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Job, la freccia del Cittadella

Sorprendentemente veloce. Si sapeva che Thomas Job, l’ultimo arrivato in casa granata dopo essersi disperso nella maremma grossetana, ha nella rapidità la sua peculiarità più appariscente. Ma nessuno si aspettava di vederlo in campo...

Redazione PadovaSport.TV

Sorprendentemente veloce. Si sapeva che Thomas Job, l'ultimo arrivato in casa granata dopo essersi disperso nella maremma grossetana, ha nella rapidità la sua peculiarità più appariscente. Ma nessuno si aspettava di vederlo in campo nell'undici titolare sabato al Tombolato con il Torino.Senza avere svolto la preparazione nel raduno di precampionato e praticamente fermo da due mesi, Job è riuscito in una sola settimana a convincere Claudio Foscarini a buttarlo nella mischia nella prima di campionato di fronte al pubblico amico. Proprio in occasione della partita con il blasonato Torino nella sfida del riscatto dopo il passo falso a Udine con il Portogruaro.Job, quando ha saputo che avrebbe giocato?«L'ho capito il giorno precedente la gara, perchè parlando con Foscarini mi ha detto che contava molto su di me. Era quindi possibile che io scendessi in campo dal primo minuto. La mia reazione è stata normale e mi sentivo pronto alla chiamata».Nel calcio chi vince ha sempre ragione: vittoria a sorpresa del tecnico Foscarini e vittoria sua personale. Soddisfatto della sua prestazione?«Sono contento il successo della squadra, più che per la mia prestazione. Sono in ritardo e spero di ritrovare al più presto la migliore condizione fisica e l'intesa con i compagni. Non ho fatto il ritiro e sono stato fermo questa estate. Mi sto allenando soltanto da una settimana».Quanto valuta il suo rendimento attuale: al 50-70 per cento?«Faccio fatica a quantificarlo. So che ho margini notevoli per migliorare e mi sto allenando per questo».Si è già ambientato nella nuova società granata?«Mi sono trovato subito bene. C'è un gruppo di ragazzi tranquilli che mi aiutano, come pure l'intero ambiente del Cittadella. È proprio come me ne avevano parlato».Le sue aspettative personali?«Fare in modo che la squadra vada bene, perchè in questo modo tutti ne guadagnamo».Conosceva il Cittadella e qualche suo giocatore?«Personalmente ho giocato assieme a Manucci nella Cremonese. Il Cittadella l'avevo incontrato da avversario e mi aveva sempre dato l'impressione di una squadra difficile da affrontare perchè non molla mai».Le sue caratteristiche tecniche: velocità in fascia con preferenza a destra o a sinistra? E con il gol come la mettiamo?«Non ho preferenze. L'anno scorso ho giocato in prevalenza a sinistra, ma forse vado meglio a destra. Gol pochi, ma spero di farne qualcuno in più quest'anno. Devo migliorarmi dentro l'area. La scorsa stagione ho fatto sei-sette assist decisivi».Da quanto tempo è in Italia e dove vive?«Sono arrivato nel 2000 e attualmente sto cercando una sistemazione con la famiglia. Abbiamo una figlia di due anni, Divine, che è nata a Genova».Ci può fare un confronto fra il calcio italiano e quello del Camerun?«Sono due cose completamente diverse. In Italia ci sono una tradizione e una cultura che in Africa si stanno facendo strada solo da poco tempo. Soprattutto per quanto riguarda la struttura e l'organizzazione il calcio italiano ha raggiunto livelli che in Camerun sono impensabili».