Centocinque anni fa, negli stessi luoghi nasceva una squadra destinata a far sognare una città, un intero territorio. Nove mesi fa, a camminare lungo quelle strade e di fianco a quei palazzi, c’erano duemila persone arrabbiate con una proprietà che, poche settimane più tardi, non avrebbe iscritto la squadra, uccidendo un sogno durato 104 anni. Ieri, lungo il Liston e di fianco al Pedrocchi, c’erano mille tifosi in festa. Perché a distanza di 105 anni dalla nascita del Calcio Padova 1910, la sensazione è stata che si sia giunti a un momento di svolta. Il vecchio Biancoscudo, calcisticamente calpestato e umiliato, tra pochi mesi potrebbe ritornare a nuova vita. Perché il cuore dei tifosi non ha mai dimenticato quella maglia. La festa. Si sono radunati così, dopo giorni di tam-tam su internet, uniti dalla passione e dalla voglia di celebrare il compleanno della loro squadra. In piazza Cavour, sede del ritrovo, c’erano supporter di ogni età: da quelli storici dell’Appiani ai reduci dell’ultima serie A, dalle nuove leve dell’Euganeo ai più piccoli, trascinati dalla voglia di tifare dei genitori. Nel bel mezzo della folla, il chiosco dell’associazione Padovanità: appese alle pareti le maglie storiche della società, da quella rossa di Massimiliano Rosa, alla gialla fosforescente dell’ultima partita di Lega Pro, che regalò alla squadra di Sabatini la promozione in B. Alle 17.15 il corteo s’è messo in moto. Di fronte ai mille, un lungo striscione: «105 anni di gloria, continuerà in eterno la nostra storia». Tutt’intorno i padovani dello struscio e dello shopping del sabato pomeriggio lungo Liston incuriositi. Poi il via ai cori, l’accensione dei fumogeni: «Gloria al Calcio Padova!», hanno urlato i tifosi, prima d’intonare il «Ma quando torno a Padova», l’inno d’ordinanza che è risuonato in tutte le vie circostanti. C’era aria di festa, un bel clima d’unione. I metri per arrivare a destinazione erano pochi: da piazza Cavour, il corteo si è fermato in piazzetta Garzeria, poche decine di metri più in là. E tutti, sistemati quasi ad emiciclo, si sono posizionati rivolti ai palazzi che, centocinque anni fa, videro nascere la società. Le parole. «L’ultima volta che ci siamo ritrovati qui abbiamo posto la prima pietra per la costruzione di una nuova società, chiedendo l’impegno di tutti i padovani e del sindaco», le parole dei capi della Tribuna Fattori, «Ai giocatori di adesso, non chiediamo subito la Lega Pro: a noi basta che, come state facendo, usciate dal campo con la lingua sotto le scarpe». Erano in tanti, i ragazzi della Fattori, ma con loro c’era pure l’Aicb: «Hanno cercato di cancellarci, ma la storia del Padova non morirà mai», ha detto Alberto Farisato. «Noi tifosi abbiamo lottato per risorgere, perché questa città ama questa squadra». Tra un intervento e l’altro, i cori a risvegliare il centro storico dello shopping. Poi, l’intervento dell’assessore allo sport Cinzia Rampazzo: «Io non vedo una piazza che ricorda un vecchio compleanno, io vedo una piazza che lo festeggia. Noi, intanto, stiamo facendo il possibile per riportare a casa lo Scudo e regalare una nuova curva all’Euganeo». Infine, l’appello di Roberto Bonetto: «Per fare un Padova forte serve l’aiuto di altri imprenditori come noi. Si facciano avanti, perché vogliamo far tornare grande questa squadra il prima possibile». Di fronte alla folla, l’intero stato maggiore biancoscudato: il presidente Bergamin, il vice Edoardo Bonetto, il diesse De Poli con Carmine Parlato e i giocatori al seguito: Thomassen, Aperi, Mattin e Petkovic. Partono i cori contro Penocchio, alcuni contro Zanonato. La vera protagonista è però la storia. I testimoni. A rappresentarla c’erano loro, gli ex del passato. Franco Gabrieli, Angelo Montrone, Claudio Ottoni, Fulvio Simonini, Adriano Zancopè, Andrea Bergamo, Emanuele Pellizzaro. E poi loro due, gli ex più recenti, Andrea Cano e Matias Cuffa. Quelli più acclamati, fotografati da una tifoseria che ha saputo rinnovarsi, attirare nuove leve e nuove simpatie, affezionate ai giocatori che hanno fatto grande il Biancoscudo negli ultimi anni. Una tifoseria che, sciarpe al cielo, è tornata a riprendersi la sua squadra.
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L’appello di Bonetto: “Porte aperte a nuovi imprenditori, vogliamo tornare grandi insieme”
Centocinque anni fa, negli stessi luoghi nasceva una squadra destinata a far sognare una città, un intero territorio. Nove mesi fa, a camminare lungo quelle strade e di fianco a quei palazzi, c’erano duemila persone arrabbiate con una...
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