C'era una volta un bomber. Un bomber d'altri tempi. Un centravanti di quelli che infiammano gli animi dei tifosi e trascinano la squadra verso grandi risultati. Un giocatore capace, in ognuna delle sue tre stagioni biancoscudate, di mettere sempre a segno un numero di reti a doppia cifra. Un ragazzo che però commise l'errore di sottovalutare l'avversario sbagliato, capendo troppo presto quanto può rivelarsi crudele la vita.Amedeo Bonistalli nasce ad Empoli il 19 agosto del 1930 e cresce calcisticamente tra le fila della Sangiovannese, esordendo in prima squadra (che militava in Promozione, quarta serie del calcio italiano) nel 1951. Nella stagione d'esordio, il giovane centravanti empolese realizza ben 24 reti in 34 gare, marcature che però non bastarono a garantire un posto in quarta serie alla sua squadra. Ma il suo exploit non passò certo inosservato: la stagione successiva eccolo infatti vestire la maglia del Piacenza, compagine di Serie C allenata da Mariano Tansini, ex calciatore ed allenatore biancoscudato, che lo impiega come riserva della punta titolare Dario Seratoni. Nonostante ciò, Bonistalli mette a segno 6 reti in 18 presenze, un bottino che gli permette di guadagnarsi una maglia da titolare per la stagione successiva, anche in virtù della partenza dello stesso Seratoni, accasatosi al Genoa. Sarà la consacrazione per Bonistalli, che va a segno 15 volte in 31 partite, formando con Silvano Mari e Alfredo Arrigoni un tridente da 45 gol stagionali. Un tridente che verrà interamente ceduto al termine del campionato per far fronte ai problemi economici della società. Mari passa al Taranto, Arrigoni alla Sampdoria e Bonistalli... al Padova, chissà, forse su suggerimento di Tansini. E' il Padova del presidente Pollazzi e di Nereo Rocco, che pochi mesi prima era arrivato all'ombra del Santo ed aveva condotto i biancoscudati ad un'insperata salvezza. Per la nuova stagione l'obiettivo era quello di un tranquillo piazzamento di metà classifica.Eppure i biancoscudati inaugurano il campionato con tre vittorie ed un pareggio nelle prime quattro giornate, durante le quali Bonistalli mette a segno altrettante reti: una contro il Monza (all'esordio ufficiale in biancoscudato), una contro il Pavia e due sul campo della Salernitana. Dopo due giornate di astinenza, che coincidono con altrettante sconfitte per gli uomini di Rocco, eccolo poi tornare in gol alla settima giornata, in occasione del successo interno sul Messina. Tempo di un pareggio contro il Palermo ed arriva anche la sesta marcatura, che regala ai biancoscudati i due punti sul campo del Marzotto-Valdagno. Sei gol in nove giornate, il tutto all'esordio in Serie B. Il ragazzo ci sa fare. Poi però l'empolese si inceppa e resta a secco per undici turni (complice anche un infortunio al costato), sino al match interno contro l'Arsenaltaranto, quando è una sua rete a decidere l'incontro. Eh sì, quando segna Bonistalli, il Padova non perde mai. Un'equazione che si confermerà valida sino al termine del campionato, che il Padova concluderà, sorprendentemente, al secondo posto, alle spalle del Lanerossi Vicenza. Un piazzamento sinonimo di promozione in Serie A dopo soli tre anni di assenza. Gran parte del merito di quest'impresa va sicuramente attribuito all'affiatatissima coppia offensiva Stivanello-Bonistalli, che totalizza, al termine del torneo cadetto, ben 25 gol: 12 il veneziano, 13 l'empolese (molti dei quali realizzati di testa, la sua specialità), a cui va dunque la corona di capocannoniere stagionale biancoscudato.Ma a quel punto si presentava una grande sfida da raccogliere con la maglia numero nove del Padova sulle spalle: la Serie A. Su richiesta di Rocco, Pollazzi rinforza la retroguardia con innesti di indubbio valore quali Moro, Azzini e Blason. Ma in attacco? Niente acquisti: si continua con Bonistalli e Stivanello. Un'occasione da cogliere al volo per mettersi in luce in massima serie.Accade però che Bonistalli resti a secco di marcature per le prime otto giornate, sbloccandosi poi nel match interno contro la Triestina, quando sigla il terzo dei quattro gol con cui i biancoscudati mettono al tappeto gli alabardati. E di lì sino al termine del girone d'andata (che il Padova conclude inaspettatamente al sesto posto), ogni volta che gli uomini di Rocco saranno di scena all'Appiani, l'empolese troverà sempre la via della rete, andando a segno contro Bologna, Torino e Atalanta (tripletta). Con il giro di boa, poi, ecco arrivare anche i primi sigilli esterni del campionato sul campo della Lazio e su quello del Milan a fungere da reti della bandiera biancoscudate di fronte ai tre gol biancocelesti ed ai quattro rossoneri.Al termine della stagione, il Padova si piazzerà all'ottavo posto, rivelandosi come la maggiore sorpresa del campionato, ma attirando su di sé le velenose ire dei cultori del cosiddetto “bel giuoco”, che aborrivano l'atteggiamento difensivista dei “manzi”. Bonistalli, invece, conclude la sua seconda stagione in biancoscudato con 12 reti, confermandosi miglior realizzatore della squadra per il secondo anno consecutivo. Le sue vittime nel finale di stagione? Roma, Juventus e, per due volte, Atalanta.Eccoci dunque giunti alla stagione 1956-1957, l'ultima del bomber toscano in biancoscudato. Una stagione che vede arrivi importanti in squadra come quelli di Pin, Rosa, Mari, ma anche cessioni pesanti, necessarie per far quadrare i conti, come quelle di Agnoletto, Mori e Stivanello, che viene rimpiazzato da Enore Boscolo, prelevato dal Vicenza. Eh sì, Bonistalli non potrà più contare sulla sua “spalla” ideale lì davanti. Ma Amedeo non è certo tipo da perdersi d'animo, anzi. Infatti già alla prima giornata è lesto a trovare il primo acuto stagionale contro la Sampdoria, gol che però purtroppo vale ben poco alla luce del risultato finale della gara: 6-2 in favore dei blucerchiati. No, il campionato biancoscudato non parte proprio con il piede giusto, tanto che i “manzi” ottengono solamente una vittoria nei primi nove turni, durante i quali la squadra si scopre Moro e Bonistalli-dipendente: su 11 gol siglati dagli uomini di Rocco, infatti, ben 8 sono opera loro, con quattro marcature a testa. Alla decima giornata, però, arriva l'inaspettato exploit sul campo del Bologna, con Bonistalli a fissare il punteggio sul 2-1 in zona Cesarini, per l'ottavo risultato utile consecutivo del Padova. Una serie positiva che si protrarrà per altri due turni, prima della sconfitta interna contro la Lazio. Bonistalli chiuderà poi l'andata con altre tre reti, due delle quali siglate la settimana successiva contro l'Udinese e la terza, all'ultima d'andata, contro la SPAL. Otto reti in metà campionato. Numeri da bomber implacabile ormai diventato grande beniamino della tifoseria. Saranno altre cinque le reti che l'empolese siglerà in maglia biancoscudata, una più pesante dell'altra, realizzate contro Inter (3-2 il finale, in favore dei biancoscudati), Genoa (2-0), Palermo (1-0), Juventus (2-1 per il Padova) e Fiorentina (2-2). Risultati importanti che contribuiscono in maniera determinante al raggiungimento di una salvezza che rappresenta l'ultimo successo biancoscudato di Bonistalli. A fine anno, infatti, la società decide di modificare l'attacco mettendo sotto contratto Hamrin dalla Juventus e Brighenti dalla Triestina. Per il centravanti empolese è dunque tempo di salutare Padova ed il Padova, dopo tre intense e soddisfacenti stagioni con un bottino di 38 reti complessive, destinazione Bergamo, o meglio, Atalanta.Ma nel cuore di Amedeo un legame speciale con la città del Santo permarrà sempre, anche perché vi aveva trovato quella che pochi mesi più tardi sarebbe diventata sua moglie: Francesca Rossi, sorella del calciatore padovano Giampaolo Rossi.La successiva stagione in nerazzurro si rivelerà però sfortunata per l'ex centravanti biancoscudato sia in termini personali (8 presenze ed un solo gol, realizzato a Napoli) che collettivi, con gli orobici che retrocederanno in Serie B sia sul campo (essendo arrivati penultimi) sia in tribunale, a seguito del famigerato caso-Azzini. Dopo una sola stagione, Bonistalli cambia quindi nuovamente maglia e si accasa al Taranto, in Serie B. Strano per un calciatore della sua caratura, ma tant'è.In Puglia accade però l'imponderabile: tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre, pochi giorni dopo l'inizio del campionato, Amedeo inizia ad avvertire un fastidioso mal di pancia. Nulla di preoccupante, pensa tra sé e sé. Il fatto è che il dolore persiste anche nei giorni successivi. Quando arriva la diagnosi medica è troppo tardi: si tratta di un'appendicite ormai complicata da una grave forma di peritonite. L'intervento al quale viene sottoposto risulta purtroppo vano: l'ex attaccante del Padova si spegne il 6 ottobre 1958, a soli ventotto anni, sconfitto dal più subdolo degli avversari. Ma, probabilmente, neanche in quella occasione si diede definitivamente per vinto. D'altra parte, come diceva Lucio Dalla, la morte è solo l'inizio del secondo tempo.
rubriche
Vita, morte e prodezze di Amedeo Bonistalli, sfortunato bomber biancoscudato
Flash dal passato: momenti di storia biancoscudata nella nostra rubrica del lunedì
© RIPRODUZIONE RISERVATA

