Come in molte regioni d'Italia, anche nel Veneto il calcio spicca per essere lo sport più seguito, praticato e amato. Non c'è da stupirsi, dunque, se alcuni dei migliori giocatori nostrani hanno avuto i loro natali proprio in questa regione, dove i club calcistici effettuano un ottimo lavoro dal punto di vista della formazione dei giovani talenti. Squadre come il Vicenza, il Padova, il Venezia e anche il Cittadella, da dove è venuto fuori un talento come Mattia Zaccagni, uno dei giocatori più importanti della Lazio di Maurizio Sarri, hanno tirato avanti per anni con elementi di spessore venuti fuori dal loro settore giovanili. Tra questi ve ne sono due che, in particolare, hanno scritto la storia del calcio italiano in epoca moderna. Si tratta di Alessandro Del Piero e Roberto Baggio, i quali si sono passati il testimone e hanno condiviso lo spogliatoio ai mondiali di Francia '98 con la nazionale italiana.
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Del Piero e Baggio, orgoglio del calcio veneto
Il trampolino padovano di Del Piero
Quando il talento è enorme, non c'è bisogno di un'eccessiva potenza fisica. È questo il mantra che ha accompagnato la storia di un atleta come Alessandro Del Piero, nato nel 1974 a Conegliano veneto, il quale era cresciuto nei club dei paraggi mostrando fin da subito un'abilità innata col pallone tra i piedi. Dopo un periodo di sette anni al San Vendemiano, dove fu 'scoperto' dal parroco locale, ecco che arriva la chiamata del Padova calcio, una delle squadre più gloriose del Veneto e in procinto di costruire un progetto importante che l'avrebbe portata a giocare in Serie A a metà degli anni '90. Seconda punta naturale, ma con una predisposizione a indossare la maglia numero 10, Del Piero sarebbe stato poi visionato dalla Juventus, al secondo posto tra le squadre più attrezzate a vincere il campionato di Serie A secondo le quote calcio più aggiornate di Betway Sports a fine agosto con una quota di 3,50. Con la squadra bianconera il nativo di Conegliano trovò subito la sua dimensione: oltre a poter militare nel club per il quale aveva sempre tifato, Del Piero trovò pian piano spazio in prima squadra, sfruttando le occasioni che poteva avere nonostante una concorrenza spietata vista la presenza di Gianluca Vialli, Fabrizio Ravanelli e Roberto Baggio. Dopo l'addio di quest'ultimo, la maglia numero 10 divenne sua, e dalla stagione 1994-95 fu lui il simbolo della Vecchia Signora. Con la Juventus Del Piero avrebbe giocato per vent'anni, diventando un emblema totale di una squadra storica. Nel frattempo, con i bianconeri Pinturicchio, come l'aveva battezzato l'avvocato Gianni Agnelli, avrebbe realizzato oltre200 goal, vinto sei campionati italiani e una storica Champions League da titolare nella stagione 1995-96.
La classe e l'eleganza eterne di Baggio
Prima di Del Piero, tuttavia, il Veneto aveva avuto come grande profeta del calcio quel Roberto Baggio che dal Lanerossi Vicenza avrebbe vissuto una lunga e gloriosa carriera, la quale però sarebbe stata ostacolata da una serie di infortuni al ginocchio. Nonostante ciò il Divin Codino, come lo chiamarono all'inizio degli anni '90 per via della sua peculiare capigliatura, andò ben oltre gli impedimenti fisiciriuscendo a far innamorare tutti per il suo calcio elegante ed estroso. Per molti il miglior calciatore italiano di sempre, Baggio fu prima protagonista con la Fiorentina per poi passare proprio alla Juve, dove avrebbe reso grande la numero 10, diventando un gran testimone della marca Diadora. La sua esibizione più riconosciuta e celebre, tuttavia, fu quella dei mondiali del 1994 negli Stati Uniti, quando trascinò la nazionale azzurra fino alla finale contro il Brasile, poi persa, segnando ben cinque reti in sei incontri. Dotato di un talentofuori dal comune, Baggio avrebbe poi concluso il suo percorso al Brescia, dove avrebbe legato tantissimo con l'allenatore Carlo Mazzone. Il tecnico romano, istrionico e caratteristi come pochi, sarebbe passato alla storia per una celebre corsa sotto la curva dell'Atalanta dopo un goal proprio di Baggio. Un episodio la cui intensità è stata ricordata in altre occasioni, l'ultima delle quali ha visto come protagonista Filippo Inzaghi, attuale allenatore della Reggina. Nei suoi anni a Brescia il fuoriclasse veneto fece capire a tutti che, nonostante i tanti acciacchi fisici, il talento e la classe potessero andare ben al di là dei blocchi dell'età e della sfortuna, dando a tutti una lezione di vita.
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