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Neto, Corti e Petrilli: l’entusiasmo del post-gara

C’è una coppia scintillante di giocatori fuori categoria, a trascinare il Padova contro la Reggiana: facevano la differenza a Varese, caricandoselo sulle spalle e portandolo ad un passo dalla finale playoff nell’anno del Padova di El...

Redazione PadovaSport.TV

C’è una coppia scintillante di giocatori fuori categoria, a trascinare il Padova contro la Reggiana: facevano la differenza a Varese, caricandoselo sulle spalle e portandolo ad un passo dalla finale playoff nell’anno del Padova di El Shaarawy, e a 90’ dalla Serie A in quello successivo. Allora erano in Serie B, figurarsi se non possono spiccare un gradino più in basso: Neto Pereira e Daniele Corti, 71 anni in due ma una classe che alla squadra è servita come il pane. È stato il brasiliano, dopo soli 48 secondi, ad aprire la scena con un gol allo steso tempo da rapace d’area e da attaccante col piede fino: «Quando è arrivato il cross, con la coda dell’occhio ho visto dove stava andando il portiere», spiega Neto Pereira. «Il loro difensore ha cercato di prendere la palla, io mi sono ritrovato in una posizione nella quale potevo fare ben poco: Perilli si era piazzato sul primo palo, ho provato il colpo a sorpresa sul secondo ed è andata bene, per fortuna. È stata una bella emozione, segnare alla prima partita sotto la mia curva è stato bellissimo».Il Padova ha portato a casa un punto d’oro, frutto di una grande prestazione collettiva. «Su un campo difficile era importante sbloccarla subito, sicuramente nel primo tempo abbiamo fatto un’ottima gara e probabilmente avremmo anche meritato di chiuderlo in vantaggio. Purtroppo non abbiamo vinto, ma questo è comunque un gran bel punto, perché la Reggiana dirà sicuramente la sua in tutto l’arco del campionato». Daniele Corti, alla prima assoluta in biancoscudato, ha stupito per la capacità di inserirsi subito nei meccanismi della squadra, E sul vecchio amico Neto, invece, ha un’idea tutta sua: «Giocare con Neto è semplicissimo, basta che gli dài la palla e lui inventa qualcosa», le parole del mediano di Cantù. «Non è la categoria, è il giocatore che fa la differenza, e lui la fa in qualsiasi campionato». Se possibile, però, Corti ha impressionato ancora di più: con una sola settimana di allenamenti alle spalle, e con una condizione fisica non certo eccellente, è riuscito a dimostrarsi comunque una spanna sopra a tutti: «È andata bene, la mia “prima” è stata molto positiva. Spero di entrare al top della condizione il più presto possibile, oggi (ieri, ndr) un po’ ho sofferto nel finale, ma con un gruppo ben assortito e ottimi compagni vicino è più semplice rendere al meglio».Ma lì davanti, insieme a Neto, si è rivisto anche il “trenino” che l’anno scorso correva su e giù, tagliando a fette le difese della Serie D solo perché il destino gli aveva messo i bastoni tra le ruote, catapultandolo dalla Serie B ai bassifondi del dilettantismo. Nicola Petrilli si è riscoperto decisivo anche in Lega Pro: «Era una categoria che mi mancava», l’ammissione dell’esterno torinese. «L’anno scorso scendere in quarta serie è stato un sacrificio, Padova è stata una scommessa che ho vinto: ora voglio rimettermi in discussione, e l’inizio è stato soddisfacente». Suo, con un’azione di temperamento e di astuzia, l’assist che ha aperto la strada a Neto verso il gol-lampo: «Sono le mie caratteristiche, e devo cercare di sfruttarle quando ne ho l’opportunità. In questa circostanza non è stato facile, ma i nostri tifosi ci hanno fatto quasi sentire a casa».

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