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De Poli: “Finchè ci sarò, il mio compito sarà  sempre quello di difendere Parlato”

L’autunno biancoscudato si è presentato molto più gelido del previsto. Il giorno dopo la sconfitta contro il Cuneo il Padova è costretto a leccarsi le ferite e, come ha sottolineato il presidente Bergamin, a riflettere su tutto quello che non...

Redazione PadovaSport.TV

L’autunno biancoscudato si è presentato molto più gelido del previsto. Il giorno dopo la sconfitta contro il Cuneo il Padova è costretto a leccarsi le ferite e, come ha sottolineato il presidente Bergamin, a riflettere su tutto quello che non va. Dopo un’ottima partenza, nelle ultime nove partite i biancoscudati hanno ottenuto appena una vittoria contro il Mantova, a fronte di quattro sconfitte e altrettanti pareggi, che hanno fatto piombare la squadra, di fatto, in zona playout. I processi mediatici, ovviamente, sono già iniziati e c’è chi sostiene che sia fondamentale una vittoria sabato prossimo contro la Pro Patria, per evitare ribaltoni tecnici. Sarà così? Non per il direttore sportivo Fabrizio De Poli, che non vuole sentire assolutamente parlare di una panchina a rischio per Carmine Parlato. «Finché ci sarò io, il mio compito sarà sempre quello di difendere l’allenatore, ma anche giocatori e dipendenti», la premessa di De Poli. «Cercherò di aiutare il tecnico il più possibile, Parlato è il nostro allenatore e domani (oggi, ndr) ci troveremo al campo e parleremo con la squadra. E poi, scusate, ma come si fa a dire che il tecnico possa rischiare la panchina dopo la sconfitta con il Cuneo? Ma l’avete vista la gara?». Lei quali impressioni ne ha ricavato? «Innanzitutto bisogna sempre sforzarsi di analizzare le partite nel loro complesso, ed è quello che ho fatto anch’io sabato sera. Nella ripresa abbiamo giocato benissimo dieci contro undici, ma ormai la gara era compromessa e il terzo gol l’abbiamo preso soltanto per la grande voglia di andare a pareggiare. Purtroppo paghiamo quello sciagurato finale di primo tempo, con un’espulsione evitabile e il gol seguente. È giusto non cercare alibi, ma è difficile analizzare la partita senza prescindere dagli episodi. Per questo è corretto andare avanti per la nostra strada». Lei, anche recentemente, non ha nascosto le difficoltà della squadra. In dodici partite l’allenatore ha sempre cambiato formazione, alternato tutti gli uomini della rosa che ha a disposizione (solo Cucchiara e Dell’Andrea non hanno mai giocato) e non ha ancora trovato un proprio undicibase. Crede che sia questo il problema maggiore del Padova? «Sì. In estate abbiamo cambiato tanto, non so se sia dovuto a questo, ma di sicuro ci aspettavamo di trovare prima la quadratura del cerchio. La realtà è che questa squadra non ha ancora trovato il proprio assetto, ed è ancora alla ricerca della propria identità, così come della giusta intensità di gioco. È il problema principale, perché solo un’identità precisa ti può dare la continuità in campionato. Dobbiamo trovarla presto». Altro aspetto su cui lei era stato critico in passato: la sterilità offensiva. Il Padova ha segnato solo 11 gol, è il quarto peggior attacco del campionato e soprattutto fatica a trovare interpreti diversi sotto porta. Finora hanno realizzato solo Neto Pereira, Altinier, Petrilli e Fabiano e mancano completamente i gol dei centrocampisti. Come ci si sblocca? «In fase offensiva abbiamo giocatori di valore e su questo non discuto. Con il Cuneo nel primo tempo ho visto cose buone, abbiamo creato abbastanza, anche se dobbiamo ancora lavorare molto dal punto di vista della finalizzazione. Non sono troppo critico su questo aspetto, abbiamo fatto buoni movimenti e potevamo anche buttarla dentro. C’è qualche passo in avanti, ma resta la preoccupazione sul momento della squadra. Troviamo la nostra identità e la mentalità giusta. E facciamolo il prima possibile».