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In due cose speravamo: partenza convincente e riconciliazione tifo-società

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La prima è andata, ora c'è da migliorare il clima. Ricordandoci tutti che questa società ha in mente solo un obiettivo
Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 

All'alba di questo nuovo capitolo di storia del Calcio Padova (la stagione 2024/25) ci auspicavamo tutti due cose: una partenza convincente che mettesse a tacere i malumori per un mercato più conservativo rispetto agli anni scorsi (si sa che le facce nuove sono più stimolanti per i tifosi) e la pace tra parte del pubblico e società. La prima è avvenuta. Anche un po' alla faccia di chi diligentemente, ogni giorno, ha riempito le pagine social biancoscudate dei propri pensieri negativi riguardo alle strategie di mercato del Padova. C'è chi ha fatto un dramma per la partenza di Radrezza (che alla Spal non è che sia partito con i fuochi d'artificio), chi voleva ancora Donnarumma (finito a fare il terzo portiere al Torino), chi sperava in un nuovo attaccante, nella mezzala, nel regista, chi sostentava che gli esterni erano deboli e via discorrendo. La verità è che spesso, quando ci sono buone basi, la strada migliore è quella della riconferma (un esempio vicino a noi è il Catanzaro che ha stravinto il campionato dopo essere stato eliminato, da noi, ai playoff l'anno prima). Spesso il tifoso, in generale, vive di estrema passione faticando a valutare con lucidità un ciclo nella sua ampiezza. Le cessioni di certi giocatori sono vissuti come drammi, tragedie. Ma spesso è solo una percezione amplificata del loro reale valore.

Di fatto in queste prime partite sta giocando solo un nuovo acquisto, Spagnoli, prezioso nel gioco di Andreoletti anche se momentaneamente a secco. Presto vedremo all'opera Broh, ma alla fine i grandi protagonisti sono gli stessi dell'anno scorso, con grande voglia di rivalsa, interscambiabili e in grado di appiattire le gerarchie. Certo, è presto, può succedere di tutto ancora e non è stato fatto niente. Ma l'immagine che ha oggi questo Padova non può non piacere. A livello tecnico, tattico e atletico è arrivato prontissimo alla partenza.


Lo stadio e le critiche alla società

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Mentre gli stadi avversari si riempiono dell'onda biancoscudata, l'Euganeo rimarrà ancora desolatamente (semi)vuoto. Lo vedremo anche sabato sera contro l'Alcione Milano. Un tasto dolente, ma che tocca tante realtà. Un male comune del nostro disgraziato sistema. Chiunque voglia investire, creare valore, è scoraggiato. I Comuni (da Padova a Bresseo di Teolo, così come in tutta Italia) sono proprietari di tutto e mettono mille paletti che alla fine hanno il solo effetto di dissuadere i privati. I proprietari degli stadi devono essere i club, non i Comuni. Ripetiamolo all'infinito questo concetto. Continua, almeno per noi, a essere incomprensibile la presa di posizione (giusta) contro lo stadio, colpendo però la società. Questa società, quella guidata da mister Joseph Oughourlian, lo scriviamo qui oggi (scripta manent, anche in digitale), ha un solo obiettivo: scalare le categorie. Certo, mica solo per spirito caritatevole verso questa piazza. Ricordiamoci che l'unico momento in cui le proprietà potranno rientrare delle spese sostenute (Oughourlian e soci, piaccia o no, adesso stanno solo spendendo. Stanno versando soldi veri nelle casse senza ritorno) è quando rivenderanno il club, se non sono andati in bancarotta prima ovviamente. E il finanziere franco-armeno ha in mente solo un obiettivo, portare il Padova in serie A, aumentare il suo valore e poi, certo, rivenderlo. Non c'è nessun piano per liberarsi del Padova in serie C. Anche perchè, onestamente, certi giocatori quest'estate non sarebbero stati trattenuti dinnanzi a certe offerte.

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