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Dominanti per mezz’ora, poi un po’ inesperti: con più equilibrio il Padova poteva battere l’Avellino

Pietro Zaja
Pietro Zaja Redattore, telecronista 
Non sono due punti buttati via. Certo, si poteva gestire molto meglio il doppio vantaggio, ma pareggiare 2-2 contro un Avellino in stato di grazia non è un risultato da disdegnare. Gli irpini, infatti, erano reduci da tre vittorie di fila, contro...

Non sono due punti buttati via. Certo, si poteva gestire molto meglio il doppio vantaggio, ma pareggiare 2-2 contro un Avellino in stato di grazia non è un risultato da disdegnare. Gli irpini, infatti, erano reduci da tre vittorie di fila, contro Monza, Carrarese ed Entella (tutte squadra già affrontate anche dal Padova). Tutto sommato, come ha anche sottolineato il tecnico patavino Matteo Andreoletti nel post-partita, un punto in Serie B non va mai disprezzato. Perché muove la classifica, perché può fare la differenza in un campionato dominato dall’equilibrio più totale. Lo ripetiamo: contro questo Avellino sfavillante il punto ci può stare. Della prestazione biancoscudata, invece, si può parlare, tra spunti positivi e momenti della gara da gestire con più consapevolezza. La prima mezz’ora di calcio champagne, il quarto d’ora finale del primo tempo in cui il Padova ha subito due reti, la ripresa più bloccata, ma ricca ad ogni modo di occasioni ed emozioni. Andiamo ad analizzare nel dettaglio la prestazione del Padova (qui le nostre pagelle ai giocatori biancoscudati), che ieri sera ha affrontato l’Avellino allo Stadio Euganeo.

Il primo tempo di Padova-Avellino

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Il primo turno infrasettimanale influenza Andreoletti nelle scelte di formazione. Il tecnico decide di cambiare tre uomini rispetto alle formazioni identiche che sono scese in campo contro Virtus Entella e Monza. Se la porta (Fortin) e la difesa (Faedo, Sgarbi e Perrotta) rimangono invariate, perché per il mister modificare gli equilibri che si sono creati è troppo rischioso, a centrocampo e in attacco ci sono dei cambiamenti. Confermati Capelli, Fusi e Varas nella linea a cinque di mezzo, in regia Harder prende il posto di Crisetig, con Favale che invece sostituisce Barreca a sinistra. Lì davanti Bortolussi e Buonaiuto, che vince il ballottaggio con Lasagna. Solito 3-5-2 in fase di partenza. Perché poi la creatura andreolettiana assume delle forme differenti e fluide, che abbiamo imparato a conoscere a menadito. Quando la squadra attacca, infatti, si dispone con un chiarissimo 4-2-4. Come una filastrocca: Favale fa il Barreca e si blocca a sinistra, Faedo si apre a fare il terzino destro, Fusi e il principe azzurro Harder giostrano in mezzo al campo (con più dinamismo rispetto all’equilibratore Crisetig), Varas e Capelli si allargano sulle fasce. Bortolussi rimane il punto di riferimento, mentre Buonaiuto gli gira attorno, con la possibilità, rispetto a Lasagna, di abbassarsi anche sulla linea dei centrocampisti per smistare il gioco. D’altronde quei piedi fatati è meglio sfruttarli anche in costruzione. Questa, dunque, è l’unica differenza tattica evidente in fase offensiva rispetto alle ultime due uscite di campionato: la posizione più ibrida di Buonaiuto, che a tratti trasforma il 4-2-4 di costruzione in un 4-2-3-1. Chiaramente l’ex Cremonese e Lasagna sono due giocatori totalmente diversi, che incidono in maniera differente nella proposta di gioco.

Per il resto, la prima mezz’ora sembra quasi la fotocopia del primo tempo di Monza. Il Padova domina in lungo e in largo e lascia all’Avellino solo un’occasione con Milani al 7’, su cui Fortin si fa trovare pronto. Il monologo biancoscudato è una meraviglia: la squadra si trova alla perfezione in ogni porzione di campo, verticalizza con rapidità e qualità alla ricerca principalmente dei due esterni Varas e Capelli e così le chance da rete fioccano come neve sul Monte Bianco d’inverno. El diablo Varas al 4’ spara alto da posizione ravvicinata su servizio a rimorchio di Bortolussi, poi al 9’ ecco il gol. Favale batte un corner dalla sinistra e Sgarbi si avventa sul pallone, affondando in rete. 3’ più tardi Faedo con il tacco cerca la stoccata vincente, ma una deviazione favorisce Buonaiuto, che colpisce il legno. Molto fluido e oliato nelle manovre, il Padova continua a insistere e al 29’ raddoppia, con un’azione da cineteca. Capelli pesca Varas al limite dell’area, El diablo stoppa e preparare la conclusione con il mancino di Buonaiuto, che finisce sotto il sette. Euforia all’Euganeo, per un primo terzo di partita clamoroso. Però, è nel momento di maggior estasi che il Padova si fa male da solo, subito dopo aver siglato il 2-0. Forse pecca in un eccesso di autostima, si disunisce in campo e subisce un’imbucata alla sua destra (dalla parte di Capelli e Faedo per intenderci), che porta all’assist di Lescano per il piazzato di Biasci, assente fino a quel momento del match. Va sottolineato, però, che Varas, nell’azione del gol, era a bordocampo e la squadra, quindi, ha difeso con un uomo in meno. Svantaggio, però, dimezzato. Forse Capelli e Faedo potevano chiudere con più decisione su Milani e Kumi da quella parte.

L’inerzia della partita cambia, l’Avellino prende fiducia, il Padova si riassesta su livelli normali e aumentano i duelli nelle zone nevralgiche del campo. Ora i biancoscudati sono costretti a difendersi e lo fanno con un 5-3-1-1, con Buonaiuto che si abbassa maggiormente rispetto a Lasagna contro il Monza. Bortolussi, invece, rimane più alto per pressare il trio arretrato degli ospiti, formato da Cancellotti, Enrici e Fontanarosa. Quel senso di dominio del gioco trasmesso nella prima mezz’ora si affievolisce con lo scorrere dei minuti, nonostante il Padova continui a giocare un discreto calcio. L’Avellino, invece, schierato in campo con un 3-4-2-1 da Raffaele Biancolino, prende coraggio, fa girare con qualità il pallone nella metà campo biancoscudata abbassando Insigne, alzando Missori e avvicinando Biasci a Lescano. E al 44’, su un cross rasoterra e innocuo di Missori, ecco il pari. Favale, Perrotta e Faedo sono troppo morbidi e non fanno nulla per evitare che Lescano s’impossessi della sfera, si giri e spiazzi Fortin. Se la prima rete irpina è stata principalmente confezionata da giocate di alta classe dei giocatori di Biancolino, sulla seconda le responsabilità del Padova sono maggiori. Favale arriva leggero sul cross di Missori, Perrotta non interviene e Faedo si lascia anticipare. Si poteva fare meglio, gestendo il doppio vantaggio con più autorevolezza. Andreoletti lavorerà su questo, perché sprecare così un doppio vantaggio non va per niente bene. E qui, forse, si è intravista l’inesperienza della categoria. L’adattamento alla Serie B è avvenuto nel giro di qualche partita, lo abbiamo già detto, ma l’esperienza matura di errore in errore. Ora, non deve ricapitare. Già è successo ieri.

Il secondo tempo della sfida dell’Euganeo

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La ripresa di Padova-Avellino si apre con un gran riflesso a mano aperta di Fortin su Kumi e con un’occasione a destra per i padroni di casa. Fusi crossa dentro per l’inserimento di Buonaiuto, che impatta con la testa, sfiorando il palo. La sfera prende una traiettoria ad uscire, ma si poteva fare di più con una maggiore precisione nel momento dell’impatto. Poco dopo Favale si becca il primo giallo dell’incontro e Andreoletti decide di sostituirlo. Dentro Barreca, così come Lasagna per Buonaiuto. Si torna, così, ad avere in campo dieci undicesimi delle formazioni titolari con Virtus Entella e Monza, se non per Harder in mediana, con Crisetig che rimane ancora in panchina. Con i primi due cambi di Andreoletti tatticamente cambia poco: Barreca gioca a sinistra e Lasagna si apposta vicino a Bortolussi nel tandem offensivo. A cambiare è un po’ la fase difensiva, con Lasagna leggermente più alto rispetto a Buonaiuto, e anche il modo di attaccare. Lasagna, infatti, non si abbassa troppo per ricevere il pallone, ma si butta in profondità per allungare la squadra e tagliare la difesa avversaria. Al 60’ Iannarilli interviene duramente in area proprio su Lasagna, ma per l'arbitro Rapuano è tutto regolare.

Anche Biancolino pesca dalla panchina. Esce Insigne ed entra Besaggio. La partita, rispetto ad un primo tempo pirotecnico e pieno di gol, è più bloccata. Se la prima frazione è sembrata un’ode al grande spettacolo del calcio, la ripresa è più una partita a scacchi, non senza movimenti delle pedine davvero pericolosi. Con uno scacco matto sfiorato per pochissimo. Le difese prendono le misure e si chiudono con più convinzione, non lasciando troppi spazi. Sono bravi Lasagna prima e Biasci poi a sfruttarli. Il primo calcia alto sopra la traversa, il secondo scheggia il legno superiore. 1-1 nel conto dei pali (Buonaiuto nel primo tempo e ora Biasci). Come fosse un segno del destino: questa bella partita tra due neopromosse che si esprimono con un gran gioco deve finire in parità. E andrà poi a finire realmente così. Anche se Biancolino cerca di vincerla in tutti i modi, sbilanciando e non poco la sua squadra. Escono, infatti, dal terreno di gioco Missori e Lescano ed entrano Russo e Crespi. Anche Andreoletti cambia: fuori Fusi e Varas, dentro Crisetig e Di Maggio. Così la mediana si trasforma. Crisetig passa in regia, Harder si muove a destra e Di Maggio a sinistra. Con l’ingresso di Silva qualche minuto dopo, invece, l’ex Fiorentina si siede in panchina, mentre Silva si sistema sul centro-sinistra e Di Maggio slitta a destra. Da segnalare che Andreoletti è tornato ad effettuare cinque sostituzioni dopo tre incontri. Contro Frosinone, Virtus Entella e Monza, infatti, ne aveva utilizzate solo quattro. Nel finale Biancolino inserisce Palumbo e Simic per Palmiero e Cancellotti, ma la partita è ormai chiusa. Di Maggio si fa ammonire negli ultimi minuti e Rapuano, dopo 4’ di recupero fischia tre volte. Padova-Avellino 2-2.

In fin dei conti la partita del Padova con l’Avellino ci ha insegnato un paio di cose. In primis, che l’equilibrio in Serie B è fondamentale. E per equilibrio intendiamo il giusto bilanciamento tra fase offensiva e fase difensiva. Se ti sbilanci subisci e se ti chiudi troppo prima o poi ti imbucano. E poi, abbiamo capito che il Padova sa giocare davvero bene a calcio, anche se è quasi impossibile mantenere i ritmi della prima mezz’ora per tutta la partita. A questo serve l’equilibrio, richiamato a gran voce anche da Andreoletti nel post-gara. Si riparte da qui, dalle belle certezze, ma anche da un equilibrio che va migliorato, ricercato e mantenuto per tutto l’arco dei 90’. Sabato si va al San Nicola di Bari, contro una squadra, quella di Fabio Caserta, che sta soffrendo enormemente.