La Coppa delle beffe che ci ha tolto l’unico aspetto positivo…

Cala il sipario sulla Coppa Italia, il Catania alza il trofeo nel suo stadio semideserto, trattenendo la gioia per via di una situazione in campionato ancora molto pericolante e indecifrabile. Il Padova torna a casa con le pive nel sacco e con la sensazione di aver appena terminato un viaggio lungo, faticoso e inutile. Non quello per arrivare a Catania, ma il percorso della Coppa Italia (otto partite infrasettimanali), a cui è stato tolto (per colpe non dei biancoscudati) l'unico aspetto positivo: il pubblico ad accompagnare e applaudire la squadra in finale e l'incasso. Ciliegina sulla torta l'arbitraggio di stasera, che cambia l'inerzia di una partita che sembrava ben controllata dal Padova, con due errori di valutazione (il rigore concesso al Catania e il gol annullato in ritardo a Liguori).

Doveva essere anche una prova generale in vista dei playoff, andata e ritorno contro una squadra di pari valore del girone sud. Dopo i citati errori di giudizio da parte del direttore di gara, la squadra si è innervosita (rosso a Delli Carri), ha cercato di difendere il risultato per arrivare ai rigori, arrendendosi nel finale a Costantino. Al netto del trattamento riservato al Padova da parte di Lega (porte chiuse solo in parte, con i 1500 ragazzini concessi al Catania, più dirigenza, sponsor, amici della dirigenza, accompagnatori vari...) e arbitraggio, c'è da ritrovare spirito di gruppo, ambizione e cattiveria (oltre all'entusiasmo della piazza). Perché si dovrà andare con l'elmetto ai playoff. E questa versione delusa, castrata dall'ennesimo traguardo sfumato negli ultimi metri, del Padova di oggi non può avere vita lunga agli spareggi.

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