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Mandorlini su Maradona: “Era intelligentissimo, smistava la palla di prima per non farti pensare. Quella volta che…”

Mandorlini su Maradona: “Era intelligentissimo, smistava la palla di prima per non farti pensare. Quella volta che…”

Coetaneo e avversario tante volte sul campo di Diego Armando Maradona, l’allenatore biancoscudato Andrea Mandorlini ha ricordato sulle pagine del Resto del Carlino il campione argentino da poco scomparso: “Appena finito l’allenamento...

Redazione PadovaSport.TV

Coetaneo e avversario tante volte sul campo di Diego Armando Maradona, l'allenatore biancoscudato Andrea Mandorlini ha ricordato sulle pagine del Resto del Carlinoil campione argentino da poco scomparso: "Appena finito l’allenamento pomeridiano – racconta lo stesso Mandorlini che guida come allenatore il Padova, rivale del Ravenna nel girone B di serie C – abbiamo saputo la notizia della scomparsa di Maradona: ci ha lasciato tutti senza parole e davvero commossi. Se ne è andato uno dei più grandi calciatori di sempre, se non il più grande in assoluto. Il calcio mondiale da oggi è più povero: non voglio parlare della sua vita privata, quella era sua e basta. Ma nel mondo del pallone ha fatto cose davvero incredibili e io che l’ho affrontato tante volte in campo posso davvero dirlo senza tema di smentita". Tra l’altro, oltre all’anno di nascita li accumunava un fatto curioso: sono arrivati nella squadra che li ha portati poi al titolo italiano nello stesso anno. "Ricordo benissimo un articolo dell’epoca – racconta ancora Mandorlini – che annunciava gli acquisti dell’estate del 1984 e parlava proprio di Maradona al Napoli dal Barcellona e Mandorlini all’Inter dall’Ascoli. Quindi ho sempre seguito le sue vicende, un po’ perché era davvero forte, un po’ per questo comune inizio". Era durissimo affrontarlo da avversario: "Oltre ad essere dotato di una tecnica incredibile – aggiunge Andrea Mandorlini che ha esordito in serie A con la maglia del Torino – era un giocatore intelligentissimo e smistava spessissimo la palla di prima per non darti neppure il tempo di usare le maniere forti. Allora noi difensori ci facevamo sentire, e sia che lo marcassi io, Ferri o anche Baresi nessuno andava tanto per il sottile, eppure non ha mai avuto una reazione fuori luogo: era davvero un signore". Gli episodi e i ricordi di campo si moltiplicano anche se la tristezza non può che regnare sovrana: "Una volta sono riuscito a non farlo girare per tutta la partita ma se ti puntava erano davvero dolori. In una gara disputata a Napoli me lo trovo di fronte, riesco a rinculare per quasi trenta metri senza farmi saltare: dentro di me mi dicevo di stare attento ai tunnel, a non farmi saltare per non farlo andare in porta, poi all’improvviso mi fa passare la palla sull’esterno e segna sul primo palo. Quasi impossibile ma da lui in campo l’impossibile potevi anche aspettartelo. Per me è stato davvero un onore poterlo marcare, a volte rudemente, ma affrontare un giocatore del genere era davvero un piacere per tutti quelli che amano questo sport".

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