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Sabri El Shaarawy in ansia: “Preoccupato per il mio Egitto”

«Il mio cuore è in Egitto. Mi auguro che prevalga il buon senso, e che Mubarak si faccia da parte». Le parole sono di Sabri El Shaarawy, padre del talento biancoscudato Stephan. Che proprio da Padova segue la grande tensione che c’è in...

Redazione PadovaSport.TV

«Il mio cuore è in Egitto. Mi auguro che prevalga il buon senso, e che Mubarak si faccia da parte». Le parole sono di Sabri El Shaarawy, padre del talento biancoscudato Stephan. Che proprio da Padova segue la grande tensione che c'è in questi giorni nel suo Paese. Anche ieri in piazza al Cairo scontri tra oppositori e manifestanti a favore del Rais, in una situazione politica confusa più che mai. «La mia città natale è Tanta, ma al Cairo mi sono laureato all'università in Psicologia, e ho fatto il servizio militare. Lì ci sono i miei tre fratelli, e i miei cugini. È una grande preoccupazione: sono sempre in contatto con loro per sapere come stanno. Seguo minuto per minuto l'evolversi della situazione su Al Jazeera: anche se i suoi uffici sono stati chiusi dal regime e i cronisti arrestati, trasmette grazie alle frequenze messe a disposizione da altri canali satellitari». E aggiunge: «È da tanti anni che sono in Italia, ma i miei sentimenti sono sempre là. È giunto il momento che Mubarak faccia i conti con i suoi 30 anni di dittatura, e di ciò che sono stati per la gente. Spero che sia all'altezza per evitare ulteriori contrasti e spargimenti di sangue».Il rais (82 anni) ha annunciato che non si ricandiderà alle elezioni in settembre. «Ma non basta. La gente ha sopportato fin troppo. Sulla carta è una Repubblica presidenziale, in realtà è un regime. E trent’anni al potere lo dimostrano. Tanto più che Mubarak stava preparando il figlio a prenderne il posto. Come altri dittatori del Medio Oriente, ha goduto dell'appoggio dell'Occidente per interessi economici. Ma adesso bisogna guardare in faccia la realtà. E difendere la libertà e la democrazia del popolo del mio Paese. L'Egitto è meraviglioso da vivere, e ha una ricchezza umana, culturale e naturale che però non si notano perchè non c'è capacità amministrativa. Mi piange il cuore a vedere l'attuale situazione». Con Stephan e la sua famiglia vi recate spesso in Egitto? «Ogni anno almeno una ventina di giorni, siamo andati anche quest'estate. Voglio mantenere il legame con la mia terra».Andiamo a suo figlio, talento tra i più promettenti del calcio italiano. Come si trova a Padova? «Benissimo. E lo stesso vale per me. La gente è meravigliosa, la città è affascinante». Stephan è in prestito dal Genoa. Potrebbe restare anche l'anno prossimo, magari in serie A? «La sua voglia di rimanere è tanta. Ma non decidiamo solo noi: bisogna vedere anche Padova e Genoa».