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Uno yankee all’ombra del Santo: l’avventura biancoscudata di Alexi Lalas

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Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
Alessandro Vinci

Uno yankee all'ombra del Santo. Sembra il titolo di un film, è in realtà la storia di Alexi Lalas, il primo calciatore made in U.S.A. ad aver vestito la maglia del Padova. Chi non ricorda la ventata di allegria che portò nell'ambiente biancoscudato questo ragazzone venuto da lontano con il suo inconfondibile look con capelli lunghi e pizzetto caprino color carota?Ma andiamo con ordine: Panayotis Alexander Lalas nasce a Birmingham, sobborgo di Detroit, nel Michigan, il primo giugno 1970, da padre greco e madre americana. La sua carriera calcistica ha inizio nel 1988 nella squadra di calcio del suo college, la Rutgers University (New Jersey), tra le cui fila si metterà progressivamente in bella mostra fino a conquistare, nel 1991, la sua prima convocazione in nazionale ed il prestigioso Hermann Trophy, premio assegnato al migliore calciatore degli Stati Uniti a livello universitario. L'anno successivo poi, terminato il college, viene convocato per disputare le Olimpiadi di Barcellona, in occasione delle quali conosce Bob McNab, vecchia gloria dell'Arsenal, che decide di portarlo a Londra per fargli effettuare un periodo di prova tra le fila dei Gunners. Nella capitale inglese, Lalas viene inserito nella squadra riserve, ed ha la possibilità di allenarsi con campioni del calibro di Tony Adams, Martin Keown e Ian Wright, fra gli altri. Il periodo di prova, tuttavia, termina con un nulla di fatto e l'americano torna dunque in patria per allenarsi in vista dei mondiali casalinghi del 1994, a cui non vuole assolutamente mancare. La nazionale statunitense, qualificatasi d'ufficio in quanto nazione ospitante, viene inserita nel gruppo A, in compagnia di Svizzera, Colombia e Romania. E fu anche grazie alle ottime prestazioni fornite da Lalas (che si vede pure annullare ingiustamente una rete contro la Colombia) che riuscì a qualificarsi agli ottavi di finale, in cui si dovette però valorosamente arrendere al Brasile, ahinoi futuro vincitore della competizione. E così, dopo essersi positivamente evidenziato nella rassegna iridata, Lalas finisce nel mirino di numerose società europee. A spuntarla è il Padova neopromosso in Serie A, che manda in porto un'operazione dalla duplice valenza: oltre all'acquisto di un difensore di affidamento per rinforzare il reparto arretrato, l'intento della società biancoscudata è quello di esportare il marchio-Padova nel vasto mercato d'oltreoceano. Lalas è infatti il primo calciatore statunitense a calcare i palcoscenici della Serie A nel dopoguerra, il terzo in assoluto. Lo precedettero infatti, negli anni '30, Alfonso Negro e Armando Frigo, i cognomi dei quali, però, tradiscono evidenti origini italiane.Lalas riscuote fin da subito la simpatia degli appassionati di calcio italiani e viene presto soprannominato, per via del suo look, Generale Custer. A chi gli chiede il perché di quel vistoso pizzetto, che è diventato ormai il suo marchio di fabbrica, risponde: “Porto la barba dai tempi del liceo, il pullman che ci portava a scuola, lo guidava un uomo che aveva la barba fino alle ginocchia. Era grande e grosso, era un tipo calmo, sembrava un filosofo. Io mi ispiro a lui”. Ma oltre al calcio, Lalas ha un'altra grande passione: la musica. E' infatti il chitarrista dei Gypsies, gruppo rock di discreto successo apprezzato anche dalla figlia di Bill Clinton, ed il suo artista preferito è Bruce Springsteen, al quale dedicherà due brani (di cui uno interpretato insieme a Luca Barbarossa) poi inseriti in un album-tributo del boss datato 1995 prodotto da Sony-Italia. Insomma, Alexi è davvero uno spirito libero, il suo modo di fare è spontaneo e sincero, lontano anni luce dal grigio conformismo della maggior parte dei suoi colleghi calciatori. Mai una frase fatta, mai una maschera dietro la quale celare il proprio io, è sempre disponibile al sorriso e alle apparizioni televisive con la sua inseparabile chitarra. “Penso che in Italia nessuno avesse mai visto uno come me per via del mio aspetto, del mio modo di essere, delle cose che dicevo”, ha dichiarato pochi mesi fa. “Io però non facevo nulla per sembrare controcorrente, ma gli italiani avevano una certa visione di quello che un calciatore dovrebbe essere, ed io non ero conforme ad essa”. Perché in fondo per lui il calcio è sempre rimasto fondamentalmente un gioco. Le televisioni se lo contendono, eccezionale una sua apparizione a “La Domenica Sportiva” dove, presentatosi in studio con una camiciona gialla a quadrettoni (taglialegna style, per intenderci), salutò la conduttrice con un “Ciao bela, come stai?”, per poi esibirsi con la chitarra nella sigla d'apertura. Celebre anche la risposta ad un giornalista che gli chiedeva un parere su Zdenek Zeman, che lo aveva criticato pochi giorni prima: “E' possibile che Zeman è una vaffa*****”. In un'altra occasione invece, sebbene purtroppo non esistano testimonianze video, pare che, dopo una sconfitta in campionato, ad un giornalista che gli chiedeva come avesse preso il risultato maturato in campo, abbia risposto: “Ma che me ne frega, adesso vado a casa, suono la mia chitarra, faccio l'amore con la mia ragazza e va tutto bene”. La sua ragazza, Jill, con la quale prende casa ad Abano Terme, lo aiuta ad ambientarsi nel calcio italiano, una sfida niente male per uno che non aveva mai militato in una squadra professionistica prima d'allora. In effetti l'impatto con la massima serie risulta a dir poco traumatico per Lalas e compagni: dopo le prime cinque giornate di campionato il Padova arranca in fondo alla classifica con un solo punto guadagnato, tre gol realizzati e ben quindici incassati. Alla sesta giornata arriva all'Euganeo il Milan di Capello, campione d'Italia e d'Europa in carica. Il verdetto è già scritto. O almeno sembra. Al 23' un dinoccolato difensore dalla chioma rossastra si porta in attacco, e, come il più scafato dei centravanti, raccoglie la respinta di Seba Rossi sul tiro di Maniero ed insacca per la rete del vantaggio patavino. E' gioia pura per Alexi Lalas, che corre verso la tribuna est per festeggiare coi suoi tifosi il gol appena siglato. Poco importa se l'arbitro gli rifila un cartellino giallo. Per la cronaca, nel secondo tempo Franco Gabrieli firmerà il raddoppio, suggellando così una storica vittoria per il Biancoscudo. E' una vittoria che sa di resurrezione per il Padova, che torna al successo in Serie A dopo trentadue lunghissimi anni di mesta militanza nelle serie minori, C2 compresa. Chissà se Lalas lo sa, ad ogni modo non nasconde la gioia nelle interviste postpartita: “Sono il primo americano ad aver fatto gol in Serie A, per cui sono molto contento. Segnerò ancora.” Poi si conferma personaggio fuori dagli schemi: “E' giusto che l'arbitro ti abbia ammonito?” “Eh, non lo so... Sono the rules queste? Ok, sorry”, conclude sorridendo. Il successo con il Milan è la svolta del campionato per il Padova e per Lalas, che si rende sempre più frequentemente protagonista di buone prestazioni che aiutano la squadra a conquistare la storica salvezza arrivata dopo lo spareggio di Firenze contro il Genoa. A fine stagione i numeri dell'americano parlano di 33 presenze e 2 gol (il secondo realizzato contro il Torino alla terza giornata di ritorno). Nemmeno il tempo di gioire per la conquista della salvezza, che è già tempo di tornare a concentrarsi sulla nazionale: in Uruguay c'è da giocare la Coppa America, che gli U.S.A. concludono al quarto posto. Nell'ultima partita del girone eliminatorio, Lalas si concede il lusso di segnare un gol di tacco all'Argentina, dopo il quale, a fine partita, un tale chiamato Diego Armando Maradona, sugli spalti quel giorno, gli si avvicina per chiedergli la maglia. E' la prova che Lalas è diventato ormai una celebrità, ma la celebrità non lo cambia. E' facile vederlo passeggiare sotto i portici del centro con occhiali da sole, bermuda e anfibi ai piedi, oppure beccarlo in qualche locale a sorseggiare un bicchiere o a suonare qualcuna delle sue canzoni anche (e preferibilmente) a notte inoltrata. A proposito di notte: più di una volta i vicini di casa avevano chiamato i carabinieri a causa della confusione che proveniva dall'abitazione del Generale Custer, c'è chi dice a causa del suono della chitarra, c'è chi dice a causa del rumore del pallone sbattuto contro le pareti del garage. Ma dopo un solo anno trascorso nel bel paese, Lalas deve già preparare le valigie, poiché il 25 giugno 1995 viene acquistato dalla Major League Soccer, il nuovo campionato americano pronto ad prendere il via l'anno successivo, che lo avrebbe poi assegnato ad una delle dieci squadre che vi avrebbero partecipato.Nel frattempo, la seconda stagione biancoscudata di Alexi si rivela più complicata della precedente, con il Padova che dopo nove partite racimola solamente un punto e subisce diciotto reti. C'è qualcosa che non va. Sandreani deve apportare delle modifiche. Lalas, che già stava soffrendo la concorrenza dei nuovi acquisti Nava e Giampietro, perde il posto da titolare, forse perché ormai destinato a cambiare casacca, forse per misteriosi screzi interni allo spogliatoio che un pomeriggio lo portano ad abbandonare Bresseo in mutande e scarpe da calcio per mettersi alla ricerca di un autobus che lo riportasse in Patria. Tuttavia lo yankee ha presto modo di consolarsi: a dicembre viene infatti eletto come miglior calciatore statunitense dell'anno. Pochi mesi dopo, nei primi giorni di marzo 1996, per l'americano è tempo di dire goodbye alla città del Santo per tornare oltreoceano in compagnia di Nanu Galderisi, che si accaserà al Tampa Bay Mutiny, dove sarà compagno di squadra di Carlos Valderrama. Lalas invece, dopo aver salutato in lacrime i suoi compagni ed aver regalato uno dei suoi Dr Martens al presidente Giordani con tanto di dedica, firma per il New England Revolution, tra le cui fila giocherà fino al novembre dell'anno successivo. In seguito, dopo aver vissuto una fugace esperienza nel campionato ecuadoriano tra le fila dell'Emelec, nel febbraio '98 passa ai New York Metrostars. Quattro mesi più tardi vola in Francia con la propria nazionale per disputare i Mondiali, senza però mai scendere in campo. Gli anni passano, ma la passione per la musica no: nel '96 esce “Far From Close” e due anni più tardi “Ginger”, i suoi primi album da solista. Nel '99, poi, il Generale Custer cambia nuovamente casacca e accetta l'offerta dei Kansas City Wizards, ma il 19 ottobre annuncia a sorpresa il suo ritiro dal calcio giocato, a soli 29 anni. Invece pochi mesi più tardi eccolo nuovamente in campo con la maglia dei Los Angeles Galaxy, con i quali vincerà una CONCACAF Champions League nel 2000 ed il campionato statunitense nel 2002. Il 12 gennaio 2004 annuncia per la seconda volta la sua decisione di appendere le scarpette al chiodo, stavolta definitivamente. Dopo il ritiro dal calcio giocato abbandona capelli lunghi, pizzetto e quant'altro per vestire giacca e cravatta e mettersi dietro la scrivania: ricoprirà negli anni successivi l'incarico di general manager ai San Josè Earthquakes, ai New York Metrostars ed al Los Angeles Galaxy. Attualmente è opinionista calcistico per ABC Sports e ESPN, canali sportivi americani. Chissà quali saranno le sue prossime avventure, chissà se Alexi tornerà mai nella città del Santo. Certo è che se ciò accadrà, verrà sicuramente accolto con affetto e simpatia, come si conviene ad un vecchio amico che non si vede da tempo, pronti a ricordare la ventata di allegria che questo ragazzone venuto da lontano portò nell'ambiente biancoscudato.

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