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Il Mattino: Aspettiamo verifiche fino alla sosta, ma adesso qualcuno corre di più

Il punto del Mattino dopo la vittoria di ieri sull’Albinoleffe nell’editoriale a firma Stefano Edel:  Chi ben comincia – recita il proverbio – è a metà dell’opera. E Pillon ha iniziato nel migliore dei modi la sua terza...

Redazione PadovaSport.TV

Il punto del Mattino dopo la vittoria di ieri sull'Albinoleffe nell'editoriale a firma Stefano Edel: 

Chi ben comincia – recita il proverbio – è a metà dell’opera. E Pillon ha iniziato nel migliore dei modi la sua terza esperienza biancoscudata, dopo quelle di calciatore prima e di tecnico (sia pure per pochi mesi) poi. A dire il vero, le stesse cose le avevamo scritte sul conto di Parlato, quando all’esordio in campionato, sul campo della Reggiana, il suo Padova era piaciuto molto, strappando un pareggio di spessore. Le successive tre giornate, con due vittorie e un altro nullo, avevano avvalorato quella sensazione positiva. Sappiamo tutti com’è finita l’avventura del buon Carmine, vittima sacrificale da immolare sull’altare di un progetto che deve andare avanti secondo i tempi prestabiliti (tre anni per salire in B da quando la nuova società è stata fondata), ed è inutile ritornarci sopra. Adesso c’è un altro allenatore in panchina ed è giusto puntare l’attenzione su di lui, sulle idee tattiche che ne ispirano il lavoro e sul modo in cui utilizzerà i giocatori della rosa a disposizione. Il passaggio dal 4-2-3-1 o 4-3-1-2 proposto successivamente da Parlato al 4-4-2 di oggi qualche cambiamento immediato lo ha indubbiamente prodotto. Ad esempio, si è tornati a sfruttare con decisione le corsie laterali, consentendo ai due centrocampisti centrali di essere più vicini fra di loro e di muoversi con più raziocinio, fermo restando che spetta sempre a loro l’onere maggiore, quello di “rompere” la manovra altrui e di avviare la propria. Ma con Ilari e Petrilli larghi, vicini alla linea laterale, e due punte fisse davanti come Neto Pereira e Altinier il Padova acquista una maggiore pericolosità dalla metà campo in su. Pericolosità che è conseguente ad una migliore profondità, se è vero che per diversi tratti della partita con l’Albinoleffe si è vista una squadra schierata con il 4-2-4, versione ancora più aggressiva del 4-4-2. Domanda che sorge spontanea: perché chi in precedenza correva male, o non correva proprio, adesso sgambetta alla grande e lo fa partecipando attivamente sia alla fase d’attacco che soprattutto a quella difensiva? Ci piacerebbe capire come e perché 2-3 giocatori anche significativi del gruppo abbiano cambiato passo e atteggiamento da una settimana all’altra. O venivano male utilizzati oppure – e in questo senso l’esperienza di lungo corso di Pillon potrebbe essere risultata preziosa – sono stati responsabilizzati in ben altra maniera. Alle volte, e lo affermiamo senza che qualcuno abbia a risentirsene, il tasto della psicologia si rivela decisivo per chiedere piccole o sostanziali modifiche dell’atteggiamento in partita: l’allenatore trevigiano potrebbe aver pigiato il dito su quel tasto con delicatezza, solleticando un orgoglio che prima era soffocato o sminuito. Ipotesi che attendono conferma, sia chiaro, perché non basta vincere contro una formazione modesta come quella bergamasca per certificare la soluzione della crisi. Verifichiamo se c’è continuità di risultati, innanzitutto, e poi valuteremo gli effetti della cura Pillon. Se alla sosta di Natale il Padova sarà in posizioni decisamente più tranquille, allora potremo cominciare a fare ragionamenti diversi. Adesso proprio no.

 

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