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Poco gioco con lo Spezia, ma l’atteggiamento del Padova è sempre giusto

Pietro Zaja
Pietro Zaja Redattore, telecronista 
Ha ragione Luca D’Angelo, allenatore dello Spezia: “Il Padova non si è mai reso pericoloso”. E il punto guadagnato ieri sera al Picco, infatti, è d’oro (qui le pagelle biancoscudate). Ancor più prezioso di quello conquistato domenica...

Ha ragione Luca D’Angelo, allenatore dello Spezia: “Il Padova non si è mai reso pericoloso”. E il punto guadagnato ieri sera al Picco, infatti, è d’oro (qui le pagelle biancoscudate). Ancor più prezioso di quello conquistato domenica all’Euganeo contro la Juve Stabia di Ignazio Abate. Perché il Padova ha faticato, complice forse anche un po’ di stanchezza, e non poco, come non faticava da un po’. A creare le sue solite trame di gioco in ampiezza, negli inserimenti e nella ricerca dei due attaccanti, Lasagna e Bortolussi. Una partita a scacchi: i bianchi, che attaccano per primi, lo Spezia, i neri, invece, che attaccano per secondi, il Padova. Se sul piano tecnico-tattico qualcosa va rivisitato in vista del prossimo impegno contro il Südtirol di Fabrizio Castori, sotto il profilo dell’atteggiamento, però, ai biancoscudati non si può mai rimproverare nulla. Anche in una serata storta e complessa, la squadra di Matteo Andreoletti è riuscita a tirare fuori il massimo, rischiando pure di vincerla nel finale. Se solo Di Maggio avesse colpito quel cioccolatino di Buonaiuto… Ma, onestamente, è giusto così. 1-1.

Le scelte di formazione di Andreoletti per Spezia-Padova

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Stesso stile di gioco, interpreti diversi. Non senza qualche sorpresa. Andreoletti cambia 5/11 rispetto all’undici spedito in campo contro la Juve Stabia. Ci può stare: si gioca di mercoledì, nel turno infrasettimanale, e le energie sono limitate. Così, davanti a Fortin, rientra Belli dal 1’ (non giocava dalla 1a giornata di Serie B contro l’Empoli), assieme a Sgarbi e Perrotta. Faedo siede in panchina, così come Capelli e Ghiglione. Sulle fasce del 3-5-2 andreolettiano, infatti, giocano Barreca a sinistra e Favale… a destra. Ancora una volta un esterno a piede invertito, una soluzione tattica che proveremo ad analizzare. In mezzo al campo gli irrinunciabili sono Crisetig e Fusi (forse quest’ultimo sì, ha le energie illimitate), con Di Maggio (come avevamo pronosticato), che strappa una maglia da titolare. Non veniva premiato dal 1’ dal 31 agosto contro la Carrarese. In attacco, invece, torna il tandem Lasagna-Bortolussi, con Buonaiuto che parte dalla panchina.

Il gioco patavino fatica a decollare

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La partita del Padova è complessa fin dall’inizio. Perché, questa volta, il 4-2-4 in costruzione (ripreso all’ultima giornata contro la Juve Stabia) funziona poco o nulla. L’unico tiro in porta, infatti, è quello all’11’ di Fusi, da distanza siderale. I biancoscudati non trovano spazi, in mezzo al campo c’è più traffico che nel Raccordo Anulare all’ora di punta e così i palloni puliti a Lasagna e Bortolussi, che si sbattono come al solito dall’inizio alla fine, non arrivano. Se non qualche pallone alto, difficile da gestire. Merito anche dello Spezia, che, come il Padova, trasforma il suo 3-5-2 di partenza. Se il Padova, però, lo fa quando attacca, gli spezzini lo fanno quando difendono, stringendo le linee in un 4-4-2, che non permette ai biancoscudati di giocare nelle zone nevralgiche del campo. Così il Padova è obbligato a giocare sugli esterni, ma Di Maggio e Favale, impiegati in fase d’attacco come esterni davanti ai terzini Barreca e Belli, difficilmente vengono lanciati in profondità (se non Di Maggio in qualche occasione) e quando si abbassano per ricevere faticano a gestire il pallone. I reparti, poi, sembrano scollegati: da una parte la difesa a quattro e Fusi con Crisetig bassi a impostare, dall’altra i due centravanti con Di Maggio a sinistra e Favale a destra, ad aspettare un pallone giocabile. Che raramente arriva. E così, il Padova crea poco, fa girare il pallone a vuoto ed è costretto a difendersi con il consueto 5-3-2 quando lo Spezia si fa minaccioso dalle parti di Fortin.

I padroni di casa attaccano con più convinzione e calciano di più, trovando la rete al 17’ con Lapadula. La palla taglia la difesa del Padova e Di Serio, sorprendendo alle spalle Perrotta, riceve e poi crossa per l’ex Milan, che svetta su Belli e schiaccia in porta l’1-0. Un po’ in difficoltà Belli nell’occasione, uscito anche per infortunio nel secondo tempo. Lo Spezia, in totale, calcia 9 volte verso lo specchio della porta. Il Padova solo 4, tra cui la rete di Lasagna su pasticciaccio di Sarr (se tiro in porta possiamo considerarlo…) e la conclusione già citata di Fusi. Rimangono un tiro bloccato di Di Maggio al 5’ e una botta terminata alta di Buonaiuto al 73’. Poi il nulla. Dalle fasce non arriva il giusto apporto (solo un cross su 14 è realmente pericoloso) e in area avversaria il Padova ci arriva pochissime volte: solo 10 i tocchi patavini nell’area spezzina. Non ha fatto molto meglio lo Spezia (17), a conferma della chiusura tattica di una partita bloccata e ragionata su ogni dettaglio. A fare la differenza sono gli episodi: per lo Spezia la qualità del duo Di Serio-Lapadula, per il Padova la grinta di Lasagna, che si avventa in pressione al 66’ su Sarr e con la coscia spedisce in rete dopo il rinvio folle del portiere ligure.

Esterni a piede invertito: un plus o uno svantaggio?

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Con la Juve Stabia Ghiglione a sinistra, con lo Spezia Favale a destra. Non è la prima volta che Andreoletti scambia sulle fasce i suoi calciatori, prediligendo un gioco con i laterali a piede invertito. Lo ha fatto la scorsa stagione e lo ha fatto quest’anno anche con il Frosinone alla 3a giornata, quando all’Euganeo, nel primo tempo, Barreca ha giocato a destra e Capelli a sinistra. Una proposta che può portare dei vantaggi nel gioco centrale, ma che in corsa sulla fascia e in fase difensiva rischia di creare confusione. Come successo con Ghiglione. Lo aveva ammesso lo stesso Andreoletti dopo il pari con la Juve Stabia: “Forse l’ho messo un po’ in difficoltà”. E allora perché il tecnico biancoscudato ha riproposto un esterno a piede invertito? Nel caso di ieri sera, forse, per sfruttare la rapidità di Favale negli inserimenti a tagliare il campo e il suo mancino in eventuali scambi di prima a ridosso dell’area di rigore. Forse Andreoletti ha anche voluto stravolgere i piani difensivi dello Spezia, non dando punti di riferimento agli avversari che si aspettavano un destro di piede in quel ruolo. Un’idea che ci può stare, ma che ieri non ha dato i suoi frutti. Quand’è subentrato Capelli, infatti, la fascia destra è tornata a scorrere fluidamente come suo solito.

L’atteggiamento è sempre giusto, anche quello di ieri in Spezia-Padova

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Non sempre il Padova potrà tornarsene a casa soddisfatto della propria prestazione. Perché funziona così in Serie B. Le avversarie cercano di farti giocare male, stroncando sul nascere le tue idee e proposte. Quello che non deve mai mancare, e che finora non è mai mancato, è l’atteggiamento giusto. Il Padova è sempre sceso in campo con la mentalità corretta, ha sempre rincorso il pallone per tutti i 90’ non mollando di un centimetro e ieri è stato premiato, con uno dei massimi esponenti di questa filosofia di gioco, Lasagna. L’ex Verona si è sempre dato da fare, soprattutto in fase di pressione, e finalmente ha trovato il suo primo centro stagionale. Sicuramente se lo sarebbe aspettato diverso, ma poco importa. Il gol di ieri sera sottolinea, ancora una volta, la fame di questa squadra, che si divora ogni filo d’erba come fosse l’ultimo. Solo così ci si può togliere soddisfazioni in Serie B. Questo non può mai mancare, la prestazione, a volte, sì. Perché non tutto dipende dal Padova. In campo ci sono anche gli avversari e non tutto può essere controllato, l’atteggiamento sì.

La maturità della squadra, inoltre, cresce di partita in partita. Se non si può vincere, si può pareggiare, muovere la classifica e mantenere intatto il numero delle sconfitte. Anche con un po’ di malizia, come sottolineato dai sei cartellini gialli rimediati ieri sera (Belli, Fusi, Perrotta, Barreca, Harder e Varas). Quando il Padova si è fatto trovare un po’ scoperto, infatti, i giocatori non hanno avuto molto timore nell’atterrare gli avversari anche con falli tattici. Emerge sempre più una consapevolezza maggiore della categoria in cui ci si trova. I giocatori stanno imparando a sopravvivere nella categoria e a volte anche qualche cartellino in più, alla fine, può essere utile.