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Padova, i voti di fine stagione: Bianchi impeccabile, “tradimento” dei veterani, Oddo sbaglia al traguardo

Redazione PadovaSport.TV

La staffetta tra la coppia Pavanel-Sogliano e Oddo-Mirabelli non ha portato al raggiungimento dell'obiettivo. Dati alla mano (pur con una storia diversa) è vero che si è fatto peggio dell'anno scorso perché la finale è stata giocata in modo imbarazzante (ad Alessandria si è perso per puro caso). I cavalli buoni si vedono a lunga corsa come si dice e Oddo alla fine chiude con più sconfitte di Pavanel, nota negativa quindi anche per Mirabelli che ha scelto Oddo anche pensando ai playoff. Oddo è partito benissimo (ma anche Pavanel in fondo) e ha saputo riaccendere la fiamma della speranza, di questo ne va dato ampio merito. Ha dato maggior consapevolezza alla squadra nel testa a testa con il Südtirol, è stato più "interventista" a livello tattico, modificando spesso l'atteggiamento in funzione degli avversari, fallendo però nei momenti importanti: l'occasione del sorpasso nello scontro diretto alla penultima con gli altoatesini e, appunto, ai playoff, dove ha rischiato di uscire con la Juventus, ha superato di misura il Catanzaro (con un episodio dubbio a favore) e infine ha fatto una figura barbina contro il Palermo, squadra (lo ripetiamo all'infinito) nettamente inferiore a livello tecnico. Riguardo ai direttori: Sogliano ha costruito una squadra forte, ha il merito di aver imbastito l'operazione Moro, di aver portato Ajeti, di aver valorizzato esuberi come Biasci e Soleri (che, dopo aver avuto molte chances, fossero rimasti qui, sarebbero diventati solo un costo, anche questo va sottolineato), ma ha sbagliato a non diversificare in attacco: né Pavanel né Oddo hanno potuto immaginare qualcosa di diverso dai tre attaccanti. Anche perchè chi poteva offrire la soluzione a due non ha dato adeguate garanzie: Cissè (grave errore della gestione Sogliano) e Nicastro sono spariti dai radar in fretta e Santini (altro errore di Sogliano il suo rinnovo) non si è dimostrato all'altezza della situazione. Mirabelli, dal canto suo, ha portato Dezi (partito molto bene, ma poi in calo vistoso), ha finalizzato in meglio l'operazione Moro, ha saputo motivare il gruppo (anche tra i giocatori in scadenza) ha rischiato cambiando allenatore che ha dato una sterzata immediata al cammino del Padova. Anche la valutazione del suo operato, però, non può che essere influenzata negativamente dall'atteggiamento della squadra nella doppia finale.

L'unica persona che esce davvero a testa alta da questa stagione, secondo noi è l'ad Alessandra Bianchi. Ha messo a disposizione risorse e mezzi, dimostrato capacità di prendere con risolutezza e rapidità decisioni (in ogni ambito, sia tecnico che amministrativo nell'ottimizzazione del budget, vedere le tante spese inutili tagliate), assumendosene personalmente la responsabilità. Il cambio di allenatore e ds, che sembrava improvvido, ha portato il Padova da -10 alla possibilità di sorpassare il Südtirol nello scontro diretto alla penultima. Breve inciso: Mirabelli è più adatto alla piazza di Padova rispetto a Sogliano. L'atteggiamento dei giocatori in finale non può certo essere imputato ad Alessandra Bianchi, che a Palermo, a fine gara, non ha usato giri di parole per definire la debacle della squadra di Oddo. Qualche (delirante) commentatore chiede le sue dimissioni: ma da cosa? La Bianchi è espressione della proprietà, non è dipendente del Calcio Padova, ma di Amber. La Bianchi a Padova è Joseph Oughourlian. Dimettersi riferito alla proprietà significa vendere o portare al fallimento. Bisogna essere lucidi e dividere ruoli e responsabilità. Piuttosto manca una figura carismatica che sappia creare senso di appartenenza nel gruppo e che sia da (continuo) stimolo ai giocatori. Impariamo dal Palermo, nostro ultimo avversario, che ci ha dato una lezione dal punto di vista di motivazione e senso d'appartenenza dei giocatori.

Pavanel 6, Oddo 6, Sogliano 5,5, Mirabelli 6, Bianchi 8.

 

 

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