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Piergiorgio Gabrielli accusa: “Il calcio è sporco e corrotto”
Da Il Mattino di oggi: «Sono uscito dal mondo del calcio, perché è sporco, corrotto. Manca un’etica e una riconoscenza sportiva. Negli ultimi vent’anni non è cambiato nulla e alla maggior parte delle società che fanno calcio pare...
«Sono uscito dal mondo del calcio, perché è sporco, corrotto. Manca un'etica e una riconoscenza sportiva. Negli ultimi vent’anni non è cambiato nulla e alla maggior parte delle società che fanno calcio pare andare bene così». Parole di fuoco. Le ha pronunciate l'ex presidente del Cittadella Piergiorgio Gabrielli, che dopo anni di silenzio torna a parlare del “suo” Cittadella e del calcio italiano. Piergiorgio Gabrielli, come mai questo sfogo? «Il calcio va avanti grazie a nepotismi e a colpi di spugna. Prendiamo la serie B attuale: è vergognoso che un Bari fallito, che non paga gli stipendi e i fornitori possa essere ancora in corsa per arrivare addirittura in serie A e che abbia la possibilità, con un nuovo acquirente, di ripartire l'anno prossimo quantomeno dalla B senza debiti, come se non fosse successo nulla. Oppure il Siena, che qualche settimana fa è andato in ritiro al Tezzon e non ha ancora saldato il conto. Nel calcio di oggi siamo a questi livelli. Non è possibile che vengano penalizzate società, come il Cittadella, attente ai parametri di bilancio». Come si può cambiare secondo lei? «Serve una vera giustizia sportiva. Le società finanziariamente non in regola non dovrebbero potersi iscrivere o quantomeno dovrebbero subire penalizzazioni pesanti che ristabiliscano l’etica sportiva». A propositivo di stranezze, domani c'è Reggina-Cittadella e per la terza stagione nelle ultime quattro arbitrerà Nasca di Bari, che lei aveva criticato pesantemente nelle precedenti due direzioni. Come l'ha presa? «Non ho parole. Faccio i complimenti al designatore. Preferisco non pensare a un complotto. Non voglio vederci manovre strane, anche se la cosa è quantomeno curiosa. Domani il Cittadella dovrà essere bravo a fare la differenza in campo, andando al di là delle coincidenze. I ragazzi devono scendere in campo per imporre il gioco con aggressività e rabbia». Ha già sentito il suo amico, il presidente amaranto Lillo Foti? «No, perché alla vigilia delle partite non ci si sente mai». Come vede questo rush finale? «Sta subentrando un po' di amarezza, perché potevamo ingranare la marcia giusta anche prima. Ora ci ritroviamo a lottare assieme al Padova per agganciare i playout. Non parlerei di salvezza diretta, visto che Varese e Ternana le vedo lontane». Si aspettava questa sofferenza? «No. È stata però una stagione strana. Qualcuno magari può dirci che potevamo stare più attenti a non cedere certi giocatori e a riscattarne altri, ma a Cittadella dobbiamo fare i conti con il bilancio. Non è sempre facile trovare il giusto equilibrio tra l'aspetto sportivo e quello finanziario. Dopo 4-5 anni positivi ci può anche stare di soffrire. Nonostante questo siamo ancora in corsa per salvarci».
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