La questione Santini è seria, ecco perchè non ha senso la riduzione di squalifica

La squalifica di Claudio Santini per dieci giornate è una cosa seria e così va trattata, anche dalla Giustizia Sportiva. Non ci possono essere riduzioni, sentenze più morbide perché o Santini ha detto quella frase razzista oppure no. Non ha senso ridurre la squalifica, è una mezza ammissione di non aver essere stati in grado di andare a fondo alla questione. O dieci giornate o zero. Eppure Mawuli e Santini non erano soli dentro una stanza, ma su un campo di calcio durante una partita con arbitro, giocatori, telecamere. Se non si riesce a dimostrare la colpevolezza, la squalifica va azzerata. Non basta puntare il dito contro una persona e decidere che è razzista. Ci vogliono prove concrete e, a meno che l'arbitro non abbia cambiato versione in fase di indagine, siamo alla parola di Mawuli contro quella di Santini.

Lo sfogo

Santini ieri sera si è giustamente sfogato (ne abbiamo parlato sulla nostra pagina Facebook)  via social per questo peso incredibile sulla sua testa: provate voi a leggere il vostro nome sui giornali per giorni accostato a un episodio di razzismo, a doversi giustificare con moglie, compagna, figli, amici e parenti. È una macchia che non va via, che rimane e intacca l'immagine costruita in anni di carriera. Va benissimo inasprire le pene sul tema razzismo, perché il campo di calcio (specie ad alti livelli) è una grande vetrina e i giocatori non sono avventori del bar che possono permettersi di dire di tutto e rimanere impuniti, ma dei modelli di comportamento. Ma non possono sacrificarsi sull'altare del politicamente corretto se sono innocenti o se non se ne può dimostrare concretamente la colpevolezza.