuove modifiche vennero poi realizzate negli anni '80, con gli ulteriori ampliamenti, nel 1982, della curva nord, quella riservata ai supporters biancoscudati, restaurata in legno e tubi innocenti e, nel 1985, della tribuna est, che con il nuovo settore coperto sopraelevato arrivò a toccare oltre 21 metri di altezza e ad ospitare 4000 spettatori in più, portando la capienza totale dell'impianto a 24000 posti. Un impianto divenuto ormai unico nel suo genere, visibilmente privo di regolarità e di continuità nella sua struttura – con la curva nord e, specialmente, la tribuna est assai più elevate rispetto agli altri settori – ma proprio per questo affascinante, suggestivo ed inimitabile. Il picco di presenze lo si registrò nell'estate del 1983, in occasione della gara di Coppa Italia contro il Milan di Castagner (neopromosso in Serie A), quando all'Appiani assistettero al match la bellezza di 25346 spettatori, per un incasso totale di quasi 250 milioni di lire. A proposito di partite storiche: sei anni prima, il 22 ottobre 1977 per la precisione, l'Appiani ospitò un incontro di rugby che oppose una selezione di giocatori del campionato italiano (formata da 12 azzurri e 3 stranieri) ai leggendari All Blacks, la nazionale neozelandese, durante il quale i padroni di casa non sfigurarono per nulla, uscendo dal campo a testa alta, sconfitti solo per 15-9, di fronte a 20000 spettatori. Sempre negli anni '70 poi, lo stadio di Via Carducci ospitò le partite interne del Gamma 3 Padova, la squadra di calcio femminile della città, vincitrice, tra l'altro, di due scudetti e di una Coppa Italia a cavallo fra il '72 e il '74. Ma anche negli anni '80 ci fu da divertirsi all'Appiani con gli eventi extracalcistici, quali il superbowl italiano di football americano del 1985 ed il concerto di Vasco Rossi del 21 giugno del 1989, il primo ospitato nell'impianto, al quale seguirà, due anni più tardi, quello dei Litfiba.Ed arriviamo dunque agli anni '90, che segnarono il “pensionamento” del caro, vecchio, catino biancoscudato. I costi di manutenzione per il quasi settantenne stadio Appiani erano ormai divenuti troppo esosi, l'amministrazione Comunale era stanca dei problemi logistici relativi alla circolazione stradale nei giorni di gara e, per di più, le nuove norme federali relative alla sicurezza ne avevano ridotto la capacità a 14442 spettatori. E così, dopo anni di richieste ed insistenze da parte di membri della giunta, il 25 luglio 1988 il Comune approvò la costruzione del nuovo stadio, l'Euganeo, anche sulla base delle agevolazioni economiche per l'adeguamento e la costruzione degli impianti sportivi previste per Italia '90. Il 2 dicembre 1989 venne posata la prima pietra del nuovo stadio in zona Due Palazzi, che, non senza difficoltà (i lavori procedettero a rilento anche a causa del coinvolgimento nello scandalo di tangentopoli di alcuni politici locali e di alcuni imprenditori delle società appaltatrici), arriverà ad ospitare la prima gara del Calcio Padova l'11 settembre 1994, in occasione dell'esordio interno biancoscudato in Serie A (che il Padova non disputava dal lontano 1962) contro il Parma di Zola e Asprilla, conclusosi sul punteggio di 3-0 in favore dei ducali. Della serie, chi ben comincia... L'ultima gara che il Padova disputa all'Appiani fu dunque l'ultimo match interno della stagione 1993-1994, contro i “cugini” del Palermo, incontro terminato a reti inviolate. A supportare la squadra verso la Serie A, ma anche a salutare il glorioso Appiani, quel giorno, accorsero 14371 persone. Tutto esaurito. In curva uno striscione: “Il nostro cuore per sempre su questi spalti”.1924-1994, 70 anni di vita per “la fossa dei leoni”, nel corso dei quali ha ospitato, tra le altre cose, oltre 1300 partite del Calcio Padova, una gara della Nazionale A ed altre dieci fra Nazionale B, Nazionale Olimpica e Under 21, con le squadre azzurre che ne uscirono sempre imbattute. Ma l'eredità più preziosa che ci ha lasciato l'Appiani è un dolce ricordo comune, fatto di partite vissute con passione, vissute da vicino, senza l'aiuto del binocolo (ogni riferimento allo Stadio Euganeo è puramente casuale). Un sapore di calcio d'altri tempi che non tornerà più. Uno stadio che scalda il cuore ai tifosi come ai giocatori (a questo proposito è suggestivo sfogliare le pagine di “Nella fossa dei leoni”, libro edito nel 2002, scritto dall'ex calciatore biancoscudato Giuseppe “Pino” Lazzaro, che raccoglie le testimonianze di cinquanta suoi colleghi riguardo ai loro ricordi dell'impianto di Via Carducci). Uno stadio che è stato praticamente smantellato pezzo per pezzo, nonostante sia annoverato tra i “beni di interesse culturale”. La situazione oggi come oggi è desolante: l'unico settore agibile è la piccola tribuna ovest, mentre sono state smantellate le curve e gran parte della tribuna est, che versa in un pessimo stato di conservazione. Recentemente ci sono stati però dei piccoli segnali di risveglio: a dicembre 2012, infatti, la Interbrau, azienda padovana di proprietà dei fratelli Vecchiato (interessatisi all'acquisto del Padova la scorsa estate), si è aggiudicata un bando comunale da 150000 euro per la parziale riqualificazione dell'impianto che interesserà la tribuna ovest ed i relativi servizi, con il posizionamento di nuove poltroncine bianche e rosse a formare lo scudo biancoscudato, il consolidamento strutturale della tribuna, l'adeguamento della stessa in favore dei disabili ed il posizionamento, alle spalle dei posti a sedere, di una decina di pannelli che ripercorreranno i momenti più felici della storia biancoscudata. Un primo passo per ritornare a vedere un Appiani in salute, un passo al quale i Vecchiato sperano ne possano seguire anche altri relativamente a curva sud e tribuna ovest per portare la capienza totale a circa 2000 spettatori e per restituire un po' di dignità ad un pezzo di storia della nostra città tristemente usurato dall'incuria del tempo. Si vedrà. Perché d'accordo – duole dirlo – il Padova non tornerà più a disputare gare ufficiali all'Appiani, ma il posto che questo stadio occupa nel cuore di ogni tifoso biancoscudato che ha avuto il privilegio di entrarvi, no, quello resterà per sempre.