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Coronavirus, Spadafora: “Se non ci saranno indicazioni diverse, da lunedì stop ai divieti”

Coronavirus, Spadafora: “Se non ci saranno indicazioni diverse, da lunedì stop ai divieti”

Non ci sarà un’estensione delle “misure di contenimento” del coronavirus oltre le sei regioni coinvolte. E non esiste nessun limite alla circolazione delle persone dal Nord Italia alle altre zone del Paese, tranne che per le aree focolaio,...

Redazione PadovaSport.TV

Non ci sarà un’estensione delle “misure di contenimento” del coronavirus oltre le sei regioni coinvolte. E non esiste nessun limite alla circolazione delle persone dal Nord Italia alle altre zone del Paese, tranne che per le aree focolaio, i dieci comuni del Lodigiano e quello di Vo’ Euganeo. "Se i dati non ci danno indicazioni diverse potrebbe anche darsi che dal due marzo non prolungheremo lo stop agli eventi sportivi. Monitoriamo l'evoluzione nei prossimi giorni".

In termini di spostamenti dei tifosi quindi nessun divieto. Vincenzo Spadafora arriva al Coni per partecipare al Consiglio nazionale e chiarisce alcuni risvolti del lavoro che ha portato alla definizione del Decreto del Presidente del Consiglio che autorizza lo svolgimento delle partite a porte chiuse. Confermato che il divieto di manifestazioni aperte al pubblico arriverà fino a domenica primo marzo. “La sicurezza e la salute vengono prima di tutto, di una gara, di una partita, di uno stadio pieno”. Spadafora ha precisato che si sta pensando, nel caso di un’eventuale proroga, “a delimitare ulteriormente le zone della prescrizione”. Non più tutte le regioni, ma solo alcune aree. Quanto agli allenamenti, il DPCM stabilisce la possibilità di allenarsi (senza pubblico) senza fare distinzione fra club professionistici e società sportive dilettantistiche.

Spadafora ha fatto il punto della situazione. “Tutti i casi, anche quelli delle ultime ore, sarebbero riconducibili ai due focolai noti e questo vorrebbe dire che si è bloccata la diffusione”. Per questo “non esistono le condizioni o le motivazioni neanche in via precauzionale per ampliare le limitazioni al resto del Paese”. Insomma, porte chiuse sì ma solo in Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Piemonte. Ma Spadafora ha precisato che la scelta delle porte chiuse “non è stata un’imposizione, ma una possibilità data alle federazioni e alle leghe”.

Ma il presidente della Federcalcio ha denunciato a proposito dell’utilizzo degli impianti una situazione paradossale in Lombardia: “Alcune società ci hanno segnalato che in base all’interpretazione dell’ordinanza - dice Gabriele Gravina chiedendo a Spadafora un intervento - sono a disposizione i campi di gioco, ma gli spogliatoi sono chiusi. Così i nostri calciatori non prenderanno il coronavirus, ma la polmonite”.