Sono ore di frenetica attesa per Gustavo Ferretti. Nella giornata di oggi l’attaccante argentino conoscerà l’esito dell’ecografia a cui è stato sottoposto per verificare le condizioni del muscolo flessore della gamba sinistra la cui lesione lo ha messo fuori causa nella gara con il Mezzocorona dopo le sei reti realizzate nelle prime quattro. L’interessato pensa positivo e si aspetta il semaforo verde. «Mi sento bene – ha dichiarato prima dell’esame – pur essendo stato fermo quindici giorni. Non provo alcun fastidio al muscolo, la scorsa settimana ho iniziato gradualmente a lavorare e oggi (ieri, ndr) ho aumentato i ritmi della corsa, facendo anche cambi di direzione, senza accusare problemi». Poi aggiunge: «Già nella seconda ecografia fatta venendo via da Empoli (nel centro specializzato in cui è stato per qualche giorno, ndr) si vedeva che le fibre si sono riformate e quando dall’esame noti che si è tutto sistemato non ci pensi più. In passato ho già avuto un problema al flessore, muscolo tra i più sollecitati quando si gioca a calcio, ma era quello della gamba destra».Due sentimenti contrastanti nella testa dell’attaccante che da una parte scalpita per tornare in campo prima possibile, ma al tempo stesso è consapevole che l’eccessiva fretta potrebbe rivelarsi deleteria. «Sicuramente verranno rispettati i tempi necessari. Bisogna gestire queste situazioni con tranquillità, ma a me riesce molto difficile, anche perché ci sono state partite importanti. Vedere la squadra vincere mi ha un po’ sollevato, fermo restando che viverla da fuori per me è motivo di tensione e sofferenza. Ti senti importante, vorresti dare una mano, meglio giocare». E i compagni lo hanno comunque fatto nel migliore dei modi. «I ragazzi hanno fatto un grande lavoro, portando a casa sei punti. Anche i miei colleghi in avanti si sono comportati molto bene, da Ilari a Tiboni, compreso Pittarello che deve ancora crescere ma che davanti a sè ha un grande futuro. Questo anno gli servirà tanto». Arrivato all’ombra del Santo, immaginava un Padova capace di vincere sette gare su sette? «All’inizio sinceramente no, per la situazione che si era creata, dato che si partiva da zero, con tanti giocatori in prova che andavano e venivano. Quando la rosa si è definita e si è consolidato il gruppo, ho iniziato a crederci. L’allenatore e lo staff hanno fatto la loro parte sul piano tecnico-tattico e noi, intesi come spogliatoio, la nostra. Le vittorie poi portano buon umore e aiutano a stare uniti». Vittorie arrivate in numeri da primato e portando all’Euganeo più tifosi rispetto a un anno fa in serie B. «Si vede che questa città segue e ama il calcio. Aveva bisogno di un po’ di allegria e tutti noi sentiamo addosso questo entusiasmo contagioso che ci dà una carica in più. È bello sentirsi benvoluti». Il fatto di essere l’unica squadra fino alla serie A che ha sempre vinto rischia di crearvi pressioni? «No. Sono statistiche che leggo sui giornali, ma non ci penso. Il gruppo non vuole fermarsi e punta solo a dare il massimo. Se poi questo porta a un record, sarà un piacere».
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