Dopo il 3-0 maturato a Carrara, Alessandro Dal Canto ha capito subito la lezione. E ha fatto un passo indietro. Quando è arrivato a Cittadella aveva un altro pensiero: mantenere intatta l'identità della squadra, modulo "storico" compreso. Senza tenere conto, però, che i granata quest'anno sono lontanissimi parenti di quelli che, negli anni precedenti (togliendo il girone di ritorno della scorsa stagione) avevano strappato applausi per il modo di giocare aggressivo, in verticale, con le ripartenze fulminee. Senza guardare in faccia nessuno, sempre con un tocco di spregiudicatezza. Non è più quel tempo lì. Ora c'è da salvarsi, prima di tutto.
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Cittadella, la giusta soluzione dopo il disastro di Carrara: serviva altra identità
Dal Canto ha deciso di compattarsi e coprisi di più, passando al 3-5-2, anche se in rosa scarseggiano i "quinti". Ecco che in difesa Salvi e Carissoni sono stati adattati come «braccetti» difensivi, fin qui con un buon rendimento. Masciangelo è passato nella linea mediana, ma è di fatto un difensore aggiunto. Vita è più sacrificato a destra. L’inserimento di Tronchin ha irrobustito la mediana e la protezione davanti la retroguardia. Con questo assetto il Cittadella non ha subìto gol contro due potenze come Sampdoria e Palermo, un buon segno. Dal mercato arriveranno i correttivi giusti, anche tenendo conto del 3-5-2. Poi servirà irrobustire l'attacco, perchè se è vero che Pandolfi è tornato a segnare, il dato "gol fatti" rimane preoccupante (peggior attacco del campionato).
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