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Il Mattino: Padova, la svolta dopo Mogliano
Dall’editoriale de Il Mattino: Avevamo iniziato l’anno chiedendoci se fosse il momento giusto per scappare: a Valdagno, il 4 gennaio, il Padova si presentava allo scontro diretto con l’Altovicentino forte di un + 5, ed era l’ultima...
Avevamo iniziato l’anno chiedendoci se fosse il momento giusto per scappare: a Valdagno, il 4 gennaio, il Padova si presentava allo scontro diretto con l’Altovicentino forte di un + 5, ed era l’ultima giornata del girone di andata. Una sfida sentitissima, chiusa con una sconfitta (la seconda, dopo quella di Sacile) apparsa davvero immeritata, per ammissione dello stesso patron Dalle Rive, il quale alla fine aveva onestamente riconosciuto come un pareggio sarebbe stato il risultato più giusto. Dal possibile + 8 il Padova era sceso ad un + 2 che non lasciava tranquilli. Sette giorni dopo, a Mogliano, era andata in scena la classica “partitaccia”: Ferretti ko per una gomitata alla mandibola, biancoscudati incapaci di gestire il vantaggio, sino a subìre le pimpanti iniziative dell’Union Pro e, con esse, un’altra battuta d’arresto. Questa volta sacrosanta. Lì, nel momento in cui i rivali sfruttavano l’occasione per effettuare il sorpasso, è maturata la svolta, che ha ribaltato in un mese le gerarchie del torneo, così com’erano state sancite da quel doppio stop. Il Padova ha ripreso vigore, è tornato a navigare in mare aperto, andando alla... guerra con la forza d’urto e l’armamentario impressionante di una portaerei, in grado di abbattere e spazzare via qualsiasi ostacolo. Le sue bocche da fuoco hanno centrato sempre l’obiettivo, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti: quattro successi di fila in altrettante battaglie, e l’avversario annichilito dalla sua fragile baldanza, se è vero che il primato è durato gran poco. Il crollo del gruppo di Zanin, per certi versi sorprendente (un punto in tre gare), si spiega però anche con la difficoltà di coesione fra le varie componenti, società, squadra e tecnici, visto e considerato che in panchina, da settembre ad oggi, si sono succeduti ben tre mister, ognuno con le sue idee non sempre facilmente assimilabili dalla squadra. Il Padova, invece, ha saputo far tesoro degli errori commessi, di quella sciagurata prestazione con l’Union Vis soprattutto, per raddrizzare la barra del timone e ripartire. Più deciso e convinto di prima. E proprio con la forza del collettivo, con il saper remare tutti dalla stessa parte per raggiungere il traguardo della promozione magari prima di maggio, ha costruito la sua ritrovata leadership. Parlato frena, ma lo farebbe anche se fosse a + 10, e dal suo punto di vista è più che logico che inviti alla moderazione, eppure la gestione dello spogliatoio sta rivelandosi un capolavoro di psicologia e maestria. Leggete bene cosa ha detto al termine della gara di ieri, quando ha parlato, ad esempio, di Ferretti, il “Rulo” che ci ha esaltato con le sue prodezze all’inizio della stagione e poi quando è tornato dopo l’infortunio, e degli altri che ha gettato nella mischia nella ripresa, da Thomassen a Segato ed Aperi: l’opportunità sarà data a tutti, perché tutti devono sentirsi artefici del grande risultato. La musica suonata da Mogliano in poi - siamo a 17 vittorie in 22 partite - è la riprova della bontà del suo modo di allenare: che non significa solo far giocar bene e segnare, ma anche rapportarsi sul piano umano al meglio con i propri giocatori e cavare da ognuno di loro il massimo. La sfida è appassionante, ma con uno così, signori, si va lontano. Diciamolo ancora sottovoce, si può vincere la guerra.
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