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Il Mattino: quel silenzio assordante della dirigenza

Da Il Mattino, l’editoriale di Stefano Edel:  Scena a cui abbiamo assistito trequarti d’ora dopo la conclusione del derby, in sala-stampa: Serena parla, rispondendo alle domande dei giornalisti, ricorrendo più volte alla parola...

Redazione PadovaSport.TV

Da Il Mattino, l'editoriale di Stefano Edel: 

Scena a cui abbiamo assistito trequarti d’ora dopo la conclusione del derby, in sala-stampa: Serena parla, rispondendo alle domande dei giornalisti, ricorrendo più volte alla parola “indifendibili” per commentare la (non) prestazione del Padova. Il presidente Diego Penocchio e l’a.d. Andrea Valentini ascoltano, uno appoggiato al muro, l’altro in piedi poco più indietro, il punto di vista del tecnico senza spiaccicare parola. Persino di fronte alla domanda più ovvia (Mister, come si può giustificare che la stessa squadra passi da una prestazione positiva come quella di Varese ad una prova così vergognosa come questa del derby?), i due dirigenti non battono ciglio. Come se non gliene fregasse niente. Commenti? Dichiarazioni? Voglia di sfogarsi e di cantargliele ai giocatori, soprattutto dopo essere stati pesantemente contestati - una costante ormai dall’inizio del 2014 - dalla tifoseria intera? Nulla di tutto ciò. Assenti. La società sposa la linea del silenzio, e lascia a Serena il compito di fare da parafulmine di fronte alla rabbia montante. Mai assistito ad una resa del genere, soprattutto mai vista una proprietà così inerme e in balìa degli eventi. Se il Padova ti sta a cuore, come hai sempre affermato da quando ti sei insediato in quelle stanze al piano terra dell’Euganeo, non puoi accettare di assistere passivamente a partite del genere, senza avere un briciolo di dignità e di orgoglio per ribellarti a tanto squallore! La realtà è che, quando uno si rende complice, anzi è stato l’origine dei mali, di una simile caduta senza freni, non ha appigli a cui aggrapparsi o scusanti da invocare. Gli arbitri non c’entrano più, così come non c’entra più la (presunta) ostilità del Palazzo o la severità del giudice sportivo. Battetevi il petto, una volta tanto, e fatevi un bel mea culpa, signori dirigenti, invece di tenere le bocche cucite! Avere la bontà di chiedere scusa ad una piazza che anche ieri ha dimostrato il suo attaccamento immutato a questi colori (d’accordo la promozione ad un euro, ma quando mai si vedono 10.000 persone allo stadio per un derby fra terz’ultime?) sarebbe il minimo sindacale richiesto per non sprofondare ulteriormente nel fango. Quel fango in cui sono immersi sino al collo i giocatori, e ora pure Serena: la loro metamorfosi, da un sabato all’altro, lascia esterrefatti. Non vogliamo pensare male, ma i dubbi sono tali e tanti in queste ore che giustificano sospetti a josa. E ci fermiamo qui, per carità di patria [...].

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