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Il ko di Mantova non è una tragedia, ma il Padova deve ritrovarsi

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Che sia chiaro: la sconfitta del Padova con il Mantova per 1-0 (gol di Ruocco all’84’) non è una tragedia (leggi qui le pagelle ai biancoscudati). Sono diversi gli argomenti da affrontare, ma una sconfitta non può far crollare tutto quello...
Pietro Zaja
Pietro Zaja Redattore, telecronista 

Che sia chiaro: la sconfitta del Padova con il Mantova per 1-0 (gol di Ruocco all’84’) non è una tragedia (leggi qui le pagelle ai biancoscudati). Sono diversi gli argomenti da affrontare, ma una sconfitta non può far crollare tutto quello che di buono è stato costruito finora. Prima del ko al Martelli, infatti, i biancoscudati avevano inanellato una serie di quattro risultati utili di fila: una vittoria, contro il Catanzaro per 0-1 al Ceravolo, e tre pareggi, nel secondo tour de force della stagione di Serie B, contro Juve Stabia (2-2) e con Spezia e Südtirol (1-1). Nelle ultime partite, però, il Padova ha faticato maggiormente a proporre il proprio gioco. Complici un po’ di stanchezza accumulata e una serie di altri fattori, tra assenze per infortunio e caratteristiche degli avversari. Contro il Venezia il 22 novembre all’Euganeo, però, le cose devono già cambiare. Perché per i tifosi la data del derby è cerchiata in rosso sul calendario da settimane: l’attesa è altissima. E quindi, vietato sbagliare, soprattutto nell’atteggiamento insaziabile che ha sempre contraddistinto la squadra di Andreoletti. Non ieri: la formazione patavina è parsa un po’ spenta, come non succedeva da diverso tempo a questa parte. Andiamo, dunque, ad analizzare la sfida di ieri tra Mantova e Padova e cerchiamo di capire che cosa non ha funzionato.

Aspettare e ripartire: come Andreoletti ha preparato Mantova-Padova

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Durante la partita il Mantova ha toccato picchi di possesso palla anche del 72%. Quasi un’assurdità per la Serie B. L’undici di Davide Possanzini ha cercato fin dall’inizio di imporre il proprio gioco, facendo girare la sfera in ogni porzione di campo alla ricerca del dominio totale e sistemandosi sul terreno di gioco con il consueto 4-2-3-1, fluidissimo in mezzo al campo, soprattutto per la posizione di Trimboli, trequartista libero di svariare, per permettere anche gli inserimenti dei due centrocampisti centrali, Paoletti e Artioli. Andreoletti, invece, ha preparato la sfida in maniera diversa, affidandosi al collaudato 3-5-2, questa volta arroccato in un 4-4-2 in fase difensiva. Davanti a Fortin, infatti, Faedo, Sgarbi e Perrotta sono spesso scivolati a destra, con il conseguente abbassamento di Favale a sinistra. Mentre Capelli a destra si è sistemato in linea con Fusi, Crisetig e Varas, spesso molto stretti. Lì davanti Bortolussi e Buonaiuto, con quest’ultimo che a tratti si è abbassato nella posizione occupata da Capelli, in fase di protezione, visto che l’ex Pro Sesto a volte si è allineato con il resto della retroguardia per formare una linea a cinque. Una sorta di 5-3-2 ancor più raggomitolato del 4-4-2 appena descritto. Due strategie difensive che hanno anche funzionato, ma che hanno lasciato in toto il pallino del gioco al Mantova.

In fase offensiva, invece, il Padova non si è quasi mai disposto con il classico 4-2-4 che ormai abbiamo imparato a conoscere, ma si è affidato a delle verticalizzazioni rapide e improvvise per cercare di sorprendere la difesa. Palla recuperata? Subito in avanti, alla ricerca di Bortolussi e Buonaiuto. Delle ripartenze in contropiede che hanno funzionato poco, solo in poche occasioni. Nel primo tempo con Buonaiuto, che prima ha lanciato Varas al tiro parato da Festa e poi ha concluso centrando, però, in pieno la traversa. E nella ripresa con Seghetti, che ha dato dimostrazione di avere una voglia matta di spaccare il mondo, con rincorse affamatissime al pallone e volate energiche verso l’area di rigore. In una di queste occasioni è riuscito a servire Bortolussi, che però ha sparato alto sopra i legni. Insomma, il Padova ha affrontato la gara nell’attesa del varco e del momento giusto per colpire in contropiede. Ci è andato pure vicino, ma si poteva e si doveva fare di più. Anche perché concedere quasi gratuitamente il possesso palla al Mantova può essere deleterio. Come si è poi rivelato. Perché il Padova, quand’aveva la sfera, non ha mai dato l’impressione di volerla tenere davvero per giocare e costruire con più pazienza, ma di volerla lanciare in avanti per provare nell’immediato la ripartenza veloce. Complice, però, forse anche una pressione altissima dei virgiliani, che hanno lasciato poco respiro ai palleggiatori biancoscudati.

Un atteggiamento troppo rinunciatario?

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In certi momenti della gara, la sensazione è stata che il Padova si stesse accontentando del pareggio, anche nel primo tempo. A più riprese Andreoletti ha richiamato all’equilibrio, fondamentale nell’arco di tutta la stagione, ma ieri la squadra è parsa più compassata del solito. La difesa se l’è quasi sempre presa comoda per rimettere in gioco il pallone, ad esempio. Un atteggiamento che ha ben presto spazientito tifosi e giocatori locali. Ma soprattutto, la formazione di Andreoletti, come dicevamo, non ha quasi mai provato a giocare. Sia per demeriti suoi, tra un po’ di imprecisione e una strategia di gara che alla fine non ha funzionato come l’allenatore avrebbe voluto, sia per meriti degli avversari, che hanno mantenuto dei ritmi elevatissimi di gioco fino all’ultimo minuto.

Una serie di fattori che hanno portato al gol di Ruocco, su cui due interpreti in particolar modo potevano fare meglio. Si tratta di Capelli e Faedo. Il primo si è fatto travolgere dall’esterno mantovano, il secondo poteva forse intervenire con più decisione per ostacolare la conclusione dell’avversario. E così il Padova se n’è tornato a casa con zero punti e con una prestazione negativa, di squadra e in alcuni singoli, che hanno dato l’impressione di non essere in palla come al solito. Come se la squadra fosse sembrata più stanca, nonostante sia appena trascorsa una settimana con tre partite in sei giorni che sono state affrontate con uno spirito migliore. Il paradosso è proprio questo: contro Juve Stabia, Spezia e Südtirol, il Padova ha avuto un atteggiamento completamente differente rispetto alla partita di ieri, preparata con una settimana di lavoro completa alle spalle. Proprio lo spirito di voler portarsi a casa il massimo risultato, che abbiamo elogiato negli ultimi giorni, in particolar modo la scorsa settimana, è mancato parzialmente. O quantomeno così è sembrato. Sia per demeriti patavini, sia per meriti avversari, come abbiamo già detto.

Cosa c’è di buono nella prestazione del Martelli

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Seppur in un pomeriggio a dir poco negativo, il Padova è sempre rimasto in partita contro il Mantova. Non ha mai sbandato e dà l’impressione di essere una squadra solida. La difesa ha tremato in diverse occasioni, ma non è mai crollata, ha retto. Fortin ha salvato i suoi con degli interventi decisivi, ma anche i difensori e i centrocampisti hanno fatto la loro parte, difensivamente parlando. Restare in gara è di vitale importanza, anche perché, quando la squadra non gira come ieri, con un guizzo tutto può cambiare. Non è successo al Martelli, ma potrà accadere, perché il Padova di pomeriggi negativi ne vivrà ancora. In Serie B funziona così. Ora con la sosta Andreoletti potrà concentrarsi al meglio su ciò che non è andato, per arrivare al 22 novembre con nuova linfa e idee chiare. E magari con qualche soluzione tattica in più. Anche perché è parso che il gioco patavino si sia spento di partita in partita. La proposta andreolettiana, infatti, di sicuro è stata studiata in ogni minimo dettaglio dagli avversari. Come d’altronde lo staff di Andreoletti fa con quelle degli altri tecnici. Il calcio è anche un po’ una partita a scacchi. Non solo sul campo, ma pure sulla lavagnetta tattica. Ma, ribadiamo, quello che conta maggiormente è l’atteggiamento insaziabile che la squadra ha mostrato fino a inizio mese. Andreoletti dovrà insistere soprattutto su questo, per ritrovare quella voglia da Padova che a Mantova si è un po’ nascosta. Mica è sparita, ne siamo certi, ma va spolverata e (ri)applicata.