Non lo avete notato? L'Euganeo, nelle ultime tre partite, è sembrato quasi bello. È un sentimento che si respira, una corrente invisibile che attraversa i settori e che racconta di una città che si sta riinnamorando del suo Padova. Quella scintilla, riaccesa l'anno scorso in concomitanza con il nuovo corso targato Andreoletti e con la squadra costruita egregiamente dal ds Mirabelli, non si è spenta, anzi oggi brucia di nuovo, viva, potente. È un momento raro, prezioso, di ricompattamento e di forza collettiva. La squadra ha una dote che non si può allenare: il cuore. L’approccio non è mai sbagliato, la volontà di vincere non viene mai meno. E il pubblico lo sente, lo percepisce, lo restituisce in un abbraccio continuo che moltiplica l’energia in campo.
editoriale
Padovani, che amore per la squadra! Che il messaggio arrivi a chi di dovere
Che dire della vecchia guardia – citiamo Faedo, Fusi, Varas, Capelli – altro che debuttanti! Sembrano veterani scolpiti dentro questa categoria, pilastri che danno solidità a una casa che si sta rialzando, mattone dopo mattone. Ma tutto questo non va disperso. Il vento favorevole che oggi soffia sul Padova non può essere tradito da scelte opache o interessi di pochi. La società sta vivendo giorni cruciali, con la cessione ormai in dirittura d’arrivo e con ancora troppe ombre su chi prenderà in mano le chiavi di questo tesoro. E allora il messaggio dev’essere chiaro, forte, inequivocabile: vigilare, custodire, proteggere. Perché ciò che sta rinascendo non è solo una squadra, è una comunità. È un popolo che ha deciso di credere di nuovo, che si stringe attorno a un simbolo che non è soltanto sportivo, ma identitario. Nessuna manovra oscura riporti il gelo negli spalti. Padova merita rispetto, i suoi tifosi meritano di sognare senza paura di nuovi tradimenti. Che il messaggio arrivi forte e chiaro a chi di dovere.
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