Bene così. Questa è senz’ombra di dubbio la strada giusta. Può ritenersi soddisfatto il tecnico Matteo Andreoletti, perché la seconda giornata di campionato, che ha visto allo Stadio dei Marmi affrontarsi Carrarese e Padova (curioso il fatto che le due curve siano entrambe in protesta per questioni legate allo stadio) ha lasciato feedback positivi e buoni spunti di riflessione. Oltre che un punticino da coccolare e da custodire gelosamente: a fine stagione potrà tornare utile. Dopo la sconfitta all’esordio per 3-1 contro l’Empoli di Guido Pagliuca, contro i toscani di Antonio Calabro, il Padova non sbaglia. Ma anzi, tiene la barra dritta, il petto in fuori e se la gioca, creando poco (va sottolineato), ma tenendo il campo con grande ordine e maestria, quasi fosse una veterana della categoria. Poi, certo, ci sono molte situazioni da aggiustare, ma le basi lasciano ben sperare. Si riparte da qui, per poi arrivare al 13 settembre, giorno del terzo turno di Serie B contro il Frosinone allo Stadio Euganeo, nel migliore dei modi. Ma soffermiamoci sulla partita di ieri tra Carrarese e Padova, terminata 0-0, così come ben altre tre partite (Juve Stabia-Venezia, Palermo-Frosinone e Spezia-Catanzaro). Spunti, analisi tattica e riflessioni: immergiamoci in Carrarese-Padova (qui le nostre pagelle).
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Un buon punto e i primi passi avanti: cosa ci ha insegnato Carrarese-Padova
Il primo tempo di Carrarese-Padova
—Non c’erano molti dubbi alla vigilia dell’incontro tra Carrarese e Padova. Non ci aspettavamo Buonaiuto in campo, avevamo previsto il debutto di Sgarbi al centro della difesa, e la conferma di Faedo da braccetto (che bella sorpresa l’ex Virtus Verona!). “Solito” 3-5-2, quindi. Fortin in porta, protetto dal terzetto di difesa composto da Faedo, Sgarbi e Perrotta, con Capelli e Barreca larghi nel centrocampo a cinque. Baselli la spunta nuovamente su Crisetig in mediana, con Fusi e Varas, quest’ultimo ancora capitano, ad agire da mezzali. Di Maggio, invece, dietro alla punta Bortolussi. A specchio la Carrarese. La partita è fin dall’inizio equilibrata e lo sarà per tutti i 90’ di gioco. Ma rispetto alla gara con l’Empoli, i biancoscudati sono più coraggiosi, alzano maggiormente il baricentro e lievemente anche la pressione. Non più 5-4-1 arroccato dietro, ma 5-3-2, con Di Maggio quasi in linea con Bortolussi e il centrocampo stretto. Capelli e Barreca bassi, come al solito, in fase difensiva. La novità, però, riguarda la fase di costruzione. Il Padova, infatti, costruisce con un 4-2-3-1. Barreca non sgroppa e resta in linea con i difensori centrali, che si aprono e slittano, con Faedo a occupare la corsia destra. Davanti alla retroguardia restano Fusi e Baselli, con Di Maggio centrale, alle spalle di Bortolussi (Andreoletti ha richiamato più volte l’ex Inter perché troppo appiccicato al compagno), mentre si allargano sulle fasce Varas a sinistra e Capelli a destra. La strategia funziona, nonostante la partita sia assolutamente bloccata dai tatticismi in mezzo al campo e da una notevole aggressività, perché quando il Padova riparte riesce a velocizzare il gioco. La squadra si allunga e si distende, allargandosi e creando spazi centrali per gli inserimenti di Di Maggio e Fusi dietro a Bortolussi. Ma il gol non arriva, e neanche la prima conclusione in porta. La partita è troppo bloccata e anche la Carrarese non sporca mai i guanti di Fortin nella prima frazione. L’unica vera e propria opportunità è quella di Bozhanaj, che da calcio piazzato spara alto. Meglio così. Quel che è chiaro, però, è che il Padova sembra essersi adattato alla categoria, dopo un esordio traballante a Empoli. La squadra ha trovato le giuste misure e di vitale importanza è stato l’inserimento al centro della difesa di Sgarbi. L’ex Cosenza si è rivelato fondamentale nella gestione del reparto arretrato e non ha fatto rimpiangere, per la partita di ieri, Delli Carri, passato al Monza. Per ora va bene così: contro il Frosinone ci si dovrà confermare.
Il secondo tempo allo Stadio dei Marmi
—Nella ripresa il Padova sembra essere entrato sul prato sintetico dello Stadio dei Marmi (altro aspetto da non sottovalutare nell’analisi della partita) con più spensieratezza davanti. Le giocate sono più pulite e l’aggressività in mezzo produce risultati. Recuperi palla e ripartenze, sprecate prima da Capelli con una serpentina inutile in mezzo all’area e poi con una conclusione non così lontana dal palo alla sinistra di Bleve di un impreciso Di Maggio. Poi succede quello che non deve accadere. Fusi, già ammonito, rimedia il secondo cartellino della serata e costringe i suoi a proseguire con un uomo in meno. Andreoletti, a questo punto, dopo aver urlato e telecomandato la squadra come fosse davanti alla PlayStation per la prima ora, mantiene la mente lucida e ragiona. Non serve stravolgere la squadra. Si passa a un 5-3-1, con Di Maggio che si abbassa sul fianco sinistro di Baselli e Varas che si sposta a destra, dalla parte lasciata libera da Fusi (troppo irruento, deve migliorare sotto questo aspetto). Il Padova regge bene l’urto e a tratti non sembra neanche in inferiorità numerica. L’ingresso di Harder per Di Maggio, poi, riaccende le manovre della squadra. Il centrocampista arrivato in prestito dalla Fiorentina e convocato proprio assieme a Di Maggio dall’Italia U20 per le partite con Inghilterra e Germania, interpreta il ruolo con il piglio giusto e riaccende la squadra dopo l’espulsione. Nel frattempo, la difesa regge sulle imbucate degli avversari, che aumentano i giri del motore e il peso offensivo per provare a vincere. Andreoletti spedisce in campo anche Lasagna per tenere qualche pallone e far respirare i suoi, oltre che per provare a sfruttare le sue notevoli doti d’attacco della profondità. E successivamente Crisetig per Baselli e Favale per uno stanchissimo Barreca (da quella parte era entrato il freschissimo Bouah e servivano energie nuove). Fortin, però, alla fine dei conti, interviene in una manciata di occasioni su palloni innocui. Faedo continua nel suo magico periodo di forma fisica e mentale, mentre Perrotta torna alla sua solita solidità (scusate il gioco di parole). E alla fine, al triplice fischio, è 0-0. Un buon pareggio, contro una squadra che aveva fatto del proprio stadio, nella scorsa stagione, un vero fortino. La Carrarese, infatti, aveva raccolto ben 35 punti sui 45 disponibili tra le mura amiche nella passata annata, dietro solo a Sassuolo, Pisa e Spezia. Insomma, il punto del Padova assume ancor più valore. Certo, lì davanti qualcosina va aggiustato, ma c’è ancora tempo. In attesa del totale recupero di Buonaiuto e della miglior condizione di Lasagna, bomber vero e giocatore che potrà dare molto. Ah, ad ottobre rientra il PapuGomez: non dimenticatelo!
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