Prendendo a prestito le parole di Foscarini, c’è da scalare l’Everest per arrivare alla salvezza: Padova e Cittadella annaspano tra paure e nervosismi in una crisi senza fine. E il tempo per rimediare è sempre meno. Il 2-2 dell’Euganeo fotografa una realtà allarmante. Quarantacinque minuti di quasi buio a livello tecnico, tattico e psicologico. Poi una reazione vibrante, certificata dalla rimonta firmata Cuffa e Improta. Quindi un finale troppo compassato e l’illusione del clamoroso sorpasso svanita tra le energie che evaporavano. E come ciliegina sulla torta, la dirigenza biancoscudata che in sala stampa se la prende con un cronista per un articolo sgradito anzichè tacere e meditare sui propri errori. L’ennesima figuraccia nel contesto di una gestione priva di competenza e autorevolezza. Ecco perchè non ci stanchiamo mai di ripetere che sarebbe un errore imperdonabile disgiungere la crisi tecnica da quella societaria dal momento che l’una è il prodotto e la conseguenza dell’altra. Tutto questo rende il compito di Serena ancora più difficile: isolare la squadra da tutti i veleni che la circondano è l’unica strada percorribile. Soffre le pene dell’inferno anche il Cittadella. La (non) prestazione di Crotone evidenzia ancora una volta i limiti della truppa di Foscarini sul piano del temperamento e della personalità. Inaccettabile poi la sceneggiata finale, con espulsione, di Coralli. Mantenere i nervi saldi è sempre stato un marchio di fabbrica dell’ambiente granata.
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Il Gazzettino: verso il baratro tra paure e nervi tesi
Prendendo a prestito le parole di Foscarini, c’è da scalare l’Everest per arrivare alla salvezza: Padova e Cittadella annaspano tra paure e nervosismi in una crisi senza fine. E il tempo per rimediare è sempre meno. Il 2-2 dell’Euganeo...
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