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Cittadella e gli altri casi: quando le “sviste” possono costare molto caro

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Distrazioni fatali, nel calcio dei professionisti si pagano. Ecco i precedenti nella nostra regione di Padova e Chievo
Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 

Una sbadataggine, un atteggiamento un po' maldestro, una dimenticanza. Nel calcio professionistico possono costare molto caro, specie se di mezzo c'è la lista dei giocatori che devono scendere in campo. Senza il famoso "appello" dell'arbitro (che esiste solo nelle categorie minori), non c'è modo di verificare l'effettiva corrispondenza tra i nomi riportati nella distinta e i giocatori in campo (e in panchina). Un errore nella compilazione della lista può dunque essere pagato a caro prezzo. Ne sa qualcosa il Cittadella, che giovedì aspetta il responso sul ricorso del Pisa. Il risultato è ancora sub iudice, può essere omologato oppure può essere data la vittoria a tavolino ai toscani. Il club granata si è detto sorpreso della mossa degli avversari, c'è convinzione di poter dimostrare le proprie ragioni: la comunicazione dell'errore sarebbe avvenuta prima del fischio d'inizio, con anche l'arbitro al corrente della presenza di Desogus (invece che De Luca). Basterà a convincere il Giudice Sportivo?

Precedenti in Veneto

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Sulla lista è inciampato anche il Padova, anche se il caso era leggermente diverso. Durante un Pavia-Padova (ottobre 2015, serie C), l'attaccante Amirante era pronto a subentrare a Petrilli. Solo una corsa disperata dell'allora team manager Pagliani interruppe il cambio evitando lo 0-3 a tavolino, in quanto Amirante non era inserito nella lista campionato per una svista clamorosa. Non c'erano più cambi e dunque il Padova giocò in 10 contro 11 per una buona mezz'ora di gioco.


Nel 1998 successe al Chievo, in serie A: il centrocampista Franceschini fu schierato contro la Reggiana senza essere stato inserito nella lista dei 18. Il Chievo perse 3-0 a tavolino.