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Non solo calciatori, Cittadella sforna anche pallavoliste: la favola di Paola Egonu

Sul Corriere del Veneto di oggi, parlano i due scopritori del talento che sta trascinando l'Italia ai mondiali di volley femminile

Redazione PadovaSport.TV

La grande protagonista dell'exploit azzurro ai mondiali di pallavolo femminile parla veneto. E' Paola Egonu, 20 anni da compiere a dicembre, nata da genitori nigeriani a Cittadella e, per i primi 13 anni di vita, cresciuta a Galliera Veneta, nell’alta padovana. Opposto-schiacciatrice di 190

centimetri di altezza e dalla potenza devastante, 36 punti a terra nel match contro il Giappone, è probabilmente la stella dell’intera rassegna giapponese. Ed è lei il riferimento in attacco delle azzurre, che venerdì se la vedranno contro la Cina in semifinale: chi passa giocherà per l’oro mondiale contro la vincente tra Olanda e Serbia.

Il Corriere del Veneto oggi ha puntato i riflettori su chi Paola l'ha lanciata nel mondo della pallavolo: Eva Canton, dirigente del Team Volley Galliera e Andrea Pivato, presidente del club. Pivato, 42 anni, pescatore di perle sportive piuttosto schivo, non nasconde l’orgoglio ma non pretende meriti particolari. «I talenti li trovi andando in giro nelle scuole—racconta— passando il tempo in palestra, promuovendo la tua disciplina. Ci vuole occhio ma soprattutto un briciolo di fortuna. L’esperienza serve per individuare chi può avere una naturale predisposizione per il volley, o per un qualsiasi altro sport,mase non hai un po’ di buona sorte...». A 12 anni Paola Egonu è una ragazzina alta e sottile come un giunco e sport, almeno in maniera sistematica, non ne ha mai fatto. Accetta l’invito del Team Volley, entra in palestra e scopre che la pallavolo le piace. «Ha iniziato e poi non ha più smesso — sorride Pivato — perché si è subito appassionata. Devo dire a onor del vero che, all’inizio, come tutte le sue coetanee faceva fatica anche a colpire la palla... Era già molto alta per la sua età e

quindi la coordinazione era quel che era. Ci abbiamo lavorato, iniziando un lavoro di impostazione tecnica e individuando le soluzioni migliori. Era un diamante grezzo su cui lavorare. In seguito l’abbiamo portata a uno degli stage del Club Italia — ricorda — quando aveva 14 anni: era il modo più giusto per cercare un percorso che le potesse dare un futuroimportante. È stata notata subito da Marco Mencarelli, coach del club, al Regional Day. E quindi, in accordo con la ragazza e la sua famiglia, ci siamo messi attorno a un tavolo e abbiamo deciso di provare questa strada». Una strada fatta di college, foresteria, studio alle superiori e tantissimo allenamento. Oltre il talento Paolo ha grande determinazione e voglia di emergere, di impegnarsi, di sudare in palestra. Dal 2013 al 2017 gioca con la casacca del Club Italia con cui esordisce in serie A1, stabilendo anche il primato di punti individuali (46) in un match della massima serie femminile. Nel frattempo è già un perno fisso delle selezioni azzurre giovanili e, l’anno scorso, arriva la chiamata della Agil Novara con cui vince Coppa Italia e Supercoppa, perdendo poi la finale scudetto contro l’Imoco Conegliano. Tutto il resto, è cronaca. «A questi Mondiali sta uscendo la Paola che noi — dice Pivato—modestamente, avevamo intravisto a suo tempo. Adesso vedremo quello che ci regalerà in queste semifinali. Mvp della rassegna mondiale? Ah, potrebbe essere... La stoffa c’è, diciamo che non voglio gufare, ecco». Una bella storia quella di Paola Egonu, e un esempio pratico di quello che vuol dire società multirazziale, senza troppe chiacchiere. «Verissimo—dice Pivato — è un esempio straordinario. Integrata, serena, sorridente, come la sua famiglia. E devo dire che anche la nostra comunità ha recitato un ruolo esemplare. Adesso la aspettiamo, magari con una bella medaglia al collo».

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