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Marani e l’idea di serie C: tra buoni propositi ed evidenti contraddizioni

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La prossima stagione vedrà esordire nuove riforme, con tanti punti oscuri
Stefano Viafora
Stefano Viafora Direttore responsabile 

«Termina qui un playoff spettacolare. Complimenti ai toscani, ma anche al Vicenza. Si è giocato magari in stadi più capienti, con più gente, ma la passione e l'affetto non cambia. Un plauso speciale ai tifosi biancorossi, che anche dopo la partita hanno continuato a cantare, nonostante la sconfitta». Queste le parole di Matteo Marani ieri sera al fischio finale dell'ultimo atto playoff tra Carrarese e Vicenza. Chiusa la lunga stagione 2023/24 (circa 1200 partite), il presidente della Lega Pro guarda avanti con tanti buoni propositi (premialità sui giovani del proprio vivaio, aumento delle sponsorizzazioni, conti sotto controllo con verifiche più severe) ma si deve scontrare con resistenze non indifferenti e qualche contraddizione che i tifosi faticano a digerire.

Premiare le società e poi "bastonarle" sui giovani

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In attesa delle grandi riforme di sistema della FIGC (sì, ma quando?) si naviga a vista con l'introduzione di nuove regole. Ad esempio sui giovani: dal prossimo anno, i club che impiegheranno giovani del proprio vivaio riceveranno una premialità sul minutaggio (battaglia questa anche dell'Ad del Padova Alessandra Bianchi, che ha sempre lottato per il minutaggio "libero" dei giovani di proprietà, senza la soglia dei 270 minuti), che nel giro di due anni arriverà al 400%. Un incentivo che spinge le società a investire nelle proprie strutture e nei formatori, creando un circolo virtuoso che potrebbe rivoluzionare il calcio italiano. Ma ecco la prima contraddizione: con la nuova legge dello sport (in vigore dallo scorso 1 gennaio), che consente ai giovani di proprietà di svincolarsi (senza un contratto) dopo i 16 anni, le società subiscono un danno economico notevole. I club da questo punto di vista non hanno più convenienza a investire nei vivai. Perchè o si contrattualizzano i giovani (con un costo notevole per società di serie C) oppure si svincolano. Il Padova ad esempio ha messo sotto contratto e ceduto in prestito i due migliori (Leoni e Bacci). Quindi da una parte vengono aumentate le premialità per il minutaggio dei giovani di proprietà incentivando a investire nel settore giovanile, dall'altra la legge dello sport scoraggia lo stesso investimento...


La terza squadra Under in arrivo

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La seconda contraddizione riguarda l'idea di prodotto commercialmente appetibile che dovrebbe rappresentare (a parole) il ‘vero calcio italiano’. L'Italia è infatti il paese dei campanili, ogni città/paese ha i propri colori da sostenere. La serie C dev'essere espressione di questa grande arena, dove piccole realtà sfidano grandi città, dove ogni trasferta può essere motivo di arricchimento culturale, dove tradizioni e storia si intrecciano. Nei fatti però si apre la porta alle squadre Under, di cui abbiamo già parlato (male) su questa testata, il probabile forfait dell'Ancona farà entrare in serie C il Milan U23. E questo sarebbe il calcio della passione e dei campanili? Qual è poi il limite di squadre under che ha in mente il presidente Marani? Anche in questo caso esiste uno schieramento di forze nel palazzo del potere del calcio italiano: la serie B osteggia con furore l'introduzione delle under ed è pronta alla battaglia legale qualora una di queste dovesse approdare in cadetteria. Viceversa il Presidente Figc Gravina invece le appoggia (insieme ai club di A, non tutti ma molti) e le sostiene.

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