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Che fatica riconoscere i meriti di Mirabelli!

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La vittoria numero 14, unita all'imbattibilità, ci rimanda alle "solite" riflessioni sulla nostra piazza
Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 

Dopo la vittoria numero 14 del Padova, un primo pensiero lo dedichiamo in questo editoriale al direttore sportivo Massimiliano Mirabelli. L'assist ce lo dà mister Andreoletti in sala stampa, quando cita, commentando l'ennesimo successo, chi questa squadra l'ha costruita. Non in due mesi di mercato estivo, ma con il tempo, da quando gli sono state "consegnate le chiavi", dopo i dissesti di Sean Sogliano, passato a Padova come un uragano senza aver ottenuto nulla. Neanche Mirabelli per adesso ha vinto qualcosa, ma ha saputo costruire appunto, non distruggere. E ha creato le basi per un nuovo modello sostenibile di club, anche in serie C, un modello che ora gira a pieno regime e restituisce soddisfazioni economiche e sportive. La continuità ha dato i suoi frutti, la società ha avuto la forza di sostenerla nonostante qualche menagramo rumoroso nella tifoseria che pretendeva facce nuove, rimpiangeva i vecchi lasciati liberi, criticava in partenza la scelta di Andreoletti, reduce da un esonero dal Benevento.

E invece proprio il giovane allenatore è stata un'altra scommessa vincente del ds: in poco tempo ha saputo affermarsi nello spogliatoio, ha fatto raggiungere velocemente alla squadra livelli di automatismi altissimi, tutti sanno cosa fare e perchè, tutti (anche i "trequartisti di qualità" citati ieri) si sacrificano in scivolate e in recuperi. Tutti lottano con il coltello tra i denti perchè sanno di avere in mano una grande opportunità per la loro carriera, e onorare la maglia risulta una logica conseguenza. Ogni tanto ricordiamoci, successo dopo successo, di quello che stiamo vivendo in questo surreale campionato: una stagione così, con questi numeri, non ricapiterà più tanto presto, forse tra cinquant'anni, forse mai più. Siamo una piazza strana perchè, aldilà della protesta circoscritta a 1000-1500 tifosi, la città continua a snobbare la squadra di calcio (ieri poco più di 2000 persone), mentre i nostri rivali diretti fanno quasi pienone in casa e trasferta.


Questo Padova (forse irripetibile) merita più attenzione da parte della città

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E ancora in tanti storcono il naso quando sentono parlare di Mirabelli. Ancora c'è chi se ne esce con la storiella dell'antipatia, con il fatto che alla fine dello scorso campionato non si è presentato all'ultimo allenamento, che non va alla cene. Con il risultato che mentre stiamo infrangendo record su record e stiamo lanciando un allenatore che potrebbe diventare un grande protagonista del calcio italiano, nel contempo il ds deve girare quasi in incognito per lo stadio, i tifosi in generale continuano a rimanere freddi (a parte gli affezionati e gli "storici") e la società viene bollata come "assente". Ma è meglio assente e vincente o presente e perdente? Ma assente da cosa, poi? In tanti anni che seguiamo il Padova, facciamo ancora fatica a capire certe dinamiche. Certo, le scorie del passato possono esasperare gli animi. Ma se tutto va a meraviglia, che senso ha questo atteggiamento?

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