Anno 2013, aria di smobilitazione collettiva nel Calcio Padova. Gianni Potti, in una delle sue ultime apparizioni in sede, promette: "Se un giorno dovessi tornare, lo farò sicuramente con un ruolo più importante". E così è stato: l'imprenditore della comunicazione, oggi 64enne, da giugno è rientrato nel club biancoscudato: farà parte del Cda (nomina ufficiale verso fine mese, insieme a quella di Peghin presidente) come consigliere con delega alla comunicazione e relazioni esterne.
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Gianni Potti, il ritorno: “Padova una passione di famiglia, Oughourlian-Peghin mix formidabile”
È una grande passione di famiglia, vero?
Mio papà Bruno fino all'ultimo (è mancato da poco, ndr) ha seguito il suo Padova, ultimamente non andava più allo stadio e trepidava dall'Hotel Europa, insieme ai suoi amici tifosi del club. Mio fratello e i miei due figli sono ugualmente appassionati. Quando a giugno ho sentito Francesco Peghin e gli ho chiesto cosa ci fosse di vero di un suo imminente ingresso nel Padova, ho ricevuto subito la proposta di tornare. Non me lo sono fatto ripetere, dopo aver chiesto un parere anche a mia moglie ovviamente (ride, ndr). Per me è una seconda vita, una nuova occasione.
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Con Peghin c'è un rapporto di lunga data
Lo conosco da quando aveva 15 anni e veniva a giocare a tennis nel mio circolo, era molto bravo. Fu lui in seguito a coinvolgermi in Confindustria, poi io invece lo portai nel Calcio Padova, la prima volta con Marcello Cestaro. Abbiamo assistito alle ultime due finali playoff, soffrendo insieme, a casa sua (sono vicini di casa, in via San Francesco, ndr). Ci siamo sempre detti e promessi che un giorno saremmo tornati per provare a dare una mano a riportare il Padova dove merita.
La società sembra aver lanciato un segnale chiaro: più padovanità
Joseph e Alessandra ci tengono molto a questo aspetto, si è creata subito una grande intesa con l'AD, persona competente, determinata e con una visione globale sulla società, mentre con Oughourlian non ho ancora avuto il piacere di parlare. I ragazzi del marketing poi sono super efficaci, la struttura la conoscevo, ora c'è da lavorare per riportare il pubblico allo stadio. C'è un buco evidente tra i 20 e i 30 anni, mentre invece qualcosa si sta muovendo tra i giovanissimi. Stiamo lavorando con le scuole, va detto che un quarto degli abbonati sta nella fascia 14-25 anni. L'obiettivo è arrivare a 6-7000 abbonati, il sogno è 8000 ma mi rendo conto che è difficile in serie C.
Con l'arrivo di Peghin si sta muovendo qualcosa dietro le quinte?
Qualche abboccamento con ex soci del Padova c'è stato, vorrei provare a riportare qualcuno degli imprenditori del periodo di Cestaro. Ho parlato già con Alberto Bertani (attuale presidente della Piovese), Poletto, De Gasperi, con cui ero a cena proprio ieri, Cetera. Una cosa posso garantire, Oughourlian almeno per i prossimi due anni sarà al timone, ho elementi per dirlo, la stabilità del club non la metto in discussione. Escludo invece altri padovani illustri come Banzato o Canella, attualmente alle prese con la nuova avventura editoriale (l'acquisizione dei quotidiani locali del Triveneto di Repubblica, gruppo Gedi).
Padova è una città con tante anime, molto dinamica dal punto di vista economico e industriale ma ancora troppo poco interessata al calcio
Ci sono altre realtà più piccole che frequentano da anni piani superiori del calcio, questo è vero. C'è un problema storico in questa città, io metto sullo stesso piano il calcio con la cultura e qui non ci sono mai stati investitori né nella cultura né nel calcio. A Treviso c'erano gli Stafanel, i Benetton o i Delvecchio e si è vista la crescita negli anni. Le ultime figure di imprenditori mecenati, in questo senso, sono state quelle delle aziende padovane Fidia, Americanino o Fischer. Ecco perchè oggi avere come proprietà un Fondo prestigioso come Amber insieme a un imprenditore locale come Francesco Peghin rappresenta un mix formidabile, possiamo davvero sognare un ritorno nelle categorie che contano. Primo step la serie B, obiettivo di quest'anno.
Una città esteticamente così bella ha uno stadio tra i più brutti d'Europa. Il progetto della nuova Curva non lo ha certo abbellito, anzi...
Decisamente, no. È un disegno contorto, io avrei chiuso lo stadio semplicemente unendo curva e tribuna con raccordi e coperture. Bastava fare così, invece ne è nato un obbrobrio. Ora speriamo solo di avere prima o poi almeno la curva aperta, ma non sarà certo quest'anno. Qualche giorno fa l'ad Alessandra Bianchi ha incontrato l'assessore Diego Bonavina, ha presentato una serie di richieste tra cui la copertura della pista, che attualmente è distrutta e pericolosa per chi ci cammina. Aspettiamo dei riscontri... Sicuramente uno stadio del genere non aiuta ad appassionare il pubblico.
Torniamo un attimo alla tua "seconda occasione" al Padova. Dal 2013 al 2023 è cambiata tantissimo la comunicazione. Tifosi e appassionati ormai si informano principalmente su web e social
Pensare che il mio primo contatto con il Calcio Padova da addetto ai lavori è stato in Via Sorio. Alla scrivania c'era un certo Gildo Fattori che usava il fax per comunicare. Per aiutarlo nell'uso dei computer e delle mail, gli affiancai un giovane stagista di nome Massimo Candotti (poi addetto stampa biancoscudato per tanti anni). All'attuale addetto stampa, Dante Piotto, ripeto oggi quasi ossessivamente social, social, social. La mia idea è quella di portare a termine un podcast entro il prossimo compleanno del Padova a gennaio, terminare il museo a cui mancano ancora 13 anni di storia (rimettendo anche le maglie nella teca) e far crescere la Calcio Padova Tv. Vorrei diventasse un canale con tanti contenuti extra, facendo vivere la società anche fuori dal giorno partita, coperto da Sky. Poi ovviamente un occhio di riguardo al mondo del commercio, con i bar biancoscudati ma non solo, fondamentale per far crescere il brand in città e provincia.
Ultima domanda, senti ancora Marcello Cestaro?
Ogni anno, per gli auguri di compleanno. Nonostante l'età sta bene, ha sempre il tono di voce imperioso e voglia di scherzare. La telefonata finisce sempre con l'auspicio di radunare un po' di amici per andare a mangiare gli "oseetti", nelle trattorie che conosce lui nell'Alto Vicentino. Chissà come sarebbe andata al Padova se quella finale con il Novara fosse finita diversamente...

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