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Pagan ci racconta: “Il mio Este come il Bologna: l’amicizia con Gorini e così vedo la D. Su Padova e Citta…”

Pietro Zaja
Pietro Zaja Redattore, telecronista 
Abbiamo intervistato il tecnico dell’Este Andrea Pagan. Uomo di calcio, allena da più di dieci anni in Serie D (qui il recap dell’ultima giornata), con il sogno, un giorno, di poter raggiungere il piano superiore. Magari proprio con...

Abbiamo intervistato il tecnico dell'Este Andrea Pagan. Uomo di calcio, allena da più di dieci anni in Serie D (qui il recap dell'ultima giornata), con il sogno, un giorno, di poter raggiungere il piano superiore. Magari proprio con la sua squadra giallorossa, che quest'anno nel Girone C ha iniziato con il piede giusto. Non ha ancora perso in campionato, come solo hanno fatto le big Treviso e Cjarlins Muzane. E proprio dal Cjarlins è iniziata la nostra chiacchierata. Le due squadre, infatti, si sono affrontate nell'ultimo turno di campionato. Ecco cosa ci ha raccontato l'allenatore dell'Este Pagan.

Mister Pagan, come valuta l'ultimo risultato del suo Este contro un Cjarlins che può lottare per il primo posto?

"Il risultato credo rispecchi la nostra prestazione. Sapevamo che giocavamo contro una squadra forte, attrezzata per fare un campionato di alta classifica, ma noi sappiamo che possiamo mettere in difficoltà chiunque. Eravamo fiduciosi di poter fare una prestazione importante ed è stato così. Avevamo preparato la partita in un certo modo e sapevamo che avremmo dovuto faticare. Ma era scontato. Abbiamo sofferto il giusto, perché il nostro portiere ha fatto una sola parata su calcio di punizione. Poi il loro tiro di Maniero che è finito fuori di poco credo sia stata l'altra unica occasione che hanno avuto. Le chance più grandi ce le abbiamo avute noi. Il pareggio è un risultato importante, ma la partita potevamo anche vincerla, perché la palla gol più nitida ce l'abbiamo avuta noi".

Secondo lei, mister Pagan, c'è una grande differenza di organico tra il suo Este e il Cjarlins?

"Loro individualmente hanno giocatori che nel loro passato hanno dimostrato qualcosa di importante. Molti di loro hanno vinto campionati, così come il loro allenatore (Zironelli ndr.). Hanno una rosa più ampia e quando fanno i cambi possono stravolgere la partita. Ma non voglio togliere nulla ai miei ragazzi. Noi siamo una squadra ibrida e possiamo metterci lì davanti a dar fastidio a tutti. Siamo una squadra molto giovane e a volte possiamo peccare su banalità. Nell'organico c'è quindi una differenza, ma cerchiamo di colmarla con altri aspetti, come la concentrazione, l'attenzione, la compattezza, l'organizzazione di gioco e la lucidità".

A Este si pensa alla vittoria del campionato?

"Credo che sognare sia una bella cosa che tutti nella vita dovrebbero fare. Però penso che sia anche importante guardare in faccia la realtà. Nulla è impossibile, ma partire pensando di poter essere una di quelle che può candidarsi a vincere credo sarebbe un discorso poco reale e si rischierebbe di creare aspettative che magari possono anche deludere. Ma se si lavora giorno dopo giorno per alzare il proprio livello e colmare le proprie mancanze nulla vieta di sognare. A parlare è il campo. I campionati non sono una corsa di cento metri, ma delle maratone e la spunta chi è più costante e continuo. Nulla è impossibile, sono il primo a dirlo. Mi piace fare paragoni con la Serie A. Negli ultimi anni l'hanno vinta Milan, Inter, Juventus e Napoli, ma non ho mai visto vincere il campionato a Fiorentina, Bologna e Atalanta. Prima o poi, però, può succedere. Qualche favola, come quelle di Verona e Samp, è successa".

Visto che le piacciono i paragoni con la Serie A, mister Pagan, il suo Este a quale squadra assomiglia?

"In questo momento noi possiamo definirci un Bologna. L'ambizione sarebbe quella di diventare un'Atalanta e magari qualche anno fa siamo riusciti a fare anche qualcosa di più importante. Bologna e Atalanta sono due squadre che mettono sempre in difficoltà le avversarie. Ed è questo che a noi piace, essere una squadra rispettata da tutti. Questo per noi è fondamentale, ma anche per quello che vuole la società, il nostro presidente e la nostra realtà. La voglia di crescere e l'ambizione di diventare più forti c'è sempre, lavoriamo giorno su giorno per questo".

E lei quanto si sente legato a questa piazza? Non è da poco che lei è qui dentro...

"Per me Este non è solo una questione di calcio, ma è una questione di vita. Quando stai tanti anni in un ambiente perché stai bene e perché la società va anche oltre al risultato sportivo e il rapporto si basa anche sul rapporto umano, è ovvio che il legame diventa fortissimo. Ma anche con l'ambiente e la città. La vivo e conosco gente anche fuori dal calcio. Essendo l'allenatore sento anche una responsabilità maggiore, perché ci tengo che l'Este sia sempre lì tra le squadre protagoniste".

Mister Pagan, quest'anno che Girone C ha trovato l'Este? Ci sono delle favorite?

"Il Girone C sta veramente cambiando di anno in anno, alzando la sua qualità e soprattutto equilibrandosi molto. Vero, davanti c'è un Treviso che sicuramente è la favorita numero uno e che è strutturata su tutto per vincere. Società, giocatori, staff tecnico. Gorini è un amico e sicuramente per aver scelto una piazza come Treviso in Serie D vuol dire che sa il progetto importante che c'è. E l'obiettivo è vincere. Ma se pensiamo che il secondo è Centurioni, che ha fatto la categoria in Serie D come primo, la dice lunga su quella che è la struttura. Quindi il Treviso su tutti è la favorita, ma ci sono altre squadre molto attrezzate. Il Cjarlins che abbiamo affrontato domenica, il Mestre, con cui abbiamo già giocato. Il Chioggia, che è un po' in ritardo, ma che è una squadra che ha investito molto ed è molto ambiziosa, con la società che vuole subito tornare in Serie C. Il Legnago, che secondo me può dare fastidio. E magari un pelino sotto il Campodarsego e la Luparense, che è partita male, e anche il Brian Lignano, che quest'anno ha investito molto e ha preso giocatori di categoria. Il Treviso sta davanti a tutte, poi, però, ci sono squadre, in particolare il Cjarlins, il Legnago, il Chioggia e il Mestre, che probabilmente hanno qualcosa in più, che stanno lì dietro. Il campionato è molto livellato, non c'è una squadra materasso. Il Noale è ultimo, ma hanno una buona squadra. Sono partiti male, forse un calendario un po' tosto e qualche problemino di assestamento. Basta pensare che l'Obermais e il San Luigi, che sono le classiche squadre che salgono per essere le vittime sacrificali di ogni anno, quest'anno stanno dicendo la loro. Credo che sia un campionato livellato, in cui la qualità si è alzata molto".

Ha parlato del suo rapporto di amicizia con Gorini. Ce lo racconta?

"C'è un rapporto di grande stima e abbiamo fatto anche delle amichevoli estive, come l'anno scorso quando lui era a Cittadella. Siamo andati su a Lavarone. Ci siamo conosciuti a Cittadella quando lui stava smettendo di giocare e io allenavo la Primavera. Qualche volta ci fermavamo a parlare e lui era già orientato a percorrere questa strada. Poi Edoardo è diventato il collaboratore di Foscarini, il secondo era Giulio Giacomin e lì ci siamo conosciuti meglio. Lui ha fatto il suo percorso, da collaboratore a secondo e poi a primo. Non dimentichiamo che ha sfiorato la Serie A. Una cosa che mi piace di lui è l'umiltà. Anche il fatto di aver scelto una piazza come il Treviso in D è segno di umiltà e ambizione, perché voler portare in C una squadra che ci prova da due anni ma che non ci riesce è una bella sfida. Vincere a Treviso non credo che sia facile, quindi bisogna anche avere coraggio. Noi ci abbiamo giocato contro quest'estate in amichevole e ho visto una squadra davvero forte, che può vincere ogni partita in qualsiasi momento. Sono una squadra solida, matura. Credo che siano davanti a tutti".

Lei in Serie C, mister, non ha mai allenato...

"Parlando di sogni, anche se credo sia più un obiettivo, vorrei raggiungere la Serie C. Ci sono stato vicino qualche anno fa. Si lavora per questo, per cercare di far bene con la propria squadra, ma anche per cercare di salire di categoria. Un sogno sarebbe quello di salire con l'Este, un obiettivo quello di fare la Serie C, sicuramente. Ci sono andato vicino un paio di volte, non tanto per il campionato fatto, ma per delle proposte. Ma alla fine sono qui in Serie D da tredici anni. Una categoria che conosco bene, ma sicuramente ci sarebbe la voglia di fare qualcosa di diverso. Non lo nascondo e credo che chi mi conosce bene lo sappia. Lavoro per questo ogni giorno, per cercare di arrivarci".

Tornando al campionato del suo Este, mister Pagan: dovete ancora perdere. 2 vittorie e 5 pareggi. Solo Treviso e Cjarlins non hanno ancora perso...

"Credo che l'equilibrio sia fondamentale. Una squadra equilibrata è una squadra che cerca di imporre il proprio gioco, ma che allo stesso tempo è anche brava a far giocare male gli avversari, mettendoli nelle condizioni di non essere pericolosi. E credo che la mia squadra sia molto brava in questo. Stiamo migliorando partita su partita, abbiamo molti margini di crescita e i ragazzi lo sanno. Effettivamente il fatto di saper leggere bene le partite e saperle interpretare è una caratteristica molto importante della mia squadra, così come il fatto che i miei giocatori riescono sempre a rimanere dentro la partita qualsiasi cosa succeda. In Coppa Italia contro il Vigasio mercoledì scorso eravamo sotto 2-0, abbiamo pareggiato 2-2 e poi l'abbiamo spuntata ai rigori. Ma anche con l'Altavilla abbiamo ripreso il risultato due volte... O con il Conegliano abbiamo segnato all'ultimo. Ovvio che bisogna migliorare e crescere sulla fase offensiva, nel saper imporre la propria idea di gioco, che per noi è fondamentale. Sicuramente è una caratteristica importante, che ci può dare anche consapevolezza dei nostri mezzi. Ma arrivare a questo punto con questi numeri ci soddisfa, ma non ci appaga. Anzi, ci mette nelle condizioni di dire che c'è ancora molto da fare per crescere".

Come ha visto, invece, Padova e Cittadella in quest'avvio di stagione?

"Per il Padova, le difficoltà di una neopromossa ci stanno, però mi sembra che le stiano assorbendo bene. Stanno entrando dentro il campionato, lo stanno imparando a conoscere e per me possono fare un campionato buono. Possono anche stanziarsi in una posizione di metà classifica, perché la rosa c'è, la guida tecnica è molto competente e importante, con un allenatore emergente che ha dimostrato di avere delle capacità importanti, e quindi sono convinto che il Padova possa fare un campionato non di sofferenza. E i giocatori importanti che hanno preso pian piano daranno il contributo a fare il salto di qualità. Il Cittadella mi viene da dire che ha avuto un impatto al contrario. Parliamo di una società che è da tanti anni che era in Serie B e quando è retrocessa è risalita subito. Siccome io simpatizzo e sono tifoso, il mio è un augurio che anche la vittoria di domenica con la Triestina possa aiutare. Una vittoria voluta e cercata, arrivata negli ultimi minuti. Sono convinto che possano fare il loro percorso, una volta entrati nel meccanismo del campionato. La verità è proprio questa: si pensa che un giocatore di Serie C che scende in D giochi con la sigaretta in bocca, invece è il contrario. Se non si cala nella parte è complicato, molto, e ovviamente le difficoltà ci sono anche quando sali di categoria, come è per il Padova o per le Dolomiti. Credo, quindi, che le due società stiano vivendo delle situazioni molto simili e credo che il Cittadella uscirà da quella zona. Spero anche che inizino a rosicchiare posizioni. Il Vicenza sta facendo un campionato a sé, però mi auguro che riesca a scalare la classifica".

Un'ultima cosa, una curiosità: parliamo sempre di giocatori che si ispirano a grandi campioni. L'allenatore dell'Este Pagan si ispira a qualcuno in particolare?

"L'allenatore secondo me deve essere bravo a studiare gli allenatori che sono vicini alle sue idee di calcio, perché se loro sono lì, ai massimi livelli, vuol dire che hanno delle competenze e delle qualità importanti. Penso che un allenatore debba essere bravo a portarsi a casa ogni aspetto che può essere utile. Non c'è, quindi, un allenatore che mi ispira, ma ce n'è più di uno. Gasperini per la sua fase difensiva mi affascina. Per il saper costruire e plasmare una squadra da zero e farla diventare forte credo che Conte sia sempre sopra a tutti. Non posso poi non menzionare Ancelotti, che nella gestione e nella leadership credo sia il numero uno. Riuscire a fare un allenatore di tre sarebbe devastante, con la fase difensiva di Gasperini, la fase offensiva, ma soprattutto il saper motivare di Conte, e la leadership di Ancelotti. Sarebbe il top".