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Il Mattino: qualcuno pretende troppo, sbagliato fischiare i giovani

Da Il Mattino: Premessa più che mai necessaria: siamo in serie D, con tutto ciò che ne consegue, regola degli “under” in primis (ricordiamo che devono andare in campo obbligatoriamente un ragazzo del 1994, due del 1995 e uno del 1996, e se...

Redazione PadovaSport.TV

Da Il Mattino:

Premessa più che mai necessaria: siamo in serie D, con tutto ciò che ne consegue, regola degli “under” in primis (ricordiamo che devono andare in campo obbligatoriamente un ragazzo del 1994, due del 1995 e uno del 1996, e se vengono cambiati durante la partita possono essere sostituiti solo con giocatori di pari età o più giovani). Se qualcuno pensa di essere ancora in B o di avere la dimensione della Lega Pro, farà bene a (ri)sintonizzarsi in fretta sulla categoria, prendendo atto dei limiti che comporta fare football a questi livelli. Perché lo diciamo, anzi lo ribadiamo? Perché abbiamo l’impressione che una parte della tifoseria padovana abbia perso (adesso, non in precedenza) il senso della realtà in cui ci si è dovuti calare a fine luglio, per riproporre calcio di una certa dimensione in una piazza che, altrimenti, sarebbe stata costretta a sorbirsi il classico anno sabbatico, dopo lo scempio compiuto dai ben noti personaggi passati da queste parti. Non esiste che si fischi un diciottenne o un diciannovenne solo perché ha sbagliato un appoggio anche facile oppure, come abbiamo visto fare da un signore in tribuna centrale, sbraitare contro Parlato e i suoi dopo che Samba si era inventato una giocata alla Del Piero che aveva raggelato il sangue a tutti. I difetti ci sono - lo stesso allenatore lo ha ammesso e ci sta lavorando sopra - così come non è pensabile chiedere a Cunico (36 anni compiuti) e Zubin (37) di cantare e portare la croce insieme, ovvero di segnare e correre dietro ad avversari che hanno anche 17, 18 e addirittura 19 primavere in meno (il Montebelluna aveva in campo un solo ’90, il resto erano giocatori dal ’91 al ’96). È ovvio che certi scompensi affiorino strada facendo, perché l’assemblaggio estivo del gruppo non è stato semplice e perché - va detto e ripetuto a chi ha la memoria corta - la preparazione al campionato è stata accelerata sensibilmente, in considerazione degli ambiziosi obiettivi sbandierati. Se guardiamo a ciò che ci è scorso davanti agli occhi nei 98’ di ieri, ci sta che si possa storcere il naso di fronte ad alcune prestazioni, ma le attenuanti esistono, e sono per giunta valide: qualcuno che ha tirato sin qui la carretta senza mai rifiatare (ad esempio, i due centrali difensivi e Cunico) appare tirato e stanco, ed è ingeneroso pretendere che vada al massimo ogni domenica. L’obbligatorietà dei 4 “under” da schierare nell’undici di partenza (obbligatorietà che c’è per tutti, sia chiaro) costringe il mister a compiere scelte molto difficili, soprattutto per quanto riguarda il modulo tattico da contrapporre all’avversario di turno, e per gli altri sette uomini chiamati ad interpretarlo al meglio. Rinunciare ad alcuni elementi che si hanno in rosa e che rappresentano un “lusso” per la serie D è decisione davvero pesante, e non invidiamo certo il mister, che peraltro ha dimostrato sin qui di sapere il fatto suo. Concordiamo con lui che fosse fondamentale vincere questa sfida, anche se i residui del doppio k.o. d’inizio gennaio si sono sentiti ancora nella testa e nelle gambe, insieme alla paura di sbagliare dietro. Ma all’Altovicentino, vincente a Dro, si è risposto come si doveva. Ora bisogna insistere: da Rovereto, sede della prossima sfida con il Mori, bisogna tornare con il carniere pieno.

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